sabato 8 giugno 2013

L'incontro con Francesco Giacobbe



post di Grazia Russo
classe 5 B


“Ringrazio la collettività italiana ed i siciliani che mi hanno sostenuto con grande spirito di solidarietà ed amicizia. Prezioso l’aiuto delle Associazioni. Mentre sono lieto per la fiducia accordatami, sono preoccupato perché consapevole delle responsabilità che mi attendono in un momento così difficile per l’Italia. Considero il mandato parlamentare una cosa seria, cioè un servizio impegnativo in favore delle collettività italiane che vivono all’estero e  dell’Italia tutta. Lo farò col massimo impegno”.

Sono queste  le parole del nostro ospite, Francesco Giacobbe, che ringrazia i propri elettori e assicura il suo impegno in Parlamento come senatore eletto dagli italiani all’estero con il Pd. Giacobbe ha conquistato il seggio al Senato, nella ripartizione estera Africa Asia Oceania Antartide. Nato a Piedimonte Etneo (Catania), da 29 anni vive a Sydney.Laureato in Bachelor of Business con Distinction e la medaglia universitaria all’University of Technology Sydney-UTS, ha ricevuto numerosissimi premi, fra cui quello dell’Australian Society of Certified Practising Accountants nel 1990. Dal 1991 è Docente universitario  in Management Accounting all’University of Technology di Sydney. Dopo questa breve presentazione, lo scorso 18 maggio noi ragazzi del Liceo Leonardo siamo stati ben lieti di accogliere il neo senatore anche perchè, aspetto  da non sottovalutare, ex alunno del nostro istituto.

La sua esposizione concernente la Costituzione Italiana ha catalizzato l'attenzione sulla straordinarietà e l'attualità di questo documento che spesso sottovalutiamo e principalmente sul primo articolo. Come una sorta di architrave, l’articolo 1 della Costituzione enuncia le basi fondanti del nostro ordinamento istituzionale. La forma di governo dell’Italia è repubblicana, quale sancita dal referendum del 2 giugno 1946, ed è democratica. Il primo tratto distintivo del sistema istituzionale italiano sta tutto nel secondo comma dell’articolo,là dove si dice: “La sovranità appartiene al popolo,che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. L’Italia quindi è una democrazia ( in quanto “la sovranità appartiene al popolo”) costituzionale ( poiché il popolo esercita la sovranità “nelle forme e nei limiti della costituzione”). Infine, la Repubblica italiana è “ fondata sul lavoro”: perciò la protezione e la regolamentazione del lavoro sono requisiti altrettanto basilari della Costituzione.

Successivamente il discorso si è diretto sulla struttura della nostra democrazia e anche sulle altre democrazie europee, così da trovare somiglianze e differenze. La nostra, come ricorda il prof. Giacobbe, è una democrazia fondata su tre poteri indipendenti fra loro quello esecutivo, legislativo e giudiziario. Dopo un excursus chiarificatore sul ruolo del Senato e della Camera e su diversi altri articoli, il nostro ospite, nell’ultima parte del suo intervento, ha rivolto l'attenzione all’articolo 68 ove è scritto che “ senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale.." Per quanto questo articolo possa sembrare molto strano e ambiguo al giorno d’oggi considerando tutto quello che la politica e i politici italiani sono capaci di fare, il senatore Giacobbe, senza perdersi in troppe disquisizioni, ci ha spiegato il motivo originale della stesura di questo articolo, dettato dal nosro passato storico poiché negli anni Venti il Partito fascista aveva fatto arrestare molti parlamentari che erano stati considerati “scomodi” dal regime. I padri costitutuenti hanno pertanto deciso, in un'Italia decisamente diversa da quella odierna, di proteggere i rappresentanti del Parlamento da ingerenze o abusi.

La conclusione del suo discorso ha voluto essere carica di speranza, ma di quella speranza concreta che si associa alla risoluzione dei problemi più concreti di cui l’Italia è oggi costretta a farsi carico.

domenica 2 giugno 2013

2 GIUGNO 2013






Anche, anzi soprattutto, nel momento difficile che il nostro Paese sta attraversando, va ricordata la data del 2 giugno 1946, giorno del referendum istituzionale che consegnò agli italiani una nuova forma di stato e di governo: la Repubblica. Si usciva definitivamente dalla dittatura e dalla monarchia che quella dittatura aveva appoggiato e favorito. Gli italiani sceglievano con alle spalle il sacrificio dei partigiani per la conquista della libertà, guardando ad un futuro di libertà, diritti e doveri per il bene comune. La Resistenza ha segnato in modo indelebile la nascita della nostra democrazia che oggi chiede a tutti noi  di confermarla e sostenerla ogni giorno nel rispetto dei suoi valori fondanti contenuti nella Costituzione Italiana del 1948.

Al di là delle celebrazioni rituali, pure importanti, previste per oggi, ricordiamo con le parole di Umberto Gentiloni i fatti di quel fondamentale momento della nostra storia:

" La Repubblica si afferma con oltre il 54% dei voti (dodici milioni e settecentomila votanti), mentre la monarchia raccoglie il 45,72% dei consensi (dieci milioni e settecentomila schede). Il Paese è ancora diviso, al Sud la continuità dinastica prevale. Nella difficile strettoia del dopo voto la prova viene superata, i risultati confermati, le titubanti reazioni di Umberto II travolte. Il ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, nel suo Diario riferisce del Re che riceve la notizia della sconfitta con serenità accettando il destino avverso e prendendosela con gli alleati, traditori di un patto, responsabili di un esito così imprevedibile. Gli angloamericani dal canto loro escono dal rispettoso silenzio dell’attesa e si adoperano per favorire uno sbocco certo nei risultati e nei tempi, sposando le ragioni di chi voleva un passaggio democratico, un’investitura forte per voltare pagina. Un telegramma del Dipartimento di Stato - 12 giugno 1946 - due giorni dopo la proclamazione ufficiale e alla vigilia della partenza di casa Savoia dal suolo italiano - riassume la dialettica del tempo: «Ne la monarchia né la Repubblica hanno sollecitato un intervento degli Alleati», meglio vigilare sul corso degli eventi e lasciare che si affermino i processi profondi che animano la società italiana.


Nel comunicato finale del Consiglio dei ministri che conferisce le funzioni di capo dello Stato ad Alcide De Gasperi questi aggiunge di proprio pugno la frase «nel compito di assicurare la pacificazione e l’unità nazionale». Era iniziata una nuova storia. Anche a distanza di decenni il peso di quella scelta per modalità e contenuti che la sostengono non può sbiadirsi nelle fragilità dell’oggi, nelle intemperie che appaiono insormontabili. Il nostro cammino comune affonda le proprie radici nell’esordio della democrazia di massa, nei suoi responsi e nella convinzione di nuovi traguardi da raggiungere e superare. La comprensione del passato può insegnarci a guardare con fiducia al futuro.




 RILEGGIAMO I PRINCIPÎ FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA


Art. 1.

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 5.

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principî ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

Art. 6.

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Art. 7.

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

Art. 8.

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.

I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Art. 9.

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 10.

L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici1.

Art. 11.

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati,
alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Art. 12.

La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.