venerdì 28 novembre 2014

l' Europa dopo il muro



Pubblichiamo la proposta di  
Marta Di Bernardo, classe 5 H





giovedì 27 novembre 2014

le donne nella grande guerra, incontro culturale


la guerra, solo morte e distruzione


 post di Fabio Lazzaro, classe 5 L


nelle immagini.....


Fiandre, dopo il fuoco- OTTO DIX, 1936



La “Nuova Oggettività” tedesca è figlia dell’espressionismo ed Otto Dix è stato uno degli esponenti più importanti ed interessanti di questo movimento artistico. Bisogna precisare che Dix si arruolò volontario nell’esercito tedesco, sospinto dall’entusiasmo e da un’idea probabilmente romantica della guerra, salvo poi rendersi conto dell’orrore avendolo vissuto in prima persona.

Questa esperienza ebbe un’influenza profonda sulla sua arte e il dipinto lo dimostra.

Il titolo è “Fiandre, dopo il fuoco”, dipinto nel 1936, rappresenta una drammatica esemplificazione della vita dei soldati in trincea un momento di pausa durante i combattimenti; i soldati in trincea sono esausti, intorno a loro c’è solo morte e distruzione. Il paesaggio sullo sfondo riprende in modo evidente un famoso quadro di un altrettanto famoso artista del Rinascimento tedesco: la Battaglia di Alessandro di Albrecht Altdorfer. Lo stesso tipo di paesaggio si ritrova sullo sfondo del dipinto di Otto Dix, in cui tuttavia cambia il senso del paesaggio: da cornice grandiosa ad un altrettanto grandioso evento, diventa lo sfondo, il contorno di un’immane tragedia. Una guerra dove non c’è niente di grandioso né di glorioso, ma solo morte, disperazione e distruzione; dove i sopravvissuti sono ridotti a delle larve umane, a degli esseri esausti ed impauriti. 

E’ la fine del sogno romantico che aveva spinto l’artista a partire in guerra con chissà quali ideali.

E’ la distruzione dell’idea romantica della guerra che si rispecchia nel dipinto di Altdorfer.


nei versi........

La guerra nel Carso è fonte di grande ispirazione per Ungaretti, il quale scrive in trincea diverse poesie, prima apparse sulla rivista «Lacerba» nel 1915 e poi pubblicate, nel dicembre 1916, nella raccolta Il porto sepolto: il diario dal fronte. A queste poesie se ne aggiungono altre, confluite prima nella raccolta Allegria di naufragi del 1919, poi nell’edizione dell’Allegria del 1931 e, con altre varianti, in quella definitiva del 1942.

Fratelli
Mariano, il 15 luglio 1916 (è a qualche chilometro a nord della linea dell’Isonzo)

Di che reggimento siete
                                                                      fratelli?                                                                                 
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
 Fragilità
Fratelli


La poesia Fratelli si apre con una domanda che viene rivolta ai soldati che, nell’oscurità della notte, non sono immediatamente riconoscibili al poeta e ai suoi commilitoni. 

Compare subito la parola chiave della poesia (fratelli) che – posta in fondo alla frase attraverso l’artificio retorico dell’iperbato – assume particolare rilevanza. Il vocabolo in questione rappresenta un segno di speranza e di nuovo vigore. Anche in questa lirica, come in Soldati, Ungaretti ricorre all’uso dell’analogia con l’immagine della foglia appena nata che è accompagnata dal sentimento di fratellanza che s’istituisce fra i soldati che sono accomunati dalla paura di perdere la vita. Con l’appellativo di fratelli, i soldati riconquistano la propria umanità e l’immagine della foglia diventa un elemento di consolazione e un tiepido affacciarsi della positività, nonostante l’esperienza traumatica della guerra.
I soldati, avendo sempre davanti ai propri occhi immagini di morte, sono ben consapevoli di quanto siano fragili, tuttavia riescono anche a comprendere che la caducità è una caratteristica peculiare dell’intera condizione umana e accomuna tutti gli uomini in un sentimento di dolorosa fraternità. Gli uomini prendono coscienza di ciò e desiderano ribellarsi all’orrore della guerra attraverso un’”involontaria rivolta” che possa permettere loro di tornare gradualmente alla vita.


mercoledì 26 novembre 2014

uomini contro



Italia/Jugoslavia anno:1970 durata: 101 minuti -Regia: Francesco Rosi
Sceneggiatura: Tonino Guerra, Francesco Rosi e Raffaele La Capria- dal romanzo di Emilio Lussu, Un anno sull'altipiano -Fotografia (Technicolor): Pasqualino De Santis.
Musica: Piero Piccioni ,Montaggio: Ruggero Mastroianni ,Scenografia: Andrea Crisanti ,Costumi: Franco Carretti
CAST :Mark Freccette (tenente Sassu), Alain Cuny (gen. Leone), Gian Maria Volonté (tenente Ottolenghi), Franco Graziosi, Giampiero Albertini, Pier Paolo Capponi, Mario Feliciani, Daria Nicolodi
Produzione:Francesco Rosi, Luciano Perugia per la Prima Cinematografica (Roma)--Jadran Film (Zagabria)


Tratto dal libro di Emilio Lussu "Un anno sull'altipiano",il film rievoca le vicende di un giovane ufficiale italiano durante la Grande Guerra che lentamente giunge ad una posizione di ripudio della guerra e infine a disubbidire. La figura del giovane tratteggiata dal regista sino alla fucilazione finale in gran parte funzionale alla storia, nasce dalla sceneggiatura del film. Siamo quindi sul Fronte italiano, 1916. 

Comandati  dal generale Leone i soldati italiani cercano disperatamente, con grande dispendio di vite umane, di conquistare una fortezza austriaca sul monte Fiore.Di fronte all'assurdità del massacro molti militari disertano, altri si procurano volontariamente delle ferite, altri ancora, come il sottotenente Ottolenghi, incitano la truppa alla disobbedienza o,come il tenente Sassu, rivedono criticamente il proprio iniziale entusiasmo. Quando, al culmine dell'esasperazione, i reparti si ribellano rifiutandosi di andare a morte sicura, Sassu (notare l'assonanza con il nome dello scrittore) è con loro e cerca di impedire la decimazione della truppa,verrà poi processato e giustiziato per ribellione.

Uomini contro” è un film crudo e duro che, nel clima di rivisitazione critica della storia nazionale a ridosso del Sessantotto, denuncia la natura di crudele e inutile massacro del primo conflitto mondiale e la mistificazione di una retorica bellicista che l'ha sempre celebrata come evento glorioso, fondativo della coscienza e dell'unità nazionale. 

Il film, però, nello stesso tempo, travalicando la specificità del singolo accadimento storico apre un discorso sulla guerra in sé e critica la mentalità militarista retorica e ideologica che la giustifica ed esalta (il mito dell'eroismo, la bellezza della guerra, la mistica del sacrificio, ecc…) presente quasi sempre ancora oggi.

martedì 25 novembre 2014

veglia

    Veglia
     
    Cima Quattro il 23 dicembre 1915
     
    Un'intera nottata
    buttato vicino
    a un compagno
    massacrato
    con la sua bocca
    digrignata
    volta al plenilunio
    con la congestione
    delle sue mani
    penetrata
    nel mio silenzio
    ho scritto
    lettere piene d'amore
     
    Non sono mai stato
    tanto
    attaccato alla vita
     
    Giuseppe Ungaretti
     
     
     

      lunedì 24 novembre 2014

      il film La grande guerra

         





      Anno di produzione: 1959 
      Regia: Mario Monicelli 
      Attori: Alberto Sordi, Vittorio Gasman, Vanna Mangano, Mario Monicelli 
      Produttore: Aurelio De Laurentis Musiche: Mino Rotan 

      Il film è ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, nel 1916. I protagonisti sono Oreste Jacovacci e Giovanni Busacca, due soldati che tentano di fuggire dal campo di battaglia per sopravvivere alla guerra. Dopo l'imbroglio di Oreste, che aveva sottratto a Giovanni dei soldi con una promessa che poi non ha mantenuto, nonostante il rancore di Giovanni, tra loro nasce una forte amicizia. Tutti e due vengono mandati a Tigliano, dove restano al sicuro nelle retrovie, prima di essere mandati al fronte. Fino al giorno del primo scontro contro gli austro-ungarici, loro si svagano e si divertono con i loro compagni d'armi, ma un giorno vengono mandati lungo la linea del Piave, quando l'Italia stava subendo dolorosi attacchi. Con l'incarico di portare un messaggio, si dirigono verso la via del ritorno ma si perdono, si riparano in una fattoria e vengono catturati da un ufficiale tedesco che li ritiene delle spie. L'ufficiale li mette a un bivio: o sveleranno all'esercito austriaco i piani strategici dell'Italia e saranno salvati, o verranno fucilati. Loro, dopo una lunga decisione, inaspettatamente, vista la codardia che hanno manifestato per tutto il film, decidono di morire, pur di non svelare i piani del loro esercito, e vengono fucilati. Questo permise infine all'Italia di vincere quella battaglia.

      "(All'epoca, nel 1959) La prima guerra mondiale non era mai stata raccontata, salvo mediocri e sporadici tentativi, dal cinema italiano, e che l'abbia fatto Mario Monicelli in questo modo, turbando la sensibilità di molti critici e neanche a dirlo delle autorità militari, incontrando comunque un grande successo di pubblico, dà la dimensione dell'intelligenza e del coraggio di questo grande regista italiano.

      Con straordinaria abilità Monicelli introduce lo spettatore, attraverso i due protagonisti, nel mediocre ed impotente universo degli eserciti, dove si manifestano tutti i limiti di uno stato guidato da autorità capaci di fronteggiare la tragedia della guerra soltanto facendola pagare a poveri subalterni impreparati e totalmente demotivati.
      La drammaticità della guerra è descritta a 360 gradi con tutte le sue contraddizioni: il coraggio convive con la paura, la follia con la codardia, la vita con la morte, sentimenti che si mescolano insieme ai dialetti dei soldati unendo le esistenze, primarie e secondarie, in una coralità commovente; ne è un esempio il soldato Bordin, uomo buono e cordiale, disposto, in cambio di poche lire necessarie per sfamare la famiglia numerosa, a partecipare alle missioni più pericolose sostituendo i commilitoni meno coraggiosi oltre le linee. Questa vigliaccheria, rimanendo sempre nelle retrovie e mandando gli altri a rischiare la vita sotto gli assalti nemici, la vivono anche Jacovacci e Busacca ma non consapevolmente; l'incredulità di fronte ad avvenimenti tanto più grandi di loro e l'apatica mediocrità della loro esistenza hanno il sopravvento sulla razionalità e sulla presa di coscienza della loro situazione. L'indifferenza che consegue l'abitudine alla morte, che viene mostrata loro con la fucilazione di una spia o con l'uccisione a sangue freddo di un nemico mentre tutto solo consumava un rancio, è vissuta dai due come una totale negazione dei sentimenti umani, l'orrore che sostituisce l'amore, il senso del dovere in ambito militare rimane confinato in un limbo a loro sconosciuto.
      Il riscatto avviene nel finale, gestito con grande intelligenza da Monicelli....."     Marco Lafrate


      dopo la visione:

      1)   Genere del film: 
       
      2)    In quale luogo/ghi è ambientata la vicenda?

      3)    In quale epoca è collocata la vicenda?

      4)    Indica quali sono i personaggi principali e le loro caratteristiche.

      5)    Chi è, secondo te, il protagonista del film? Per quale motivo?

      6)    Sintetizza, nelle linee essenziali, la trama della vicenda.

      7)    Quale ti sembra l'idea centrale del film? Quale messaggio vuole consegnarci il regista?

      8)    Esprimi le tue impressioni personali sul film 

      Otto Dix e la grande guerra

      War cripplers, Otto Dix




      Otto Dix, nato da proletari, studia per cinque anni, dal 1909, alla Scuola di Arti figurative di Dresda; si arruola volontario e combatte in Polonia, Russia, Fiandre e Francia.
      Le atrocità della guerra lasciano, ovviamente, un segno indelebile nelle sue opere, diventandone, insieme alla denuncia sociale e della critica all’ipocrisia borghese, il tema principale. Otto Dix diventa un pacifista.

      Nel 1927 diventa professore all’Accademia di Dresda e membro dell’Accademia Prussiana. Nel periodo dell’ascesa del nazismo pubblica qualche caricatura satirica di Hitler e denuncia l’orrore della società dell’epoca nei suoi dipinti e viene quindi inserito tra gli artisti degenerati, spogliato di tutte le sue cariche pubbliche e 260 sue opere vengono sequestrate ed in parte distrutte; passa un breve periodo in carcere con l’accusa di aver attentato alla vita di Hitler, fino al 1939, rifiuta di lasciare il paese, viene richiamato alle armi, in quanto veterano pluridecorato, e viene fatto prigioniero dai francesi nel 1945. Rilasciato nel 1946, riprende la sua attività artistica, producendo prevalentemente allegorie religiose e si trasferisce sul lago di Costanza. Muore a Singen il 25 luglio 1969 78enne.


      ASSALTO CON I GAS, Otto Dix

      giovedì 13 novembre 2014

      Berlino 1989: cos'è rimasto di quel muro



        La caduta del muro




      dal TG1



      Continuiamo a parlare della caduta del muro di Berlino con lo storico Lucio Caracciolo. Dal suo articolo pubblicato sull'Espresso nei giorni scorsi ecco una assai amara proiezione a partire da quel 9 novembre 1989:


      Berlino 1989: cos'è rimasto di quel muro

      Venticinque anni dopo quel 9 novembre, il sogno 
di un’Europa davvero unita è ancora lontano. Frenato dalla sfiducia reciproca. Da vecchi pregiudizi. E da grossolani errori politici

      di Lucio Caracciolo


      "Accadde la sera del 9 novembre. A testimonianza del caos in cui stava ormai affondando la Rdt sotto i colpi del gorbaciovismo e della insofferenza di buona parte della sua popolazione per le rigidità del potere, un alto dirigente del partito-Stato, Günther Schabowski, rispondendo alla domanda di un giornalista italiano si lasciò sfuggire che le «nuove regole» per il passaggio frontiera con l’Ovest erano attive «da subito». Dopo pochi minuti, masse di berlinesi si accalcavano ai passaggi di confine. I guardiani del Muro, i truci Vopos, privi di ordini, decisero che ormai non valeva la pena difendere uno Stato che si stava suicidando e si fecero travolgere dalla pacifica, inebriata folla. Fu una notte di follie e di entusiasmo, fra canti, balli, lacrime e abbracci. Finiva una dittatura, e con essa si apriva la fase finale del percorso che sarebbe sfociato, undici mesi dopo (3 ottobre 1990), nella riunificazione della Germania, e dopo altri quattordici mesi (26 dicembre 1991) nella morte dell’Urss. Pareva che finalmente l’Europa fosse unita nella pace, nella libertà e nella democrazia. Pareva........"
      continua qui 



      da LIMES



       Dall'Europa divisa in due all'ascesa della Germania unita. Venticinque anni dopo la caduta del Muro, è ancora Russia contro Occidente.



      Il muro di Berlino 25 anni dopo, DOSSIER EUTOPIA

       interventi di 

      VALERIO CASTRONOVO 

      GIAN ENRICO RUSCONI 

      ZYGMUNT BAUMAN

      lunedì 10 novembre 2014

      il primo genocidio del Novecento



      Le persecuzioni e i massacri che gli armeni subirono dai turchi (per tradizione musulmani) sfociarono nel genocidio nel 1915. Il movimento dei Giovani Turchi temeva che durante la guerra i cristiani armeni si schierassero con i cristiani russi, quindi li massacrarono e li deportarono con la forza, uccidendone da uno a due milioni.
       

      Mentre la grande guerra era in corso, si pianificava così nell'impero ottomano il primo genocidio del Novecento: il massacro del popolo armeno.
      La religione cristiana era la loro colpa principale. A questa si aggiungeva la simpatia della Russia per i cristiani colpiti dalla repressione, in campo in quel periodo contro la Germania e la Turchia.


      Si consumava così, quasi nascosto dalla più grande tragedia bellica in corso, il primo genocidio del Novecento


      Ecco cosa accadde allora e cosa oggi si dice sulla tragedia negata


      IL MASSACRO DEGLI ARMENI





      una ricostruzione, 3'
       
       
      suggerimento:
      un film sulla tragedia: La masseria delle allodole
      trailer, 3'
       

       


      "La Storia della Grande Guerra riletta dai giovani di oggi - Mai più trincee"

      CONCORSO MIUR SULLA GRANDE GUERRA:

        "La Storia della Grande Guerra riletta dai giovani di oggi - Mai più trincee"




       traccia proposta:

      “Il concetto di sicurezza non esprime, oggi, una condizione 
      statica di “assenza di conflitti”, bensì una tensione dinamica verso sempre nuove e più efficaci forme di 
      integrazione, comunanza di sforzi, solidarietà e amicizia fra i popoli. Nel 2012 l’Unione Europea ha 
      ricevuto il premio Nobel per la pace, grazie al suo contributo nella trasformazione “di un Continente in 
      guerra in un Continente di pace”. Quale pensi possa essere il contributo che l’Europa potrà ancora 
      fornire alla pace e alla sicurezza internazionale affinché non si ripetano i terribili conflitti del Novecento. 
      Quale potrà essere l’apporto dell’Italia per la pacifica convivenza tra i popoli, considerando anche 
      l’impegno delle Forze Armate italiane a favore della stabilizzazione delle aree di crisi”
       
      Attraverso le tracce di studio proposte dal bando, gli studenti dovranno elaborare una composizione scritta in relazione al rispettivo ambito scolastico di riferimento. In tale contesto, potranno essere trattati, attraverso un'analisi dell'esperienza della Prima Guerra Mondiale, argomenti legati al significato storico della ricorrenza, avviando rispetto ad essa significativi approfondimenti in ordine all'importanza dell'integrazione europea per preservare e garantire la stabilità dell'Europa e il contributo fornito dalle Forze Armate italiane alla stabilità internazionale nelle missioni di pace all'estero.
       
       scadenza: 30 gennaio 2015
       
      per aderire rivolgersi alla prof.ssa Messina

      mercoledì 5 novembre 2014

      ideali nella Costituzione secondo Norberto Bobbio


      Rimane sempre interessante l'analisi proposta da Norberto Bobbio per individuare le radici ideologiche della Costituzione Italiana.

      Liberalismo, democrazia, socialismo, cristianesimo sociale 
      assumono in questa lucida disamina un ruolo fondante nella costruzione della nostra Repubblica

      lunedì 3 novembre 2014

      4 NOVEMBRE 1918


       Il 31 ottobre 1918 i generali austro-ungarici e quelli italiani si incontrarono a Villa Giusti, alle porte di Padova, per iniziare a discutere le condizioni di pace. In accordo con gli alleati, l'Italia sottopose all'Impero asburgico un armistizio che si basava sulle richieste del Patto di Londra. Veniva quindi formulato il diritto dell'esercito di occupare tutte le terre austro-ungariche sul litorale adriatico, la riduzione dell'esercito a 20 divisioni, la consegna del 50% dell'artiglieria in loro dotazione, la liberazione immediata dei prigionieri e il ritorno in Germania delle truppe tedesche entro due settimane.
      Carlo I, informato dai propri emissari, non poté far altro che accettare queste condizioni e quindi l'armistizio venne firmato alle 15.20 del 3 novembre 1918. Il "cessate il fuoco" sarebbe entrato in vigore alle 15 del 4 novembre, mettendo così ufficialmente fine alla Grande Guerra dopo quasi 3 anni e mezzo. 
      Anche se non direttamente, questa firma sancì pure la fine del secolare Impero d'Austria-Ungheria che si disgregò sotto le inarrestabili onde dei movimenti nazionalisti.

      ERA SOLO LA FINE DELLA PRIMA CATASTROFE DEL SECOLO.
       L'EUROPA PASSAVA INFATTI DALLA GUERRA AD UNA PACE DESTINATA A SCATENARE LA SECONDA GUERRA MONDIALE.


      video RAI SCUOLA


      COSA SCRIVEVANO QUEL GIORNO I GIORNALI

      ...........
      Wilson si congratula con il re
      lunedì 4 novembre 1918
      Il telegramma del presidente americanoThomas Woodrow Wilson a Vittorio Emanuele. Washington, 4 novembre: «Mi consenta Vostra Maestà di esprimere quanto profondamente e sinceramente il popolo degli Stati Uniti gioisca per il fatto che il suolo d’Italia sia stato liberato dai suoi nemici, e prego in suo nome la Maestà Vostra ed il grande popolo italiano di accettare le più entusiastiche felicitazioni». [Sta. 6/11/1918]

      dalle pagine di diario:
      "Non si creda agli atti di valore dei soldati, non si dia retta alle altre fandonie del giornale, sono menzogne. Non combattono, no, con orgoglio, né con ardore; essi vanno al macello perché sono guidati e perché temono la fucilazione. Se avessi per le mani il capo del governo, o meglio dei briganti, lo strozzerei".

      (B.N. anni 25, soldato; condannato a 4 anni di reclusione per lettera denigratoria,1916, in http://www.storiaxxisecolo.it/ )


      I 14 PUNTI DI WILSON

      LA NOSTRA RICOSTRUZIONE CON DOCUMENTI E TESTIMONIANZE


      TESTI E COMMENTI DEI CONTEMPORANEI. STORIOGRAFIA

      A VERSAILLES nel 1919, Liceo Ceccano

      tutti gli accordi e le loro conseguenze


      sezione multimediale dedicata alla GRANDE GUERRA
      CON VIDEO, MAPPE, INTERVENTI