mercoledì 29 giugno 2016

laboratorio in aula




post della prof.ssa Giuseppina Borzì

L’apprendimento della storia e la comprensione ragionata del senso degli eventi e delle loro eredità necessita non solo del lavoro d’aula ma anche di un ambiente laboratoriale, in cui gli studenti, in forma organizzata, possano liberamente ricercare, confrontarsi, mettere in comune le loro abilità e competenze per delle produzioni personali e di gruppo che, rafforzando la motivazione e la naturale curiosità, restituiscano gli scenari storici, si rispecchino in essi, ne traggano elementi  di confronto, di continuità o di rottura con il loro vissuto e il loro tempo.



I seguenti lavori di sintesi storica sono scaturiti dall’attività laboratoriale d’aula, realizzata nel corso dell’anno scolastico 2015-2016, da due classi quarte, sezioni  A – E, del Liceo Scientifico Leonardo di Giarre da me seguite. L’attività è stata svolta per gruppi disomogenei, in ciascuna classe separatamente, ma con modalità analoghe. La presenza per un mese nella sezione A di uno studente di  Intercultura australiano è stata  vissuta come un’ ulteriore risorsa per  la produzione orale, anche in lingua inglese per la classe e in italiano per il gradito ospite.  Ma anche nell’altra classe la produzione è stata bilingue.

In particolare, attraverso i singoli momenti di presentazione, curati e realizzati da ciascun componente e dal gruppo nel suo insieme, sono stati focalizzati, attraverso la mappatura, le conoscenze storiche apprese precedentemente sul manuale, i nodi significativi del senso e della portata storica degli eventi, l’esplorazione e l’uso di fonti, alle quali gli studenti hanno avuto accesso anche attraverso i siti specializzati e gli archivi documentari della rete.  È stata anche realizzata una registrazione audio-video della performance con lo scopo di abituare gli studenti a proporre contributi a tempo chiari, formali, a disposizione di tutti, utili anche per il riapprendimento personale e la verifica dei punti di forza e di debolezza.


I prodotti singoli e di gruppo sono stati valutati secondo una griglia di riferimento atta a valorizzare sia le conoscenze che le abilità multimediali. Gli esiti, in scala decimale, sono stati trascritti sul registro elettronico.

CLASSE 4 A










CLASSE 4 E






sabato 25 giugno 2016

ai giovani europei

Venerdì 24 giugno 2016 la Gran Bretagna esce dall'Unione europea per l'esito del referendum popolare.
Per quanto storicamente euroscettica, la nazione inglese sorprende con questo risultato tutti e solleva riflessioni, preoccupazioni, allarmi di vario genere.

Mario Calabresi scrive subito dal suo giornale una lettera ai giovani europei.
Un dovere, innanzitutto. Una speranza e un incoraggiamento come scopo. Un chiarimento storico e morale alla base.
Eccola.



Cari ragazzi europei, siete nati in un continente di pace, non avete mai visto la guerra sotto casa, siete cresciuti senza frontiere, progettando di studiare in un altro Paese, fidanzandovi durante l’Erasmus, scambiando messaggi con gli amici sulle occasioni per trovare lavoro o sui voli meno costosi per vedere un concerto.


Non importa se siete nati a Cardiff, a Bologna, a Marsiglia a Barcellona o a Berlino, oggi le paure dei vostri genitori e dei vostri nonni hanno deciso che la Gran Bretagna tornasse ad essere un’isola, che voi diventaste stranieri dall’altra parte della Manica.




I vostri nonni, che sanno cosa è stata la guerra, dovrebbero avere a cuore un futuro di libertà per voi, ma insieme ai vostri genitori si stanno lasciando incantare da chi racconta che rimettere muri, frontiere, filo spinato servirà a farci vivere più tranquilli, sicuri e sereni. Che tornare ad avere ognuno la propria moneta riporterà lavoro, prosperità e futuro.




Vi stanno raccontando che la democrazia diretta e i sondaggi in tempo reale risolvono magicamente i problemi, che esistono sempre soluzioni semplici e a portata di mano, che non c’è più bisogno di esperti e competenze, che la fatica e la pazienza non sono più valori, che smontare vale più di costruire. Il continente è malato, ma la febbre di oggi è la semplificazione, l’idea che sia sufficiente distruggere la casa che ci sta stretta per vivere tutti comodamente. Peccato che poi restino solo macerie.




Aprite gli occhi, guardate lontano e pretendete un’eredità migliore dei debiti. Vogliamo avere pace, speranza e libertà, non rabbia, urla e paure.




Tappatevi le orecchie, non ascoltate gli imbonitori e pretendete politici umili, persone che provino a misurarsi con la complessità del mondo e siano muratori e non picconatori. 




Segnatevi sul calendario la data di ieri, venerdì 24 giugno 2016, e cominciate a camminare in un’altra direzione, a seminare i colori e le speranze.




Una ragazza inglese che ha votato sì, ma non è riuscita a convincere suo padre e suo zio a fare lo stesso, ieri ha promesso ai suoi amici europei, con una voce tremante che mescolava imbarazzo e rabbia: “Verrà il nostro turno della nostra generazione e allora torneremo”. Ci contiamo.








sabato 18 giugno 2016

Jo Cox, il coraggio della non violenza

Nata il 22 giugno del 1974, Helen Joanne Cox, per amici, compagni di partito, elettori e avversari semplicemente "Jo", crebbe nel Batley & Spen, il collegio elettorale nel West Yorkshire che la volle in Parlamento nel 2015. Il più prestigioso traguardo di una vita che l'aveva vista venti anni prima arrivare alla laurea, unica nella sua famiglia, in studi politici e sociali, a Cambridge nel 1995. Una carriera dispiegatasi in un impegno, in tutto il mondo, a sostegno di campagne umanitarie e attività di beneficenza per combattere la povertà, la sofferenza e la discriminazione. Del suo impegno hanno usufruito, tra le altre, organizzazioni come Oxfam, Save The Childern e la National Society for the Prevention of Cruelty to Children.





Impegnata da sempre nel sociale e attivista per i diritti delle minoranze e delle donne, Jo Cox, presidente del Labour Women’s Network, per quattro anni  aveva incoraggiato sempre più donne a entrare in politica e a farsi coinvolgere nel pubblico. Nel periodo immediatamente precedente alla sua elezione in Parlamento, Jo collaborava con la Bill and Melinda Gates Foundation, per l'accesso all'istruzione e alla sanità nelle aree critiche del pianeta, e con il citato Freedom Fund, focalizzato sul contrasto delle moderne forme di schiavitù. Ma era anche presa nel dare impulso a UK Women, un nuovo istituto di ricerca dedicato a migliorare la comprensione delle prospettive e delle necessità delle donne del Regno Unito. Co-presidente del gruppo parlamentare trasversale Friends of Syria, si era astenuta dal voto sull'adesione militare britannica alla Coalizione internazionale in polemica con l'assenza di un approccio complessivo alla crisi che includesse necessariamente anche il dialogo con il dittatore Assad. Era inoltre membro dei gruppi della Camera dei Comuni al lavoro su temi di grande respiro come Palestina, Pakistan, Kashmir, come sulle questioni che riguardavano il suo territorio, devolution e sviluppo dell'economia regionale nello Yorkshire. Qui qualcuno ha voluto porre fine alla sua corsa. 

E' questo il ritratto di Jo Cox, la deputata britannica laburista assassinata nei giorni scorsi da Thomas Mair, un simpatizzante del neonazismo. Una vita divisa tra impegni pubblici e privati che l'hanno portata spesso per le strade e vicino alla gente. Gli ultimi giorni Cox li ha spesi sostenendo la causa del "no" all'uscita della Gran Bretagna dall'Europa

Thomas Mair, l'uomo che ha ucciso Jo Cox urlando 'Britan first', era un sostenitore dei neonazisti americani. Comprò nel 1999 da Alleanza Nazionale, l'organizzazione neonazista Usa, un manuale con istruzioni su come costruire una pistola. Le notizie si basano sulle fatture di acquisto. Per Southern Poverty Law Center, Mair era "un impegnato sostenitore" di National Alliance, un movimento politico razzista (per la superiorità, sostengono, della "razza bianca"), e antisemita, seguito da 2500 simpatizzanti, che risulta aver cessato le attività nel 2013.



Spuntano anche sospetti di un legame fra Mair e un gruppo suprematista bianco, visceralmente ostile all'Europa e simpatizzante del vecchio apartheid sudafricano. Ne scrive oggi l'Independent online. Il gruppo in questione si chiama Springbok Club e Mair risulta iscritto da 10 anni nel database della rivista online, la Springbok Cyber Newsletter.


Con questo assassinio, ancora una volta l'odio e la violenza prendono il sopravvento sulla ragionevole e generosa costruzione di un mondo migliore, più giusto, rispettoso e tollerante,

Non lasciamo che siano semi destinati a dare frutti rigogliosi. Lavoriamo ogni giorno per estirparli con le buone pratiche, il coraggio e l'impegno di tutti

venerdì 17 giugno 2016

SUL NOVECENTO

Secolo breve o epoca lunga? Il dibattito sui caratteri del Novecento è ancora aperto, così come quello sulle fasi e gli effetti della globalizzazione.

Il prof. Federico Nicotra ne ha parlato con gli studenti del corso di potenziamento di Storia, da lui condotto quest'anno per gli studenti delle quinte del Liceo Leonardo.

Entriamo insieme nel dibattito:









LE PROPOSTE DI HOBSBAWM E MAIER
SUL NOVECENTO

letture con esercizi

lunedì 6 giugno 2016

la ricchezza delle migrazioni

Oggi voglio segnalare una bella pagina di analisi storica, pubblicata da Repubblica e riportata dall'amico Francesco Virga nel suo poliedrico  blog CESIM


Lo storico  Adriano Prosperi ci propone una lettura molto interessante delle migrazioni forzate tra Cinquecento e Seicento. Ingenti masse di ebrei, moriscos, ugonotti, calvinisti furono costrette a lasciare i loro paesi d'origine per l'intolleranza religiosa dei rispettivi sovrani. Accolti poi da nazioni più tolleranti nonchè lungimiranti, hanno dato vita a dinamiche economiche e culturali di straordinario spessore, portando altrove ricchezza, civiltà, sviluppo. Erano certo tempi diversi ma fa riflettere molto che quella che all'epoca  si era  prospettata inizialmente come una tragedia aprì le porte ad un mondo diverso.


Oggi questo "altrove" è nel modo occidentale. Chiuderlo non è solo impresa impossibile ma anche storicamente contraddittoria e penalizzante. Come appunto precisa Adriano Prosperi nel suo articolo.


di Adriano Prosperi



sabato 4 giugno 2016

Giuseppe Garibaldi, figura controversa

   post di Giuseppe La Manna
4 H




L'uomo sfumato

Giuseppe Garibaldi, Joseph Pane, Cipriano Alves, uomo dai tanti nomi ma con una vita tale da renderlo uno degli uomini più importanti del diciannovesimo secolo, compì innumerevoli imprese tra il Sud America e l’Italia dove fu fondamentale il suo ruolo negli eventi che portarono alla formazione del regno d’Italia. Nella figura di Garibaldi l’aspetto storico e quello mitico convivono, creando un personaggio dai bordi confusi, sfumati, quasi fosse il protagonista di un romanzo.

Egli fu molto apprezzato anche internazionalmente per il suo carisma, carattere e portamento, che lo rendevano capace di mobilitare le masse, come afferma William Gladstone. Giornali come il New York Daily Tribune e il Deutsche Zeitung, ed anche lo stesso presidente argentino Bartolomeo Mitre elogiarono quest’uomo, acclamato dai londinesi e definito da Philip Gilbert Hamerton “l’eroe del secolo”. Ma Garibaldi non fu solo un eroe, fu un corsaro, un trafficante di schiavi e anche un dittatore in Sicilia, regione di cui aveva una scarsa conoscenza ma che riuscì a conquistare grazie all’aiuto dei “picciotti” siciliani e dei volontari inglesi guidati a supporto dell’intera operazione da George Rodney Mundy. 

Ed è qui che scaturisce la controversia, perché secondo alcuni fu l’inettitudine dei borbonici e l’inaspettata fortuna dei garibaldini a far riuscire l’audace impresa ma bisogna anche considerare che Marsala, città di approdo delle truppe garibaldine, contava di importanti miniere di zolfo legate agli interessi britannici. Gli inglesi, infatti, accompagnarono la Lombardo e la Piemonte con l’Angus e la Intrepid e fornirono fuoco di copertura contro le difese austriache. Emerge dunque un forte interesse da parte di altre nazioni solo per il loro tornaconto (già in passato l’Inghilterra aveva supportato assieme alla Francia la Grecia nella sua Guerra di indipendenza nel ’29), come anche ci dice Eco ne “Il cimitero di Praga” attraverso Simonini, che racconta del forte interesse straniero nella questione Risorgimentale.

 Mito e realtà caratterizzarono tutta la sua vita in Sud America e anche aspetti meno importanti, come la mutilazione dell’orecchio sinistro, sofferta probabilmente per un colpo di arma da fuoco nel suo periodo di militanza nella marina uruguaiana, e le sue relazioni amorose restano avvolte nella nebbia del mito. Luca Goldoni addirittura lo soprannomina l’“Amante dei due Mondi”.


Non potremo mai conoscere il vero Garibaldi, il suo mito è una diretta conseguenza della portata delle sue azioni e della straordinaria copertura “mediatica” delle sue gesta, che lo consacrarono a vero e proprio oggetto di culto, creando un personaggio che si definiva pacifista ma il cui motto era “La guerra es la verdadera vida del hombre!”: un “eroe” che aveva liberato la Sicilia, promettendo la spartizione delle terre, ma che fece aprire le carceri dei paesi e fucilare i brontesi.  

mercoledì 1 giugno 2016

1946-2016, 70 anni di Repubblica Italiana


post di Sergio Mangano, 5 E

Il 2 Giugno di settant'anni fa si aprivano in tutta Italia i seggi per il Referendum Istituzionale





Per la prima volta tutti gli italiani, uomini e donne , con suffragio universale furono chiamati alle urne per scegliere la forma di stato della nuova Italia liberata.

Gli italiani, usciti da poco dall'orrore della guerra, affluirono alle urne in 24 947 187, pari all'89,1% degli aventi diritto al voto, che risultavano essere 28 005 449. I risultati ufficiali del referendum istituzionale furono: repubblica voti 12 718 641, pari al 54,3%; monarchia voti 10 718 502, pari al 45,7%. Analizzando i dati regione per regione si nota come l'Italia si fosse praticamente divisa in due: il nord, dove la repubblica aveva vinto con il 66,2%, e il sud, dove la monarchia aveva vinto con il 63,8%.

Non poterono votare coloro che prima della chiusura delle liste elettorali si trovavano ancora al di fuori del territorio nazionale, nei campi di prigionia o di internamento all'estero, né i cittadini dei territori delle province di Bolzano, Gorizia,Trieste Pola, Fiume e Zara, in quanto oggetto di contesa internazionale e ancora soggette ai governi militari alleato o jugoslavo. Furono inoltre esclusi coloro che erano rientrati in Italia fra la data di chiusura delle liste (aprile 1945) e le votazioni. 

Da tutta Italia le schede elettorali e i verbali delle 31 circoscrizioni furono trasferiti a Roma, nella Sala della Lupa di Montecitorio. Il conteggio avvenne in presenza della Corte di cassazione, seduti a un tavolo a ferro di cavallo, degli ufficiali angloamericani della Commissione alleata e dei giornalisti. Due addetti assommano i dati dei verbali su due macchine calcolatrici, una per la monarchia e una per la repubblica, tenendo una seconda conta a mano. 

Il 5 Giugno del 1946 le principali testate recitavano titoli di gioia per la neonata Repubblica Italiana, mentre il popolo era già in festa pochi giorni prima.


Oggi come ieri rinnoviamo questa gioia con i festeggiamenti per la Repubblica Italiana.



Ecco due filmati dell'Istituto Luce dedicati a quella giornata:

IL REFERENDUM



L'ITALIA ALLE URNE