domenica 8 dicembre 2013

Non sono numeri




PROGETTO MIGRANTI
studio dell' immigrazione in Sicilia

NON SONO NUMERI

GIOVEDI' 12 DICEMBRE
classi 4 B e 4 L (gruppo al completo)
MERCOLEDI' 18 DICEMBRE
classe 4 H, (si possono ancora accettare adesioni)
VISITA AL CENTRO ASTALLI DI CATANIA
ore 15-19,30

gli studenti interessati possono rivolgersi alla prof.ssa Grazia Messina, referente del progetto

venerdì 29 novembre 2013

i migranti e la scelta di lasciare la propria casa







I Paesi d'origine. 
I migranti irregolari arrivati via mare non provengono dagli stessi Paesi dei migranti regolari: "Nel periodo 2008-2013 le nazionalità maggiormente rappresentate negli sbarchi sono state: quella tunisina (un flusso avvenuto prevalentemente nei primi mesi della rivoluzione del 2011), seguita da quella eritrea, nigeriana, somala, siriana, afgana, ghanese e maliana. A parte alcune rare eccezioni, queste nazionalità non rappresentano né le principali nazionalità dei richiedenti asilo (Afghanistan, Russia, Iraq, Somalia, Serbia, Pakistan, Iran, Kosovo), né quelle dei migranti regolari nei paesi dell'Unione europea (Turchia, Marocco, Albania, Algeria, Ucraina, Cina, Russia, Ecuador)".

Le vere spinte dei flussi.
 
Le traversate nel Mediterraneo hanno radici molto lontane: "Nella stragrande maggioranza dei casi i migranti intercettati o morti nel Mediterraneo provengono dall'Africa sub-sahariana o dall'Asia. Nello specifico, provengono da Paesi sottomessi a regimi repressivi in cui prendere contatto con le ambasciate occidentali (quando presenti) per richiedere asilo politico o visti migratori è estremamente pericoloso. Il Mediterraneo e i suoi morti rilevano perciò fenomeni che hanno radici altrove".

I morti di Lampedusa. 
"La maggioranza delle vittime della recente tragedia di Lampedusa aveva diritto di richiedere asilo nell'Unione europea, da cui deriva l'irrilevanza nel cercare di attribuire loro un qualsivoglia status di "immigrato". Il problema è che queste persone non avevano alcuna possibilità di raggiungere in maniera regolare le coste europee per chiedere protezione internazionale, fatto che spiega il loro ricorso a vie irregolari". 

Come evitare le stragi? 
"Esistono molteplici soluzioni per rispondere all'inaccessibilità di strade legali di domanda d'asilo in Europa. La prima soluzione  -  consigliano i ricercatori  -  consiste nel definire piani di reinsediamento (resettlement) nei Paesi di primo asilo o di transito che i rifugiati potrebbero raggiungere. L'Unione europea si è impegnata timidamente in questa direzione, ma non vi è dubbio che c'è ancora molto da fare a patto che esista la volontà politica. Altre soluzioni sono da ricercare nel rilanciare la formula (ormai abbandonata) delle "procedure di entrata protetta" o dei "visti per l'asilo politico" così come nella possibilità di stabilire dei "programmi di protezione regionale" volti ad aumentare le capacità di asilo dei Paesi terzi". 

sabato 2 novembre 2013

Ecco l'America nelle foto dei migranti italiani



La storia di Little Italy, fatta di volti, bagagli, amori e sacrifici ritratti in foto di grande intensità - tra cui si scorgono anche giovanissimi Antonio Meucci, Joe Di Maggio e altri futuri famosi - si intreccia con la storia personale di Martin Scorsese. Una prefazione fortemente voluta dal curatore Paolo Battaglia (ex direttore degli Archivi Fotografici Panini, ideatore e promotore dell'intero progetto editoriale cui la Library of Congress si è detta disposta a collaborare) per introdurre il volume Trovare l'America, edizioni Anniversary Books, 320 pagine ricche di foto dei migranti italiani approdati nel nuovo continente.

Perchè la nostra storia ci aiuti a capire meglio speranze, dolori e sacrifici di chi oggi arriva in Italia in cerca di una vita migliore



venerdì 18 ottobre 2013

Priebke manipola la storia delle Fosse Ardeatine


E' il 24 marzo 1944.

335 italiani vengono fucilati, a gruppi di cinque-costretti prima ad inginocchiarsi,  a Roma nelle Fosse Ardeatine per ordine del generale Priebke, morto pochi giorni fa, tra i primi a sparare sui prigionieri.





La decisione viene presa dopo l'attentato di Via Rasella contro un presidio nazista nella capitale. Roma occupata resisteva agli occupanti e si difendeva con le azioni dei partigiani. Era la guerra vissuta nella quotidianità della paura e con il forte desiderio-legittimo-di libertà. 

Come risposta alla morte dei 33 soldati tedeschi morti nell'attentato, Priebke ne fa uccidere 335.
Non si è mai pentito del suo gesto. Lo ha persino giustificato come ubbidienza ai comandi superiori.
Ecco la sua ricostruzione dell'evento, la sua "versione manipolata" della storia.
La banalità del male ritorna con queste parole, e invita  ancora una volta a riflettere sulle nostre responsabilità.

ricordate che questo è stato.....

video-intervista

lunedì 7 ottobre 2013

L'alfabeto della tragedia di Lampedusa


Attilio Bolzoni ha presentato ieri su Repubblica un alfabeto della tragedia di Lampedusa.
Dall'A alla Z le parole che più abbiamo sentito o abbiamo pensato in questi giorni.
Nel bene e nel male.

 Ne riportiamo alcune.

A come AFRICA

Vengono tutti da lì. Almeno il 95 per cento di quelli che stavano sul barcone erano somali ed eritrei. Fra questi ultimi moltissimi di etnia Kunama, tribù del bassopiano occidentale al confine con il Sudan.



V come VIVI

Meno dei morti e degli scomparsi in mare


Z come ZAMMAMMERI

Qualcuno sui blog, in questi giorni chiama zammammeri i profughi che arrivano a Lampedusa.
"Liberiamo l'Europa da sti' zammammeri"
Zammammero pare che si possa pressappoco tradurre-non sappiamo in quale lingua- in cafone, zappatore,ignorante.
Complimenti.

Tra queste due voci- l'ultima la dice lunga su quanto sia ancora lontano il rispetto per chi cerca la sopravvivenza anche a costo della vita- ne voglio segnalare un' altra. Importante.

R come RAFFAELE

E' stato il primo a salvare gli uomini e le donne che stavano annegando.Si chiama Raffaele Colapinto, è l'armatore del peschereccio "Angela C."


Grazie Raffaele. Perchè esiste gente vera che prima di tutto sa che bisogna salvare un essere umano in pericolo. E lascia a blaterare in discutibili blog chi non sa salvare neanche la  propria dignità morale.

venerdì 4 ottobre 2013

documentiamoci sulla strage di Lampedusa


La strage di migranti di ieri pone pesanti ed urgenti  interrogativi. 
Non possiamo rimanere senza risposte. 
Abbiamo la necessità di capire perchè è accaduto tutto questo.


  • Perchè tanti morti nel Mediterraneo?
  • Perchè si sceglie di affidarsi a scafisti spregiudicati pur di raggiungere l'Europa?
  • Cosa accade nei paesi da cui fugge tanta gente?
  • Cosa può, cosa deve fare, l'Unione europea?

cadaveri senza identità, una tragedia umanitaria
E'certo che dietro la nuova strage del barcone andato a fuoco nelle acque di Lampedusa, c’è il dramma di migliaia di migranti provenienti all’Africa subsahariana o dal Corno d'Africa. 
Sudan, Somalia ed Eritrea sono i Paesi da cui fugge la gran parte dei migranti in cerca d'asilo politico per i conflitti pluridecennali e l'assoluta assenza di rispetto di ogni diritto umano.

Amnesty International ha presentato in breve nel suo rapporto sul 2013 la situazione dell'Africa Subsahariana lanciando un allarme accorato a governi ed organismi preposti alla salvaguardia dell'umanità




 Si fugge da questi Paesi. Ecco perchè.


LA GUERRA IN SOMALIA

I PAESI DEI MIGRANTI IN ITALIA


Cosa possiamo fare per evitare nuove tragedie?

PARLA IL SINDACO DI LAMPEDUSA

Cosa può fare l'Europa?

da LA REPUBBLICA

da AVVENIRE

da CORRIERE DELLA SERA

giovedì 3 ottobre 2013

morire senza speranza


L'ennesima tragedia umana nel mare della speranza e purtroppo ormai della morte. Circa cinquecento migranti cercano scampo dall'incendio dell'imbarcazione di fortuna, appena fuori l'isola di Lampedusa.
Solo poco più di un centinaio riesce a salvarsi. 

Vergogna, grida accorato papa Francesco, e a ragione.
Vergogniamoci tutti, e smettiamola di girarci dall'altra parte quando c'è di mezzo la vita e la dignità di un essere umano.

Lasciamo da  parte tutti i pettegolezzi e le malignità della peggiore politica e
rivolgiamo con obbligo di risposta un appello alle istituzioni.
Scriviamo la storia partendo da qui, da queste vite, da queste morti.




Voi che vivete sicuri 
nelle vostre tiepide case
voi che trovate tornando a casa 
il cibo caldo e visi amici
Considerate se questo è un uomo....
PrimoLevi
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo






domenica 8 settembre 2013

Verso la pace

L'8 settembre 1943 l'Italia esprimeva la volontà di uscire dal conflitto mondiale con l'armistizio firmato a Cassibile, in Sicilia. La resa dell'Italia venne annunciata alla radio dal capo del governo, Badoglio, suscitando in molti sorpresa e disorientamento, non ancora un vero sollievo. La penisola sarà infatti ancora teatro di stragi e rappresaglie fino al 25 aprile del 1945, quando si dichiarerà ormai la liberazione della nazione dalla presenza tedesca.
 
In giorni in cui si torna a parlare di una guerra internazionale, RADIO 3 permette di riascoltare l'annuncio originale dell'inizio del nostro cammino verso la pace e la democrazia.
Consideriamolo un monito per non tornare indietro.




Pietro Badoglio e Palmiro Togliatti

giovedì 5 settembre 2013

La questione siriana



In questi giorni la questione del (possibile) intervento USA in Siria occupa le pagine di tutti i quotidiani e anche uno spazio non irrilevante nelle nostre preoccupazioni, anche se in Italia il ministro della Difesa Mario Mauro  ha escluso una partecipazione del nostro Paese:

“L’Italia resterebbe fuori dalla Siria anche se si dovesse arrivare a una risoluzione nelle Nazioni Unite. L’Italia ci è già caduta dentro. Arrivano siriani tutti i giorni sulle nostre coste. Arrivano e ne arriveranno sempre di più. Non voglio lanciare allarmi, non voglio parlare di invasione, ma c’è un problema che preoccupa, c’è una situazione che va gestita con attenzione assoluta
Una guerra internazionale, anche senza l'Italia, rimane ovviamente pur sempre una guerra, e da più parti si solleva giustificato allarme e costante monito alla ragionevolezza e alla soluzione diplomatica.

Ma perchè Obama minaccia di scendere in guerra?

Cerchiamo di capire meglio cosa accade già dal 2011 in questo Paese del Medio Oriente che confina con Turchia, Libano, Iraq, Giordania, a pochi passi da Israele e dall'Arabia Saudita.

Come dire che ci troviamo all'interno di un deposito di esplosivi attivo dalla fine del secondo conflitto mondiale. Si tratta infatti di Paesi in cui tensioni etniche e religiose hanno sempre trovato espressione e in cui gli islamisti hanno negli ultimi decenni guadagnato terreno e in cui si susseguono governi dall'equilibrio incerto, anche per le pressioni delle forze occidentali che qui hanno troppi interessi (petroliferi innanzitutto) da difendere.

Da sapere per capire la mobilitazione internazionale per la Siria

  • La guerra civile siriana è un conflitto  in corso nel paese che vede opposte le forze governative e quelle dell'opposizione, riunite nella Coalizione nazionale siriana e che si inserisce nel contesto più ampio della Primavera Araba. Il conflitto è iniziato il 15 marzo 2011 con dimostrazioni pubbliche, si è sviluppato in rivolte su scala nazionale, per poi divenire guerra civile nel 2012. Le proteste, che hanno subito assunto connotati violenti sfociando in sanguinosi scontri tra polizia e manifestanti, avevano l'obiettivo di spingere il presidente siriano Bashar al-Assad ad attuare le riforme necessarie a dare un'impronta democratica allo stato. Secondo il governo invece miravano a creare uno Stato islamico radicale, vista la presenza nel Consiglio nazionale siriano dei Fratelli Musulmani e altri gruppi legati all'Arabia Saudita ed al-Qa'ida.
  • Le potenze internazionali si schierano: difendono il governo in carica Iran, Iraq, Russia, Cina. Dalla parte dei ribelli si pronunciano Arabia Saudita, Francia, Regno Unito, Turchia, USA, Germania. Il 15 luglio2012  il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha definito la crisi siriana un conflitto armato non internazionale, applicando così una legge umanitaria internazionale, sotto le Convenzioni di Ginevra. Intanto i massacri dei civili continuano.
  • Il 21 agosto 2013  l'opposizione in Siria accusa il regime di Assad di aver usato armi chimiche in alcune zone vicino a Damasco. Le vittime sarebbero più di mille.
  • Il 24 agosto Medici senza frontiere conferma di aver accolto nei suoi ospedali 3.600 persone con sintomi neurotossici e registra 355 morti.
  • Il 26 agosto a Damasco arrivano gli ispettori dell'Onu per incontrare i superstiti dell'attacco e i testimoni e appurare l'uso di armi chimiche.
  • Il 26 agosto il segretario di stato statunitense John Kerry dichiara che l'uso di armi chimiche da parte di Assad è "innegabile".
  • Il 27 agosto il fronte dell'intervento armato in Siria da parte di Stati Uniti e Regno Unito ottiene anche il sostegno di Francia e Germania.
  • Il 27 agosto la ministra degli esteri italiana Emma Bonino afferma che l'Italia non interverrà senza il consenso dell'Onu.
  • Il 29 agosto il parlamento britannico boccia la risoluzione di intervento presentata dal premier David Cameron.
  • Il 30 agosto il segretario di stato statunitense John Kerry dichiara che nel bombardamento del 21 agosto sono morte 1.429 persone, tra cui 426 bambini.
  • Il 31 agosto gli ispettori dell'Onu lasciano la Siria.
  • Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama annuncia che ha deciso di intervenire militarmente in Siria, ma chiederà l'autorizzazione al Congresso dopo il 9 settembre. 

su Repubblica.it

mercoledì 4 settembre 2013

Berlino, una città divisa







La linea del Muro che ha diviso la città di Berlino dal 1961 al 1989.

Come è stato possibile che l'Occidente abbia accettato una decisione simile dopo aver condannato il disastro bellico, i totalitarismi  e i crimini della Shoah?



Checkpoint Charlie nel 1961


Check Point Charlie

 noto posto di blocco sul confine tra i settori, dal 1961 costruito nel Muro di Berlino
In funzione dal 1945 al 1990 collegava il settore di occupazione sovietico (quartiere di Mitte) con quello americano (quartiere di Kreuzberg).
Era situato sulla Friedrichstraße, all'altezza dell'incrocio con Zimmerstraße. Vi era ammesso il passaggio solo di militari delle forze alleate, di diplomatici e di cittadini stranieri.
 Da qui molti berlinesi tentarono la fuga in Occidente, la maggior parte senza successo o pagando con la vita.

Checkpoint Charlie oggi, in una ricostruzione piuttosto discutibile del blocco americano.

sabato 8 giugno 2013

L'incontro con Francesco Giacobbe



post di Grazia Russo
classe 5 B


“Ringrazio la collettività italiana ed i siciliani che mi hanno sostenuto con grande spirito di solidarietà ed amicizia. Prezioso l’aiuto delle Associazioni. Mentre sono lieto per la fiducia accordatami, sono preoccupato perché consapevole delle responsabilità che mi attendono in un momento così difficile per l’Italia. Considero il mandato parlamentare una cosa seria, cioè un servizio impegnativo in favore delle collettività italiane che vivono all’estero e  dell’Italia tutta. Lo farò col massimo impegno”.

Sono queste  le parole del nostro ospite, Francesco Giacobbe, che ringrazia i propri elettori e assicura il suo impegno in Parlamento come senatore eletto dagli italiani all’estero con il Pd. Giacobbe ha conquistato il seggio al Senato, nella ripartizione estera Africa Asia Oceania Antartide. Nato a Piedimonte Etneo (Catania), da 29 anni vive a Sydney.Laureato in Bachelor of Business con Distinction e la medaglia universitaria all’University of Technology Sydney-UTS, ha ricevuto numerosissimi premi, fra cui quello dell’Australian Society of Certified Practising Accountants nel 1990. Dal 1991 è Docente universitario  in Management Accounting all’University of Technology di Sydney. Dopo questa breve presentazione, lo scorso 18 maggio noi ragazzi del Liceo Leonardo siamo stati ben lieti di accogliere il neo senatore anche perchè, aspetto  da non sottovalutare, ex alunno del nostro istituto.

La sua esposizione concernente la Costituzione Italiana ha catalizzato l'attenzione sulla straordinarietà e l'attualità di questo documento che spesso sottovalutiamo e principalmente sul primo articolo. Come una sorta di architrave, l’articolo 1 della Costituzione enuncia le basi fondanti del nostro ordinamento istituzionale. La forma di governo dell’Italia è repubblicana, quale sancita dal referendum del 2 giugno 1946, ed è democratica. Il primo tratto distintivo del sistema istituzionale italiano sta tutto nel secondo comma dell’articolo,là dove si dice: “La sovranità appartiene al popolo,che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. L’Italia quindi è una democrazia ( in quanto “la sovranità appartiene al popolo”) costituzionale ( poiché il popolo esercita la sovranità “nelle forme e nei limiti della costituzione”). Infine, la Repubblica italiana è “ fondata sul lavoro”: perciò la protezione e la regolamentazione del lavoro sono requisiti altrettanto basilari della Costituzione.

Successivamente il discorso si è diretto sulla struttura della nostra democrazia e anche sulle altre democrazie europee, così da trovare somiglianze e differenze. La nostra, come ricorda il prof. Giacobbe, è una democrazia fondata su tre poteri indipendenti fra loro quello esecutivo, legislativo e giudiziario. Dopo un excursus chiarificatore sul ruolo del Senato e della Camera e su diversi altri articoli, il nostro ospite, nell’ultima parte del suo intervento, ha rivolto l'attenzione all’articolo 68 ove è scritto che “ senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale.." Per quanto questo articolo possa sembrare molto strano e ambiguo al giorno d’oggi considerando tutto quello che la politica e i politici italiani sono capaci di fare, il senatore Giacobbe, senza perdersi in troppe disquisizioni, ci ha spiegato il motivo originale della stesura di questo articolo, dettato dal nosro passato storico poiché negli anni Venti il Partito fascista aveva fatto arrestare molti parlamentari che erano stati considerati “scomodi” dal regime. I padri costitutuenti hanno pertanto deciso, in un'Italia decisamente diversa da quella odierna, di proteggere i rappresentanti del Parlamento da ingerenze o abusi.

La conclusione del suo discorso ha voluto essere carica di speranza, ma di quella speranza concreta che si associa alla risoluzione dei problemi più concreti di cui l’Italia è oggi costretta a farsi carico.

domenica 2 giugno 2013

2 GIUGNO 2013






Anche, anzi soprattutto, nel momento difficile che il nostro Paese sta attraversando, va ricordata la data del 2 giugno 1946, giorno del referendum istituzionale che consegnò agli italiani una nuova forma di stato e di governo: la Repubblica. Si usciva definitivamente dalla dittatura e dalla monarchia che quella dittatura aveva appoggiato e favorito. Gli italiani sceglievano con alle spalle il sacrificio dei partigiani per la conquista della libertà, guardando ad un futuro di libertà, diritti e doveri per il bene comune. La Resistenza ha segnato in modo indelebile la nascita della nostra democrazia che oggi chiede a tutti noi  di confermarla e sostenerla ogni giorno nel rispetto dei suoi valori fondanti contenuti nella Costituzione Italiana del 1948.

Al di là delle celebrazioni rituali, pure importanti, previste per oggi, ricordiamo con le parole di Umberto Gentiloni i fatti di quel fondamentale momento della nostra storia:

" La Repubblica si afferma con oltre il 54% dei voti (dodici milioni e settecentomila votanti), mentre la monarchia raccoglie il 45,72% dei consensi (dieci milioni e settecentomila schede). Il Paese è ancora diviso, al Sud la continuità dinastica prevale. Nella difficile strettoia del dopo voto la prova viene superata, i risultati confermati, le titubanti reazioni di Umberto II travolte. Il ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, nel suo Diario riferisce del Re che riceve la notizia della sconfitta con serenità accettando il destino avverso e prendendosela con gli alleati, traditori di un patto, responsabili di un esito così imprevedibile. Gli angloamericani dal canto loro escono dal rispettoso silenzio dell’attesa e si adoperano per favorire uno sbocco certo nei risultati e nei tempi, sposando le ragioni di chi voleva un passaggio democratico, un’investitura forte per voltare pagina. Un telegramma del Dipartimento di Stato - 12 giugno 1946 - due giorni dopo la proclamazione ufficiale e alla vigilia della partenza di casa Savoia dal suolo italiano - riassume la dialettica del tempo: «Ne la monarchia né la Repubblica hanno sollecitato un intervento degli Alleati», meglio vigilare sul corso degli eventi e lasciare che si affermino i processi profondi che animano la società italiana.


Nel comunicato finale del Consiglio dei ministri che conferisce le funzioni di capo dello Stato ad Alcide De Gasperi questi aggiunge di proprio pugno la frase «nel compito di assicurare la pacificazione e l’unità nazionale». Era iniziata una nuova storia. Anche a distanza di decenni il peso di quella scelta per modalità e contenuti che la sostengono non può sbiadirsi nelle fragilità dell’oggi, nelle intemperie che appaiono insormontabili. Il nostro cammino comune affonda le proprie radici nell’esordio della democrazia di massa, nei suoi responsi e nella convinzione di nuovi traguardi da raggiungere e superare. La comprensione del passato può insegnarci a guardare con fiducia al futuro.




 RILEGGIAMO I PRINCIPÎ FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA


Art. 1.

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 5.

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principî ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

Art. 6.

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art. 7.

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Art. 8.

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.

I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Art. 9.

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10.

L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici1.

Art. 11.

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati,
alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Art. 12.

La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

venerdì 10 maggio 2013

Un film per Peppino Impastato




PEPPINO IMPASTATO  con la sua piccola radio e alcuni giovani amici  si opponeva nel 1978 a Cinisi al boss  Gaetano Badalamenti.  Per questo motivo fu ucciso il 9 maggio di 35 anni fa. La mafia non ha mai accettato gli ostacoli che impedivano e impediscono la sua esistenza. Oggi un   cortometraggio, Munnizza,  di Andrea Satta con i disegni di Marta Dal Prato e la regia di Licio Esposito nasce  per ricordarlo e per sostenere la petizione per salvare dal degrado il casolare dove fu ucciso. Il film è stato prodotto in collaborazione con Libera.



di Attilio Bolzoni



mercoledì 24 aprile 2013

25 aprile


Ancora una volta è l'ANPI (Associazione nazionale partigiani d'Italia) a ricordarci l'importanza dell'imminente ricorrenza della Festa della liberazione.




"È stato calcolato che i Caduti nella Resistenza italiana (in combattimento o eliminati dopo essere finiti nelle mani dei nazifascisti), siano stati complessivamente circa 44700; altri 21200 rimasero mutilati o invalidi. Tra partigiani e soldati italiani caddero combattendo almeno 40 mila uomini (10260 furono i militari della sola Divisione Acqui, Caduti a Cefalonia e Corfù). Altri 40 mila IMI (Internati Militari Italiani), morirono nei Lager nazisti.
Le donne partigiane combattenti furono 35 mila, e 70 mila fecero parte dei Gruppi di difesa della Donna. 4653 di loro furono arrestate e torturate, oltre 2750 vennero deportate in Germania, 2812 fucilate o impiccate. 1070 caddero in combattimento, 19 vennero, nel dopoguerra, decorate di Medaglia d'oro al valor militare.
Durante la Resistenza le vittime civili di rappresaglie nazifasciste furono oltre 10000. Altrettanti gli ebrei italiani deportati; dei 2000 di loro rastrellati nel ghetto di Roma e deportati in Germania se ne salvarono soltanto 11. Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 nella valle tra il Reno e il Setta (tra Marzabotto, Grinzana e Monzuno), i soldati tedeschi massacrarono 7 partigiani e 771 civili e uccisero in quell'area 1830 persone. Per quella strage soltanto nel gennaio del 2007 il Tribunale militare di La Spezia ha condannato all'ergastolo dieci ex SS naziste".

L'articolo è affiancato dalle biografie delle italiane e degli italiani morti in nome della libertà.


Come dimenticare tutto questo?
Facciamo della memoria civile una risorsa del nostro essere e del nostro agire. Ogni giorno.




domenica 7 aprile 2013

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA IN ITALIA


Alla vigilia delle elezioni del Capo dello Stato, cerchiamo di capire meglio quali sono le funzioni, gli impegni costituzionali e i limiti della carica istituzionale più importante con gli interventi di costituzionalisti e studiosi segnalati dall' ARIFS - Associazione per Ricerca e Insegnamento di Filosofia e Storia.



IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA:

domenica 24 marzo 2013

un evento storico: l'incontro tra due papi




La storia stupisce sempre, i fatti vanno spesso oltre qualsiasi immaginazione.
Fino a qualche mese fa nessuno avrebbe potuto prevedere un evento così singolare, unico fino ad oggi: l'incontro di ieri a Castel Gandolfo tra due "sovrani" della Chiesa cattolica, i due pontefici Ratzinger e Bergoglio.

 "Il teologo tedesco, il pastore latinoamericano, interiore e attento alla liturgia il primo, popolare e più essenziale nelle forme l'altro. Si compie così la lunga parabola iniziata dalla Santa Sede più di un mese fa, l'11 febbraio, con l'annuncio delle dimissioni di Ratzinger, e proseguita il 13 marzo con i cardinali riuniti in conclave che giungono all'elezione del suo successore, Bergoglio.
Subito dopo la fumata bianca, Papa Francesco aveva telefonato immediatamente a Ratzinger e alla folla lo acclamava aveva chiesto di pregare anche per Benedetto XVI. Bergoglio ha chiamato nuovamente Ratzinger il 19 marzo, per fargli auguri di buon onomastico il giorno di San Giuseppe. E ora, passati i primi concitati giorni del Pontificato e decantata la pressione mediatica, ecco l'incontro.
Lasciando il suo pontificato, Benedetto XVI aveva assicurato obbedienza al successore e manifestato l'intenzione di seguire la vita della Chiesa in silenzio e in preghiera. Dopo un paio di mesi a Castel Gandolfo, Ratzinger si trasferirà nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano"





di Davide Leonardi, classe 3 H



scheda biografica a cura di Roberto Testa, classe 3 H

lunedì 18 marzo 2013

Bombardamenti italiani su Barcellona nel 1938





Ringrazio Francesco Virga per aver ricordato, con l'articolo del Corsera, il drammatico bombardamento di Barcellona da parte delle milizie fasciste durante la guera civile spagnola.

Anche questa è stata una pagina della nostra storia nazionale, certo non facile nè piacevole da ricordare.

domenica 17 marzo 2013

LA STORIA SIAMO NOI





Emozionante risentire dalla voce di Fiorella Mannoia le parole della Storia siamo noi di Francesco de Gregori, anche perchè dedicate a tutte le vittime della mafia nella 18a  manifestazione organizzata ieri  da LIBERA.




 "Chi non lotta ha già perso", "Bisogna ricordare cos'è la bellezza, imparare a riconoscerla e a difenderla", "No alla camorra, sì alla vita libera", questi alcuni degli slogan che abbiamo visto ieri in un corteo composto e colorato,  centocinquantamla persone che hanno sfilato tra le strade di Firenze nella Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie.

Il nostro silenzio li uccide per la seconda volta, ha detto Don Ciotti nel corso della manifestazione.
E ha chiesto che quei 900 nomi venissero letti ad alta voce, a memoria imperitura.

RICORDIAMOLI, PERCHE' SIAMO ANCHE NOI CHE SCRIVIAMO LA STORIA.



sabato 16 marzo 2013

La forte testimonianza della nuova Presidente della Camera



E' stato un regalo a tutte le donne, meritato e sofferto sia nel desiderio che nel bisogno, un posto faticosamente conquistato dopo anni di impegno civile e sociale tra i rifugiati e "gli ultimi del mondo", la nomina di Laura Boldrini alla terza carica dello Stato.

La sua storia incoraggia a lavorare per una politica vera e al servizio del Paese, a nome dei tanti cittadini perbene che credono ancora nella giustizia e nella solidarietà

Il discorso di insediamento non ha trascurato nessuno e, anche solo per questo, è stato di insolito forte impatto emotivo. Tanti di noi hanno avvertito la commozione che si prova davanti a chi sa conquistarsi una stima assoluta con gesti semplici e trasparenti, testimonianze dell'essere "persone" nel senso più autentico del termine.
 Laura Boldrini ci ha ricordato che a ciascuno di noi è affidato un impegno di coerenza e responsabilità, con le parole ferme e chiare di chi non ama la retorica e va subito al nodo della questione.

Ascoltiamo le sue parole, la sua testimonianza, iniziamo insieme a scrivere una pagina nuova della nostra Italia. Perchè quando si è sull'orlo del baratro si possa sperare sempre di risalire la china.


mercoledì 13 marzo 2013

Grazie a Teresa Mattei

Ci ha lasciato ieri la  più giovane deputata eletta nel 1946 nell' Assemblea Costituente Italiana, Teresa Mattei, l'ultima ancora in vita delle 21 donne di quell'Assemblea. Teresa era entrata in Parlamento a 25 anni ma alle spalle aveva già tanti anni di impegno politico e una storia familiare di preciso schieramento antifascista.
Laureata in filosofia a Firenze, era stata partigiana con il nome di battaglia "Chicchi", molto attiva nella Resistenza e nella lotta di Liberazione, faceva parte dei Gap e, partecipò anche ad attentati in quegli anni difficili.




Si era già schierata da studentessa liceale: mentre un professore teneva delle lezioni sulla difesa della razza. Teresa si alzò in piedi e disse: «Chiedo di uscire perché queste cose vergognose non le voglio sentire». Fu immediatamente radiata dalle scuole del Regno e per prendere la maturità dovrà presentarsi da privatista, studiando a casa con l’aiuto di Piero Calamandrei, un amico di famiglia.
Nel 1944   sta preparando la tesi di laurea con Eugenio Garin. Ma il 3 giugno 1944 l'occupazione nazista chiama di nuovo gli italiani alla Resistenza:  non si può non rispondere e Teresa con l’amico Dante fa saltare un convoglio tedesco carico di esplosivo nascosto in un tunnel. Dante muore nell’azione, lei riesce a fuggire in bicicletta inseguita dai tedeschi. Corre all’università rifugiandosi in una stanza dove il suo relatore sta tenendo una riunione di professori. «I tedeschi mi inseguono, dica che sono qui per discutere la tesi». Quando i tedeschi irrompono Garin conferma la storia della tesi e i tedeschi se ne vanno: inoltre, i professori considerano valida la discussione e il giorno dopo le conferiscono la laurea. Da pochi mesi suo fratello Giancarlo Mattei, come lei nel Partito comunista clandestino, docente universitario di chimica e artefice della Santa Barbara di via Giulia 25, si era suicidato in via Tasso temendo di non resistere oltre alle torture e di rivelare i nomi dei compagni. Lei non demorde, anzi ha un motivo in più per partecipare armata all’attentato contro il filosofo repubblichino Giovanni Gentile. Poi cerca di raggiungere i suoi a Roma, portando con sé le matrici per stampare l’Unità. Durante il viaggio percorso con mezzi di fortuna finisce nelle mani di un commando di SS. La accusano di essere una partigiana, la picchiano, in cinque la violentano. Neanche questo riuscirà a fermare l'impegno di Teresa negli anni successivi, sempre in prima linea con coerenza e lucidità di pensiero.
"Era una donna di grande intelligenza e di vitalità, infaticabile - la ricorda Patrizia Pacini che per l'Altreconomia ha firmato il libro "La Costituente, storia di Teresa Mattei" - era in prima fila a battersi per i diritti delle donne, per l'uguaglianza dei cittadini, ha lavorato alla stesura dell'articolo 3, cardine della nostra Costituzione".
C'era Teresa Mattei dietro la mimosa diventata il simbolo della festa delle donne: "Scegliamo un fiore povero, facile da trovare nelle campagne" suggerì a Luigi Longo in un lontano 8 marzo. Infaticabile in tutte le lotte per la difesa delle donne, dei bambini e di ogni uomo libero e onesto, vogliamo ricordarla nelle biografie da noi realizzate e dedicate a queste donne straordinarie di cui oggi sembra faticoso conservare la giusta memoria.

Perchè mai come in quegli anni è stata scritta la storia più difficile ma anche più ricca dei senso e di valore dell'essere donna nella società italiana. Senza queste figure eccezionali per coraggio e capacità  le conquiste del dopoguerra e del movimento femminista (dalle leggi sul divorzio e l'aborto al nuovo diritto di famiglia fino alla più recente legge sulla violenza sessuale) sarebbero state impensabili.

Grazie a Teresa e alle sue compagne di lotta.








"Siate migliori di noi, difendete la Costituzione, la giustizia e la libertà"


 

sabato 9 marzo 2013

Il Conclave



Da martedì si riunirà il Conclave per l'elezione del nuovo pontefice





Segnaliamo il ricco dossier CONCLAVE
su Repubblica.it

per trovare tutte le informazioni utili sulla storia del Conclave, le operazioni previste,
una visita virtuale della Cappella Sistina, gli aggiornamenti 
e anche un blog in lingua inglese per seguire in tempo reale l'evento.



LO STORICO LE GOFF SULLE DIMISSIONI DI BENEDETTO XVI

di Francesca Ignoto, classe 3 H



Il 13 marzo 2013 è stato eletto pontefice della Chiesa di Roma  
Jorge Mario Bergoglio
che sceglie il nome di FRANCESCO

sabato 2 marzo 2013

Francesco Giacobbe al Senato della Repubblica


Entra nel Senato della Repubblica dalle liste del Pd per la ripartizione Africa-Asia-Oceania, il
prof. Francesco Giacobbe, ex alunno del Liceo   Scientifico "Leonardo" di Giarre, oggi residente in Australia.
Impegnato sin dagli anni 70 nella Fgc e nella Lega delle Cooperative, Giacobbe si trasferisce in Australia nel 1982, a 24 anni.  A Sidney nel 1990 si  laurea in Economia e commercio, completando poi gli studi con un master e un dottorato di ricerca. Essendo stato lo studente del proprio corso con i voti più alti, gli viene subito offerta la cattedra di Programmazione e Controllo Aziendale all'università di Sidney, insegnamento universitario ancora oggi esercitato.
Intensa la sua attività di pubblicista sui mezzi di informazione italiani (cartacei e radio-televisivi). Dal 1999 Francesco Giacobbe è Presidente dell’Italian Forum Limited, la società che ha gestito la costruzione del Centro Culturale Italiano, un progetto reso possibile dalla donazione di un terreno da parte del governo del Nuovo Galles del Sud nel 1988 in riconoscimento del contributo dato dagli italiani nello sviluppo dello Stato. Presiede inoltre il CAS (Coordinamento Associazioni Siciliane) di Sydney.
 Francesco Giacobbe è da sempre impegnato nella sinistra. «Essere di sinistra - sottolinea - è una questione ideologica che oggi i giovani non riescono più a capire. Poi in Australia la politica è completamente diversa. Il mio in Australia è stato un impegno nel sociale con varie organizzazioni della comunità italiana per promuovere l'integrazione della comunità italiana all'interno della società australiana"

con le linee guida della sua presenza politica

Francesco Giacobbe ha avuto sempre una particolare attenzione per le attività svolte dal Liceo Leonardo, liceo in cui si era formato, alunno del prof. Mario Catanuto. Mosso dalla consapevolezza che il legame con il territorio e la cultura locale non si estingue con una lontananza fisica, spesso forzata dalle necessità, ci ha incoraggiato  a progettare, per poi sostenerlo concretamente in Australia nel 2009,  l'incontro del gruppo di ricerca Migranti del Liceo Leonardo, docenti e studenti, con le Comunità di Tully, Brisbane, Sydney.  La sua collaborazione, unita ad una personalissima carica di vitalità, fiducia ed entusiasmo,   è stata per noi essenziale: non sarebbe stato possibile infatti avviare un dialogo così proficuo con le Istituzioni e le Comunità Italiane ed Australiane lì presenti senza la sua preziosa mediazione. Tutte le tappe del viaggio sono state dedicate alla  presentazione dei risultati degli studi realizzati nella nostra scuola sull'emigrazione dei siciliani in Australia e per procedere ad una ulteriore  integrazione della ricerca, raccogliere interviste poi riproposte in un video e in vari articoli, incontrare e parlare con i tanti siciliani costretti a lasciare la loro terra in cerca di una vita migliore. 

In seguito a quella straordinaria esperienza, di notevole valore formativo sia sul piano professionale che su quello umano e relazionale, nuove storie si sono aggiunte alle precedenti e, riportate su pannelli espositivi, attendono di essere definitivamente esposte nel Museo Etneo delle Migrazioni di Giarre. 




Al neo senatore Francesco Giacobbe, certi che sarà portatore di reali valori costruttivi e delle necessarie istanze di dialogo istituzionale ed intergenerazionale, i nostri più calorosi auguri con questa bella foto ricordo
scattata a
Sydney, febbraio 2009



giovedì 28 febbraio 2013

Capire la "storia" secondo Rodari



Si parla spesso dell'importanza della storia e della necessità della sua conoscenza, ma altrettanto spesso si ricade in errori già commessi senza neppure averne consapevolezza. In una società che il sociologo Zygmunt Bauman ha definito  "liquida" perchè sfugge e scorre senza concedere  il tempo necessario alla riflessione e alla maturazione di un pensiero pensante, pochi riescono a far tesoro degli sbagli per non ripeterli ancora, fosse solo nelle prospettive, negli auspici, nei programmi. E così si ricomincia sempre di nuovo, ripartendo da zero.

Come invito a riflettere sempre in questa direzione pubblichiamo questa illuminante favola di Gianni Rodari segnalata nel blog di Francesco Virga Cesim Marineo



Gianni Rodari - Il funerale della volpe



Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. – È morta, è morta – gridarono le galline. – Facciamole il funerale.
Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portarono i fiori. Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.
La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po’ di tempo, cambiò paese, si sdraio in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi.
Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro:

- È morta, è morta! Facciamole il funerale.
Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al granoturco.

Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentiva anche in Francia.
Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e si mangiò tutto il corteo.
La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta.

E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.

Capire "la storia" è importante...





da: Gianni Rodari, Il Libro degli Errori, 1964





giovedì 14 febbraio 2013

Il San Valentino delle donne italiane




Oggi, giorno di san Valentino, il movimento Se non ora quando?, ha organizzato in tante città italiane danze e flash mob  per ricordare che contro le donne la violenza domestica è in aumento, e sul posto di lavoro discriminazioni ed abusi sono tornati a livelli arcaici, quasi annullando tutte le conquiste del femminismo e dei movimenti di emancipazione di genere.


Parlare di amore significa parlare di rispetto, di attenzione e comprensione dell'altro, di condivisione delle responsabilità e delle gioie, dell'impegno quotidiano che la vita della coppia richiede così come della generosa presenza accanto a chi ci ha destinato affetto, amicizia, sostegno umano.

I regali e le serate in discoteca sono un'altra cosa. E da soli non significano nulla. Altro bisogna pretendere da chi dice di amarci. Riconosciamo subito la violenza che viene chiamata erroneamente gelosia, possessività, troppo amore, e chiamiamola invece con il suo vero nome.




FEMMINICIDIO



ricordiamo Maria Rita Russo, uccisa dal marito a Giarre nel 2009

perchè non succeda ancora, perchè questo non si chiama AMORE

lunedì 11 febbraio 2013

Benedetto XVI lascia il soglio pontificio


Ha bloccato per qualche minuto  il pensiero di noi tutti la notizia odierna delle dimissioni del pontefice Benedetto XVI durante il Concistoro: «Serve un Papa che abbia il vigore del corpo e dell'animo», ha detto il papa per spiegare lo straordinario e davvero insolito gesto. Dopo il caso di Celestino V, definito da Dante  «il Papa che fece per vilta’ lo gran rifiuto»,  che lasciò  il soglio pontificio a Bonifacio VIII nel 1294, risale al periodo dello Scisma d'Occidente l'ultima decisione  di un pontefice di lasciare in vita quella carica che la storia della Chiesa ha inteso sempre come missione di durata vitalizia. Ma oggi le condizioni della Chiesa e le cause di questa decisione sono decisamente diverse dal Medioevo e meritano entrambe  molta attenzione e importanti riflessioni.

Lo stesso pontefice ha sottolineato:
«Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede,  per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo»





"Il Papa ha deciso di dimettersi e di lasciare il pontificato il prossimo 28 febbraio. Il Pontefice lo ha annunciato a sorpresa, nel corso del concistoro per le nuove canonizzazioni. È la prima volta che accade nell'epoca moderna. Ratzinger ha spiegato di sentire il peso dell'incarico di pontefice, di aver a lungo meditato su questa decisione e di averla presa per il bene della Chiesa.
«Nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede - ha detto - per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell'animo» La decisione che il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, ha definito «Un fulmine a ciel sereno». La possibilità della rinuncia, prevista dal codice canonico, era stata citata proprio da Benedetto XVI nel libro nel libro intervista con Peter Seewald «Luce del mondo» pubblicato nel novembre 2010: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli – disse Benedetto XVI – allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi».

Andrea Tornielli, La Stampa


LA DECISIONE DI CELESTINO V: VILTADE O GESTO DI GRANDE CORAGGIO?
di Massimo Razzi, su Repubblica 11 febbraio 2013


Cosa accadrà adesso?




Il commento della vaticanista Angela Ambrogetti