giovedì 21 luglio 2011

Il nostro saluto a Nunzio Di Francesco, il partigiano Athos




post di Rosario Mangiameli


E’ morto oggi 21 luglio all’età di 87 anni Nunzio di Francesco, il partigiano “Athos” delle brigate Garibaldi, deportato dai nazisti nel campo di sterminio di Mauthausen. Se ne va così un importante testimone del nostro tempo. Nunzio era nato a Linguaglossa nel 1924, agricoltore come era rimasto per tutta la vita; nel 1943 l’annuncio dell’armistizio lo aveva colto militare di leva a Venaria, in Piemonte. Fu un “si salvi chi può” e Nunzio trovò rifugio e solidarietà in una cascina dove visse alcuni mesi, maturò intanto la scelta di raggiungere le formazioni partigiane che nascevano sulle montagne circostanti attorno a Pompeo Colajanni, il mitico comandante “Barbato”; fu lui a dargli in nome di battaglia di Athos. Per un anno Athos combatté sulle montagne piemontesi stringendo legami per vita con la gente del luogo. Fu catturato per una spiata nel dicembre 1944, deportato prima a Bolzano, poi a Mauthausen dove passò cinque terribili mesi. Sopravvisse a questa prova e tornato in Sicilia si impegnò nella lotte sociali aderendo al Partito socialista italiano e alla CGIL. Fu un dirigente nelle lotte per la terra, m anche un attento cooperatore nella vitivinicoltura. Fu presidente dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Catania, consigliere nazionale dell’ANED (Associazione nazionale ex deportati nei campi di sterminio nazisti), Presidente onorario dell’ISSICO (Istituto Siciliano per la Storia dell’Italia Contemporanea “C. Salanitro”).
Per tutta la vita Nunzio sentì fortissimo il dovere di testimoniare quanto aveva visto e vissuto nel campo di sterminio. La sua caparbia capacità di riflessione lo portò a scrivere una memoria della sua esperienza pubblicata in ben tre edizioni con il titolo di Il costo della libertà (Bonanno editore).


Si tratta di una delle più interessanti e ricche testimonianze della lotta partigiana e dello sterminio nazifascista, illuminata da una straordinaria forza, accompagnata da una grande energia vitale che ha portato Nunzio ad essere un instancabile comunicatore, con decine e decine di impegni annui nelle scuole, circoli, parrocchie, università.
Nunzio stendeva sul tavolo le sue insegne: il fazzoletto a strisce del deportato e il fazzoletto tricolore del partigiano, li fissava con una pila dei suoi libri e poi avviava un intenso colloquio davanti a centinaia di giovani e meno giovani, che seguivano attenti un così drammatico racconto fatto da un così autorevole testimone.

Nunzio con gli studenti del Liceo "Leonardo" nel gennaio 2008



Essere sopravvissuto al campo di sterminio era di per sé un valore e una vittoria, vittoria conseguita nella solitudine e nella umiliante spersonalizzazione a cui il mostruoso sistema concentrazionario condannava le sue vittime avviandole alla morte per stenti, per sfruttamento e per fatica. Nunzio di tutto ciò dava spiegazioni razionali, cercava le cause politiche e sociali, rifiutava l’idea del nazismo come male assoluto, la sua stessa condizione di deportato politico rafforzava la sua argomentazione. La sua posizione di partigiano siciliano, come Colajanni e molti altri, testimoniava sui principi di solidarietà che avevano caratterizzato la ricostruzione della nuova Italia nata dalla Resistenza.
Il fazzoletto imposto a Nunzio durante la prigionia a Mauthausen.
Il triangolo rosso indica la categoria di deportati politici a cui Nunzio apparteneva.
Nei suoi discorsi Nunzio trasmetteva una grande passione per la vita e per la libertà. Il suo impegno è continuato fino a poche settimane fa. Lo salutiamo come un grande testimone del nostro tempo, un costruttore di pace e di democrazia nel nostro Paese.
 



23 luglio 2011, a cura dell'ANPI di Catania




NUNZIO TRA I GIOVANI E CON I PARTIGIANI

Nunzio al Puliatti di Taormina


Nunzio con gli studenti del Liceo classico "Trimarchi" di S.Teresa di Riva

Marzabotto, settembre 2008. Nunzio con altri partigiani



Marzabotto, 26 settembre 2008



lunedì 18 luglio 2011

Le bandiere della Costituzione

Possiamo finalmente pubblicare i risultati del progetto  “Le Bandiere per la Costituzione”, proposto da Antonio Presti, Presidente dell’Associazione Fiumara d’Arte, e coordinato nel nostro liceo dalla prof.ssa Maria Grazia Romano. Le classi che hanno aderito all'iniziativa hanno creato le loro bandiere ispirandosi ad alcuni articoli della nostra Costituzione, proponendosi di esporle infine tutte  nell'Asse dei Servizi di Catania e in alcune strutture ospedaliere della provincia. 
Il progetto si è caricato di una importante forza civica, volta a cogliere la "bellezza" della Costituzione e a trasferire in forme, colori, messaggi  i valori e le conquiste della Carta del 1948.

Le bandiere sono state presentate l'8 e il 12 aprile,  con la partecipazione rispettivamente della dott.ssa Dora Bonifacio, Giudice della terza sezione civile del Tribunale di Catania, e della dott.ssa Marisa Acagnino, Presidente di sezione del Tribunale civile di Catania, entrambe  membri  dell’Associazione Nazionale Magistrati. Cornice scenografica dell’evento sono state ovviamente  le  bandiere, sfolgoranti di colori e intrise di significato, accompagnate dalla lettura della poesia “Epigrafe” di Piero Calamandrei e dalla proposta in power point delle foto che hanno documentato la “vitalità” e “l’energia” del percorso dei laboratori. In sottofondo, l’indimenticabile voce di Giorgio Gaber sulle note della sua famosa canzone “La Libertà”.


giovedì 14 luglio 2011

Nasce il primo Dizionario dell'Emigrazione Italiana


Nave, partenza, lontananza, viaggio, rimesse, sogni.
Quante sono le parole dell’Emigrazione? A contarle, per la prima volta, ma anche a spiegarle con rigore scientifico, due studiose, saggiste e giornaliste, Mina Cappussi e Tiziana Grassi Donat Cattin, che  il 22 giugno, presso le Officine Grandi Riparazioni di Torino, hanno  presentato il progetto Editoriale-Culturale "Proposta di un lessico d'Emigrazione. Semantica di una Storia Tricolore"

Nato dal progetto grafico di Work in Progress di Eliana Cappussi, edito dalla Casa Editrice “Un Mondo d’Italiani”, quotidiano internazionale dedicato agli Italiani nel Mondo, è il  primo Dizionario sul tema, che raccoglie, in forma sistemica e con taglio marcatamente semantico, le “parole”, i “suoni”, i “segni” che hanno caratterizzato una pagina importantissima della nostra Storia, impregnando di significati ogni angolo di questo vasto mondo che è la comunità italiana all’estero, sessanta milioni di oriundi sparsi in ogni angolo del pianeta, immensa epopea del nostro Paese tra il XIX e il XX secolo.


L'iniziativa si inserisce all'interno del programma di eventi per festeggiare il 150 anniversario dell'Unità d'Italia.

Alla presentazione hanno preso parte Maddalena Tirabassi, direttrice del Centro Altreitalie sulle Migrazioni italiane, Paola Corti,  docente di Storia Contemporanea dell'Università di Torino, Flavia Cristaldi, docente di Geografia delle Migrazioni dell'Università La Sapienza di Roma.
 

sabato 9 luglio 2011

Tre donne raccontano la loro emigrazione in Australia

post di Marina Bertino



Tra il 1870 e il 1970 circa ventisette milioni di emigranti lasciarono l'Italia per lavorare e vivere all'estero ed oggi circa sessanta milioni di persone di origine italiana vivono in paesi extraeuropei; senza dubbio parecchi altri milioni vivono in Europa fuori dai confini italiani. Si può quindi affermare che il numero di persone di origine italiana che vive fuori d'Italia oggi superi la stessa popolazione italiana, considerando in scala le diverse generazioni.
In effetti “all’indomani del Secondo conflitto mondiale l’intera classe dirigente italiana si trovò concorde sulla necessità di riavviare l’esodo di primo Novecento per alleggerire la disoccupazione e il conseguente disagio economico, che avrebbe potuto avere ripercussioni destabilizzanti.”
Questa fase dell’esodo fu caratterizzata dall’apertura di nuove rotte migratorie, soprattutto transoceaniche, e dalle aree di partenza che “si spostarono progressivamente verso il Mezzogiorno, connotando l’emigrazione italiana come un fenomeno prevalentemente meridionale.”
In particolare “l’Australia, pur continuando a vietare l’immigrazione asiatica, riaprì le sue frontiere proprio per favorire l’accesso di nuovi flussi stranieri. Essa arrivò così a ricevere nei primi vent’anni dopo la guerra, due milioni di immigrati, oltre il 90 % dei quali provenienti dall’Europa e in particolare dall’Olanda, dalla Grecia, dalla Spagna e dall’Italia.”
L’arrivo più consistente di nostri conterranei in Oceania iniziò dopo gli accordi italo-australiani del 1951, che “previdero l’accoglienza di 20.000 immigrati italiani l’anno per cinque anni, selezionati con esclusione dei pregiudicati, ma anche dei comunisti e dei fascisti.”
Così tra il 1947 e il 1961 oltre 200.000 italiani giunsero in Australia e vi restarono, formando oltre il 20% dell’immigrazione totale del periodo; nel 1967 un nuovo accordo stimolò l’immigrazione italiana, grazie all’istituzione di un ente di assistenza per gli emigrati italiani in Australia.
Ho deciso di affiancare lo studio del fenomeno con la presentazione di tre storie di emigrazione degli anni Cinquanta che delineano, attraverso il racconto delle donne intervistate e la loro personale esperienza,  un quadro storico-antropologico della presenza siciliana dell’area ionico etnea in Australia. Nel video documentario "Mi ricordo quando sei partita" ho voluto infine conservare questa  testimonianza con i volti e le espressioni dei protagonisti della vicenda migratoria.  La ricerca, con il documentario, sarà presentata al pubblico a Linguaglossa il prossimo 4 settembre.




Foto per il passaporto delle donne della famiglia Domanti di Castiglione di Sicilia

venerdì 1 luglio 2011

Alla ricerca delle proprie radici: la storia d'emigrazione di Italia Romeo

Pierre, figlio di Italia, con la moglie Diana ad Adrano

Ho conosciuto Italia Picardi Romeo a Sydney in occasione della presentazione della mostra "L'emigrazione dalla costa ionico-etnea"  presso l'Istituto  Italiano di cultura. La sua storia, inserita in uno dei pannelli della mostra,  parla dell'emigrazione in tre continenti per tre generazioni successive: dall'Europa (i nonni erano siciliani) all'Africa (lei nasce in Egitto) e infine in Australia, dove si sposta con il marito ed il figlio e dove ancora oggi Italia vive. Si potrebbe tuttavia dire che le migrazioni per questa famiglia continuano ancora, visto che il figlio Pierre lavora da tre anni in Arabia Saudita, aggiungendo così un quarto continente ai precedenti.  Pierre si trova in questi giorni a Riposto con la moglie Diana alla ricerca delle radici familiari. Girando per gli archivi comunali  e parrocchiali di Motta S.Anastasia, Adrano, Bronte tenta con incredibile tenacia, ancora più sorprendente per il solleone estivo, di ricostruire la complessa vicenda della sua famiglia, cercando un'ancora, un riferimento per chi, come lui stesso dice, ha troppe località da registrare nella sua storia familiare, tanto da non conoscerne bene nessuna. Dunque bisogna partire dalle radici, dalle origini.

Come è iniziato il loro girovagare per il mondo?


Archivio di Bronte: registro anagrafico del 1879 con l'atto di nascita della nonna di Italia Romeo