E' interessante sfogliare i giornali che il 18 luglio 1928 commentano la morte dello statista italiano. Giovanni Giolitti aveva condotto l'Italia verso la democratizzazione e l'industrializzazione ma aveva anche, dopo il conflitto, governato negli anni dell'affermazione del movimento fascista. Era quindi un uomo di esperienza multiforme e di scelte non da tutti condivise. La Chiesa di Roma ne sottolinea le doti moderate, lo definisce uomo tollerante e paladino della libertà, memore degli accordi che avevano permesso ai cattolici uno spazio nella vita politica italiana nei primi anni del secolo. La stampa italiana, controllata ormai totalmente dal fascismo, tenta di sorvolare sull'avvenimento perchè parlare di Giolitti non è facile, Mussolini continua a vederlo come un rivale autorevole, specie per la grande esperienza di governo all'insegna del liberalismo. Dalla Germania giungono parole di apprezzamento che tuttavia non nascondono il mancato sostegno da parte di Giolitti al fascismo. Viene riconosciuto l'equilibrio dello statista e certo pesa su questo giudizio la posizione neutrale dell'Italia da lui incoraggiata alla vigilia del conflitto mondiale. La stampa inglese non maschera la posizione nazionale: Giolitti è da considersi amico dell'Inghilterra ma certo non ha messo in essere tutte le sue energie e capacità per bloccare il fascismo. Avrebbe potuto, e dovuto, fare di più.
Da queste pagine di giornale viene fuori un affresco vivace e stimolante, capace di parlare delle scelte diplomatiche e politiche di quegli anni più di un vero trattato specialistico.
La storia rivive così con la voce del tempo e parla senza intermediari di uno dei periodi più difficili dello stato italiano.
Ecco le nostre schede analitiche:
post di Francesca Pulvirenti, Mariangela Rao, Simona Di Salvo, classe 5 B
post di Lorena Perticano, classe 5 B
post di Elisa Naro e Letizia Cucchetti
post di Alice Pappalardo e Roberto Mangiaglia, 5 B
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