lunedì 22 febbraio 2021

lunedì 8 febbraio 2021

il dramma dei confini orientali dal 1943 al 1958




COSA ACCADDE NEI CONFINI ORIENTALI:   FOIBE ED ESODO 1943- 1958







LA TRAGEDIA A LUNGO NASCOSTA

Il 10 febbraio, data della sigla del Trattato di Parigi che sancì nel 1947 il passaggio della sovranità delle terre istriane e giuliane alla Jugoslavia, si celebra il Giorno del Ricordo, istituito con legge n. 92 del 30.03.2004, votata in modo bipartisan dalla stragrande maggioranza del parlamento, “per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale” 

La spirale di violenza e i conflitti etnici innescati dalla guerra, insieme al clima di confusione che si creò dopo l’annuncio dell’armistizio dell'8 settembre 1943 da parte del maresciallo Badoglio, facilitarono l’occupazione dell’Istria e della Venezia Giulia da parte delle forze partigiane  jugoslave che, guidate dal maresciallo Tito, cercavano di liberare tutta la Iugoslavia dalla presenza fascista. Durante la guerra, infatti, in Croazia era nato il regno fascista di Croazia, appoggiato dagli ustascia, avversari etnici dei serbi e del comunismo titino. La resa italiana dell'8 settembre avviò la controffensiva nell'area istriana contro tutti gli italiani responabili di avere appoggiato Mussolini e il fascismo. Vengono colpiti gli esponenti fascisti locali più in vista, i funzionari e gli impiegati dello Stato, gli insegnanti e i ceti produttivi. Una parte delle vittime viene buttata nelle voragini delle zone carsiche (foibe), già utilizzate anche dai nazisti e dai fascisti per rapide e sommarie esecuzioni. Si procede all’uccisone della prima vittima della fila sparando un colpo di arma da fuoco alla nuca, alla faccia o al petto sul bordo del precipizio,  in modo che, cadendo nel vuoto, possa trascinare gli altri ancora vivi e legati con fili di ferro tra loro. Dopo l’infoibamento spesso si fanno brillare delle mine in prossimità dell’apertura delle voragini, ottenendo in tal modo l’ostruzione della cavità.Il numero delle vittime resta ancora impreciso ma si pensa raggiunga le cinquemila unità, anche se i corpi recuperati sono meno di un migliaio.

 

Ciò che accade in Istria nei mesi di settembre e ottobre del 1943, accadrà anche a Zara (occupata nel novembre 1944 dall’esercito di Tito) e in tutta la Venezia Giulia nella primavera del 1945: cattura ed eliminazione di cittadini italiani accusati di complicità con il fascismo, di carabinieri, di agenti di pubblica sicurezza. 

In questo clima di paura, tra il 1944 e il 1958 circa 300.000 profughi espatriano dai territori passati alla Jugoslavia (circa 190.000 italiani autoctoni, altri 60.000 immigrati durante il ventennio e almeno 50.000 croati, sloveni e appartenenti ad altre minoranze), sfidando i rischi di spostarsi via terra in zone di operazioni belliche o via mare su malridotti barconi da pesca. 

L’esodo ha riguardato, oltre ai 250.000 italiani, anche 46 mila tra sloveni e croati che fuggivano dal comunismo. I primi esuli si ricordano nel 1943, gli ultimi ancora nel 1958.  Di questi, circa 70.000 italiani emigrarono all’estero, soprattutto nel Nord e Sud America ed in Australia. Chi emigrava non poteva portare con sé né denaro né beni mobili (gli immobili erano comunque considerati parte delle riparazioni di guerra che l'Italia doveva alla Jugoslavia). Lo storico d’emigrazione Emilio Franzina sottolinea che si tratto comunque di un esodo forzoso e che, per avere un’idea delle sue dimensioni, basta pensare che riguardò l’80-90% della popolazione italiana residente nell’area. I provvedimenti messi in atto dal governo iugoslavo per rallentare le partenze sortirono l’effetto opposto perché vennero interpretati  come controprove della volontà persecutoria del regime.  

COSA E’ ACCADUTO DOPO?

L'economia dell'Istria risentì per numerosi anni del contraccolpo causato dall'esodo.

Una piccola parte della comunità italiana, soprattutto proletari, scelse, per ragioni ideologiche o per l'impossibilità "fisica" di affrontare l'esilio (per età, salute, vincoli famigliari, ...), di non emigrare e s'integrò nella società jugoslava ottenendo negli anni seguenti il riconoscimento di alcuni diritti, sia pure più formali che sostanziali;

Alcuni  non si resero conto che l'autorizzazione all'esilio, rilasciata dalle autorità jugoslave, era soggetta a scadenza, e lasciarono decorrere il termine, magari per prestare le ultime cure ai campi o alle vigne;

Ad altri Italiani, in generale medici, tecnici considerati utili dal regime titoista, fu semplicemente negato il diritto all'opzione e all'esilio; talvolta gli Jugoslavi adottarono l'escamotage di autorizzare la partenza di tutti i membri di una famiglia tranne un figlio o, preferibilmente, una figlia, inducendo così anche gli altri a rinunciare.

Oggi vivono nell'Istria slovena intorno a 3000 membri dichiarati della comunità italiana, mentre il loro numero in Croazia - fra l'Istria, Fiume e la Dalmazia - si aggira intorno ai 25.000.

Di tutti coloro che esodarono, la maggior parte, dopo aver dimorato per tempi più o meno lunghi in uno dei 109 campi profughi allestiti dal governo italiano, si disperse per l'Italia, mentre si calcola che circa 70.000 emigrarono in altre nazioni. Nel 1948 l’allora capo di stato Luigi Einaudi sostenne l’idea di un forte insediamento in Alto Adige ma il governo si oppose ai concentramenti in poche aree e suggerì la distribuzione dei profughi su tutto il territorio nazionale. I governi italiani per oltre un cinquantennio hanno evitato di affrontare la questione delle foibe e dell'esodo, anche per i forti condizionamenti della guerra fredda. 

Soltanto le ricerche degli ultimi decenni hanno permesso di fare luce sul dramma dei confini orientali, sulle foibe e sull'esodo. Oggi una legge ci aiuta ad averne perpetua memoria.


video 3'



il video degli studenti di 5 C, 2012




di Grazia Messina










 un video per ricostruire, 6'


SEZIONE SPECIALE DI RAI CULTURA 

DEDICATA ALLA TRAGEDIA DELLE FOIBE E DELL'ESODO ISTRIANO

DA FOCUS: I MASSACRI DELLE FOIBE



mercoledì 3 febbraio 2021

lunedì 1 febbraio 2021

quando si può parlare di totalitarismo?

 



e ancora: 
  • culto unico di un capo, il rapporto privilegiato tra il leader e la massa, tra il capo e la folla
  • coinvolgimento emotivo e irrazionale delle masse attraverso una "fede laica comune"
  • destinato a masse non politicizzate, indifferenti, apatiche, scartate dagli altri partiti
  • metodi di propaganda 
  • costruzione di un apparato simbolico, quasi liturgico, per una nuova religione
  • mobilitazione dei cittadini attraverso organizzazioni statali per frenare il dissenso









anno scolastico 2020-2021


MA IL FASCISMO E' DAVVERO STORIA PASSATA?

ecco qui la presentazione di Matteo La Rosa classe 5 A