mercoledì 29 agosto 2012

Una petizione da firmare




Un gruppo di intellettuali si è mobilitato per difendere la Biblioteca dell'Istituto Italiano di studi filosofici, sfrattata dalla sua sede e finita in un umido ed isolato capannone del napoletano in condizioni di assoluto degrado.

A sostegno del presidente dell'IISF, Gerardo Marotta, e del suo storico impegno per la difesa della cultura occidentale, per la custodia opportuna e necessaria di opere di altissimo valore culturale, per la salvaguardia di secolari tradizioni di pensiero e riflessione, firmiamo l'appello nazionale.

Tra i firmatari:

Remo Bodei

Alberto Burgio

Gaetano Calabrò

Luciano Canfora

Giulietto Chiesa

Gianni Ferrara

Paolo Maddalena

Aldo Masullo

Ugo Mattei

Aldo A. Mola

Tomaso Montanari

Franco Roberti

Stefano Rodotà

Roberto Saviano

Salvatore Settis

Gianni Vattimo

Gustavo Zagrebelsky



lunedì 27 agosto 2012

Le mafie e la crisi economica secondo Saviano


Roberto Saviano ci spiega come e quanto le mafie di tutto il mondo abbiano influenzato la bolla finanziaria in cui ci troviamo, approfittando della crisi di liquidità delle banche e mettendo in circolazione denaro sporco e sistemi illeciti di corruzione e malaffare.

L'allarme non è rivolto solo all'Italia ma a tutti i paesi in difficoltà dal 2008 ad oggi.




domenica 26 agosto 2012

Il partigiano Valentino e i 5 ragazzi del 2012

"La storia di Valentino Marchi non la conoscono in molti. Non compare sui libri della lotta partigiana; è una storia come tanti episodi di guerra. E' la storia di un giovane ucciso tra il buio e il chiaro di una notte invernale con una delle armi più veloci mai costruite. Una storia che finisce nel '45 e rivive nel 2012 grazie a cinque ragazzi che senza stancarsi mai, cercano e annotano storie, le verificano e rendono omaggio a coetanei del passato che altrimenti forse nessuno ricorderebbe..."

Giovanna Pavesi ci presenta così una storia (stra)ordinaria di piena estate raccolta a Montegroppo, tra Emilia e Liguria. Protagonisti 5 giovani che decidono di ricordare un giovane partigiano ucciso a 23 anni mentre difendeva la libertà del suo paese.





Ancora una volta la realtà supera qualunque previsione e ci fa capire quanto sia importante per i giovani di oggi avere capito e compreso la nostra vera storia di italiani. Anche quando tutto intorno sembra immerso nel buio dell'ignoranza.

su Repubblica.it, 26 agosto 2012





venerdì 24 agosto 2012

Come muore la cultura oggi in Italia

La probabile morte di una storica biblioteca che conserva una parte preziosa del patrimonio culturale occidentale. Ecco di cosa si tratta in questo post. Non è la trama di "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury ma una nuova amara storia di cultura calpestata e offesa dall'insipienza umana e da una politica distratta, volta a guardare altro e altrove, in questa nostra Italia di fine agosto assediata dal caldo e dall'indifferenza.

Gerardo Marotta tra gli scatoloni della biblioteca sfrattata




"Trecentomila libri, molti dei quali rari, sfrattati da Napoli. Dalla prima edizione italiana dell'Encyclopedie di Diderot e D'Alembert, agli scritti di Giordano Bruno e Benedetto Croce. Rischia di marcire in un capannone preso in affitto a Casoria l'immensa biblioteca dell'Istituto italiano per gli studi filosofici, acquistata dal dopoguerra ad oggi dall'avvocato Gerardo Marotta nelle librerie e dagli antiquari di mezzo mondo. Un patrimonio stimato in dieci milioni.
Un tesoro che Marotta considera preso a calci dalle istituzioni. "I volumi  -  protesta  -  moriranno in un capannone della periferia. È un insulto alla cultura, un assassinio commesso dall'inerzia della Regione. L'amministrazione ha promesso di creare una biblioteca per l'istituto da più di dieci anni. Ho una sfilza di delibere nel cassetto e ora la giunta Caldoro ritratta. È stata una battaglia infinita, mi hanno lasciato solo". Dopo l'addio di Roberto De Simone, che ha portato la sua scuola di musica a Portici, ora anche Marotta lancia il suo j'accuse. Lo fa da un appartamento di viale Calascione dove si trovano 50 mila libri della collezione. Al piano di sotto c'è la sua casa studio affacciata sul golfo. Il resto della biblioteca è sparso invece in altri tredici appartamenti e depositi presi in affitto dall'istituto a Monte di Dio."

"Quanto conta la cultura per la politica?", si chiede affranto Gerardo Marotta.

E' quello che vorremmo sapere anche noi.








di Gerardo Marotta

sabato 18 agosto 2012

Il Capo dello Stato, la Consulta e la Costituzione

Per capire meglio le questioni di diritto e competenza giuridica ma anche di comportamento auspicabile in casi delicati non previsti dal dettato costituzionale, consiglio di leggere l'analisi puntuale di Gustavo Zagrebelsky, presidente nel 2004 della Corte Costituzionale  e giurista finissimo, pubblicata su  Repubblica del 17 agosto. Zagrebelsky si esprime, con l'equilibrio dell'uomo di legge e la saggezza del cittadino accorto, sulla questione delle intercettazioni (involontarie)  del presidente Napolitano da parte dei giudici di Palermo, sulla sua successiva richiesta alla Consulta e la prevedibile risposta, ancora in sospeso, della stessa. 

Chi sta dalla parte della ragione? E' vero che la Costituzione prevede questa "protezione" del capo dello Stato? E' possibile invocare, da parte di chi questa carica detiene pro-tempore, misure di protezione a carattere "ereditario", quasi si trattasse si istituzione monarchica? Esiste una flessibilità interpretativa della Costituzione? Quali i suoi margini?

La riflessione si apre richiamando l'eterogenesi dei fini dell'agire umano, ovvero quell'agire che scaturisce certo dalle nostre intenzioni ma le cui conseguenze si definiscono anche in seguito ad altri fattori concomitanti o confluenti non legati al nostro volere o all'intento personale.
E tuttavia, pur non avendo responsabilità totale di ciò che involontariamente dal volere iniziale scaturisce, ognuno di noi si porta dietro il comportamento adottato nelle varie fasi dello sviluppo dell'evento. Di questo ciascuno è assolutamente responsabile, e a questo il giurista fa appello rivolgendosi al Presidente della Repubblica, con la ripetute domande, quasi retoriche, che chiudono il suo intervento.

Una lezione di diritto costituzionale e di saggezza politica


di Gustavo Zagrebelsky

venerdì 17 agosto 2012

Convegno a Mandanici (ME)


post di Francesca Gullotta


LA FELICITA’, INDAGINE METAFISICA SULL’ESISTENZA

TRAIETTORIE DEL MITO E DEL SOGNO AL CROCEVIA DELLA REALTA'

MANDANICI (ME) 7-8-9 SETTEMBRE 2012



La Filosofia… per le idee

La Medicina… per il corpo

L’Architettura… per lo spazio

Un approccio integrato per la cura delle società umane

Come sono giunti dal tempo profondo alla contemporaneità i concetti di bellezza, giustizia, morale, spiritualità, felicità.... ?

Quali erano le proto-idee, il proto-pensiero e le immagini primordiali e archetipiche che furono capaci di dare origine alla nostra civiltà e attraverso quali strumenti cognitivi siamo stati capaci di produrre continuità simboliche, pensiero astratto, arte, cultura e dare un senso a ciò che comunemente percepiamo e categorizziamo come realtà ?

Le tracce, disseminate sul nostro pianeta dal passaggio di Homo Sapiens lungo il cammino evolutivo rappresentano una incredibile testimonianza di "Archeologia Cognitiva" la quale, trascendendo le caratteristiche fisiche della realtà, ha attinto e si è impregnata di altre configurazioni e storicizzazioni che emergono e si identificano con le fenomenologie del mito e del sogno.

Ma oltre questo, un 'altra "necessità neurocognitiva" ha sempre dominato l'orizzonte temporale delle idee, caratterizzandosi come una vera e propria "costante antropologica"... l'idea e il sentimento di spiritualità, il credere in un dio o una divinità ed esercitarne il culto.

L'attuale crisi emergente che riguarda i comportamenti sociali individuali e collettivi non può e non deve rimanere ai margini della scena culturale e politica e pone al centro del dibattito ideologico sui saperi "la crisi dei valori identitari" e una inquietudine della coscienza che riguarda in particolare la percezione e le nostre idee di futuro, ovvero la capacità di saper cogliere gli aspetti evolutivi delle comunità umane.

E' necessaria quindi una "indagine intellettuale" sull’esistenza che possa garantire nuove misure sulla realtà e rimandi metafisici che siano in grado di abbattere gli strumenti teoretici e le categorie culturali che, da ormai troppo tempo, caratterizzano un "sonno dogmatico" sugli scenari del pensiero occidentale.

Da una iniziale “riflessione filosofica” sulla felicità e sui suoi aspetti antropologici, psicoanalitici e neuroscientifici analizzati in un ottica storiografica, l’indagine proporrà un tentativo di “contaminazione dei saperi” attraverso la medicina, la teologia, le scienze giuridiche, economiche e sociologiche. Successivamente, attraverso uno sguardo sul giorno della società post-moderna, sarà proposto uno studio sulla “dissonanza cognitiva” che emerge dalle tensioni prodotte da fenomeni sociologici ancora all’alba come “l’altruismo” e i “migrantes” ed altri che ritardano a tramontare come il consumismo e la “persistenza dei comportamenti mafiosi”.

In ultimo sarà rivisitato il concetto di “Anthropocene” come storiografia del legame dell’uomo alla terra, dei suoi insediamenti dentro e fuori dal tempo, il design e le forme culturali dell’abitare gli spazi urbani e rurali e la capacità di percepirli come ambiente, paesaggio, luoghi sacri o profani.

L’oscillazione quotidiana dell’esistenza, tra il vivere lo spazio della propria dimora e quello socialmente condiviso dalle brevi traiettorie nomadiche nell’attraversare una strada, il quartiere, la piazza, il mercato rappresenta “l’engramma culturale” che giorno dopo giorno rimodella la nostra identità e caratterizza gli aspetti evolutivi dei comportamenti nelle società umane.

PROGRAMMA PRELIMINARE

VENERDI’ 7 SETTEMBRE 2012

S. Salvatore, Museo EtnoAntropologico

h 18.00

“Cerimonia di Apertura”

Saluto delle Autorità

“MANDANICI WELCOME”

h 18.30

SALVATORE NATOLI

“Lettura Magistrale”

LA FELICITA’

h 20.30

Monastero di S. Maria Annunziata

“SOUNDS and TASTES”

for HAPPINESS

Sonorità e sapori della terra

Sabato 8 settembre 2012

S. Salvatore, Museo EtnoAntropologico

h 10.00

L’Uomo e la modernità

Antropologia del pensiero, forme del comportamento contemporaneo e le cure

Chair

G. Vita, R. Motta, D. La Barbera

La felicità impossibile dell’uomo post-moderno D. La Barbera, C. Caprì

La felicità patologica: l’altra faccia della depressione F. Fischetti

Percezione di “sé” e benessere L. Baldari

Transizioni sinaptiche e dissincronie della modernità… dall’addormentamento al sonno fino al risveglio G. Mento

Il mito della felicità nella sofferenza psichica M. Allone

Le cure… il laboratorio terapeutico naturale G. Calapai

Vivere come un dio tra gli uomini: la felicità sana e la felicità malata C. Cedro

Le “cicatrici molecolari” della felicità` e della infelicità`: come si plasma epigeneticamente l’unità` mente-corpo con quello di cui si “nutre” Fortunato A. Ascioti

La meditazione… aspetti neurobiologici e terapeutici M. Aragona

“Storia dell’esistenza” in immagini, arti fotografiche Tanino Maricchiolo

“Fotogrammi sulla felicità”, cinematografia e memoria Serenella Sgroi

“Frammenti Mediterranei” a cura del Liceo Artistico “G. Basile”

“Poesia e felicità” Mario Carpo, Melina Scarcella

Donna e Felicità’, Felicità sul colore” Lucia Paguni, orientale sicula 7 punto arte

“Il Segno-Sogno mi guida” Loredana Di Biase

“La Stanza del Sogno”… uno spazio onirico Cecilia Caccamo

“Dream Atelier” forme e felicità in movimento Muschio e Miele

Sabato 8 settembre 2012

S. Salvatore, Museo EtnoAntropologico

h 17.30

Io e gli Altri

“Indagine intellettuale sull’Esistenza”

Dimensione biologica, evolutiva, sociale e filosofica dell’esistenza umana fra individualità e appartenenza alla specie

Chair

F. Romano, M. Ballistreri

M. Bolognari, V. Zafarana, Padre Alessio, P. Turiano, S. Piraro

Mitologie

Antropologia

Sociologia e Comportamenti

Spiritualità e Teologia

Legalità e Diritto

Economia

Letteratura e Poesia

G. Cotroneo

“ Lettura magistrale”

Una riflessione sull’altruismo

“Narrative del Mito e del Sogno sulla felicità”

Domenica 9 settembre 2012

S. Salvatore, Museo EtnoAntropologico

h 10.00

La casa greca come manifestazione dell’essere Giordana Marletta

Lettera sulla felicità di Epicuro: spunti per una riflessione Melina Prestipino

Felicità in tempo di crisi Olga Chiaia

Migrantes: una psiche tra felicità e nuda vita Giovanna Gioffrè

Visioni medievali: Arnaldo da Villanova interpreta un sogno di Federico II di Aragona

Roberto Motta

Storia di empathia e storia di cultura: dalla preistoria ad oggi John Onians

Domenica 9 settembre 2012

S. Salvatore, Museo EtnoAntropologico

h 17.30

“Anthropocene”

Storiografia del legame dell’uomo alla terra

Insediamenti Umani dentro e fuori dal Tempo

Design e Forme Culturali dell’Abitare

Chair

G. Falzea, S. Scuto

G. Tigano, G. Musolino, O. Micali, M. Caserta, R. Lione

La Dimora

La Strada

Il Quartiere

La Piazza

Il Mercato

Lo Spazio Sacro

Premio “Raoul Di Perri” 2012

Per la Scienza, l’Arte e la Cultura

Consegnano il Premio

il Prof. Giuseppe Vita, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze Micol, Carol, Derek, Luca e Caterina Di Perri

Letture… verso sera

G. Giordano

La Nuova Alleanza tra Uomo e Natura

G.Gembillo

Dove va la vita
 
 
PER INFO E ADESIONI:


LA PARTECIPAZIONE ALL'EVENTO E' GRATUITA
possibilità di soggiorno in strutture segnalate dagli organizzatori

domenica 12 agosto 2012

Un sacrario per Rodolfo Graziani


post di Francesca Gullotta


Segnalo questo articolo pubblicato sull'Unità di oggi, 12 agosto 2012. A Rodolfo Graziani la Regione Lazio sta dedicando un sacrario per 180 mila euro di spesa. Il merito dell'eroe? Sappiamo che fu condannato dallo Stato italiano nel 1948 a 19 anni di carcere, fu ritenuto criminale di guerra e collaboratore dei nazisti. Adesso merita certamente un monumento, secondo la Polverini: quel passato va cancellato, anzi  ancora meglio riscritto, cercando i veri eroi non tra i partigiani ma tra i repubblichini. Questa è la nuova storia. E intanto a scuola ogni anno celebriamo il Giorno della memoria, magari invitando la Polverini che fa puntualmente il suo intervento d'occasione....

di Roberto Rossi

Il raduno in Piazza San Sebastiano prima, la conferenza di Don Ennio Innocenti a seguire, e poi la deposizione di una corona di fiori presso la tomba, santa messa, intervento delle autorità, cena a buffet e, per finire, spettacolo musicale.
E tra le danze - una volta saziati anima e corpo - ieri sera ad Affile (comune della provincia di Roma, 1700 abitanti a 600 metri sul livello del mare) si è chiusa l’inaugurazione, all’interno del parco Radimonte, del sacrario dedicato al fu Maresciallo d’Italia e viceré d’Etiopia, Rodolfo Graziani.
Non proprio quel che si dice un eroe della Patria. Tutt’altro. Un generale fascista condannato dallo Stato italiano a 19 anni di prigione, collaborazionista dei nazisti, per un periodo ricercato come criminale di guerra dalla giustizia internazionale.
Una breve nota biografica, aiuterà a capire di più il personaggio. Graziani fu per tutta la vita un militare. Si fece tutte le guerre dell’epoca. Iniziò da quella di Libia, del 1911, per poi tuffarsi nel conflitto mondiale del ‘15-‘18 con il grado di capitano. Ma è stato in Africa che Graziani ha legato il suo destino. Nel 1921 venne inviato in Libia, quando la colonia era quasi totalmente sfuggita al controllo italiano. In Cirenaica era presente un forte movimento che reclamava l'indipendenza.

A guidarlo era il «leone del deserto», Omar al Mukhtar. In Libia Graziani sperimentò le stesse tecniche di repressione, trasferimenti coatti, massacri collettivi, che utilizzerà in seguito. Nel giro di qualche anno la Libia tornò sotto il controllo italiano, mentre Mukthar fu catturato e ucciso. Quando nel 1935 Mussolini, per coronare il suo sogno imperiale, aggredì l'Etiopia, Graziani tornò a dimostrare tutta la brutalità applicata in guerra usando in maniera sistematica e indiscriminata i gas.

Diventerà viceré d'Etiopia scalzando Badoglio. Fu uno dei periodi più tragici e sanguinosi per il popolo etiopico. Graziani fu responsabile di una persecuzione spietata, distrusse quasi interamente Addis Abeba, uccise migliaia di etiopici e massacrò la comunità copta vescovo compreso. Una volta terminato il conflitto, l'imperatore d'Etiopia, Hailé Selassié chiese che Graziani fosse inserito nella lista dei criminali di guerra e la United Nations War Crime Commission lo collocò al primo posto nella lista dei criminali di guerra italiani.

Ma non solo. Graziani fu anche, tra i militari, quello che nel 1944 si mise al fianco dei tedeschi sotto la guida del generale Albert Kesselring che comandava il fronte italiano. Con la fine del fascismo anche lui abbandonò il Duce alla sua sorte. Nel giugno del 1948 fu processato e condannato a 19 anni di reclusione, ma tra amnistie e condoni, 17 anni gli vennero cancellati. Il tribunale, come ricorda il sito dell'Anpi, argomentò che Graziani non era stato in grado, nonostante i bandi, le fucilazioni e i rastrellamenti, di incidere sulle decisioni del governo di Mussolini.

Ma egli non si smentì, aderì al Movimento sociale italiano di cui divenne presidente onorario lasciandolo solo alla fine dei suoi giorni. Questo era Rodolfo Graziani per il quale, a 67 anni dalla sua morte, è stato eretto un sacrario in un parco pubblico. Il comune di Affile, che lo scorso 26 maggio ha reso omaggio a Giorgio Almirante (ex segretario dell'Msi, nonché repubblichino, segretario del giornale Difesa della Razza e tante altre cose), con un busto scoperto nell’omonima piazza, ha motivato questa scelta annoverando Graziani tra i suoi concittadini celebri.

In realtà il Maresciallo, che nacque a Filettino (Frosinone) l'11 agosto 1882 e morì a Roma l'11 gennaio 1955, ad Affile passò solo alcuni anni della sua vita, andando a rifugiarsi nelle sue proprietà solo dopo essere uscito dal carcere. Ma al sindaco di Affine, Ercole Viri, poco importa. Tant'è che nel sito del Comune Graziani è ricordato come «uno dei protagonisti dei burrascosi eventi che caratterizzarono quasi mezzo secolo della storia italiana». «È come se – ha ricordato Esterino Montino consigliere regionale Pd del Lazio ­ in Germania in un qualche sperduto paese di un qualsiasi Land si facesse un monumento per ricordare Goering o Hesse». Con soldi pubblici tra l'altro. Perché il progetto di completamento del parco Radimonte la Regione Lazio ha stanziato 180mila euro. Soldi finiti per esaltare la memoria di un criminale di guerra.

sabato 11 agosto 2012

Da leggere: DOVE FINISCE ROMA di Paola Soriga


Perchè s'inizia la lettura di un romanzo dal titolo strano e di autore sconosciuto? E' capitato tante volte a ciascuno di noi di sentirci attratti da un'opera, cercare il libro per frenetica inarrestabile curiosità, tuffarsi nella lettura senza fermarsi fino ai ringraziamenti dell'ultima pagina, che già da soli dicono tanto su chi ha scritto e sul perchè ha scritto. Il perchè del nostro rapimento l'abbiamo capito solo dopo, a lettura ultimata.

Dove finisce Roma  l'ho "trovato" nelle parole di Corrado Augias durante la sua consueta trasmissione televisiva dedicata alla lettura. E' stata, la sua, quasi una consegna improrogabile. E aveva ragione, non esistono motivi per rimandare questo viaggio tra storia, fantasia, sentimenti.  Paola Soriga è al primo lavoro, giovane donna sarda che dice molto di sè nelle ultime righe dei ringraziamenti conclusivi: "Grazie a tutti quelli che hanno voluto raccontare la Resistenza e i cui lavori sono stati la base di questo romanzo, e soprattutto grazie a chi l'ha fatta, e a chi la fa ogni giorno ancora". Dall'epilogo fuori racconto scaturisce il motivo della sua scrittura agile, ricca, sapiente.
Il resto si scopre leggendo la solo in parte fantasiosa vicenda di bambini e ragazzi che crescono nella Roma della Resistenza eppure nulla o poco sanno della grande storia che sta per essere costruita nel nostro Paese fino a quando non cambiano completamente le loro vite.
Pubblicato solo da pochi mesi, se non lo trovate in libreria potete acquistarlo on line. Poi leggetelo tutto d'un fiato, senza fermarvi. Un alfabeto di sentimenti, con parole nuove eppure così antiche, vi attende. Buona lettura!






Nella grotta canta a voce bassa per sentire almeno la sua voce, per non addormentarsi di nuovo, per darsi un po’ di forza, non pensare all’umido che le entra nelle ossa, non pensare all’odore della pelle che non lava da tre giorni. Smettere di chiedersi perché faccio questo perché facciamo questo cos’altro dovrei fare o potrei fare». Dove finisce Roma di Paola Soriga racconta una storia di bambini nella realtà adulta della guerra.

Ida è bambina quando arriva a Roma con la sorella fresca sposa a un ragazzo che lavora al ministero, è bambina quando conosce Rita che ha la sua stessa età ma i ricci e il seno di una donna, è sempre bambina quando marina la scuola per andare in giro per Roma, in un sabato fascista qualsiasi con Micol, per guardare le chiese, è ancora bambina quando comincia a collaborare, come staffetta, con le brigate partigiane che, in un’aria sottile da fortezza Bastiani, guardano verso Ponte di Nona, in attesa che gli americani giungano e liberino tutti.

I giovani nascosti nelle case, le donne strette in cucina senza più filo nemmeno per rammendare, gli uomini che chissà dove sono andati a finire dopo la mattina in cui i tedeschi se li sono portati via in pigiama. Restituiscano una specie di normalità. Il racconto di Ida, comincia in un sussurro, non col rumore delle bombe che pure sono cadute, non con «le voci disperate delle madri che sono tutte uguali» e nemmeno coi passi concitati della fuga o dell’inseguimento. Ida se ne sta, ferma, appiattita dentro un tunnel di tufo, pensa che qualcuno l’abbia vista, che possano prenderla perché qualcun’altro ha parlato, pensa che se la prendessero potrebbe parlare lei pure.

Così sta nascosta, e nel buio che piano piano le si fa placenta attorno, buio interrotto da Rita che le porta cibo, e da Antonio che un giorno l’ha portata alla trattoria e poi in bicicletta, e pure sottoterra l’ha trovata, racconta la liberazione. Solo che quando la guerra finisce, la giornata sembra qualsiasi, e la normalità irrompe ancora in un sussurro, affannato. «Le dice mi sposo, all’improvviso, ed è nervoso e sudato e quando lei fa per avvicinarsi ancora, lui cambia faccia». Se la guerra è una cappa scura che copre persone e cose, confonde i sentimenti buoni e inspessisce quelli cattivi, allora il posto per raccontarla è proprio una grotta. Il posto una eco. Tempo fermo, luce che manca, rumori che rimbombano, prossimità con i morti propri e quelli altrui.

Paola Soriga, in un italiano struggente, liquido sia nel continuo e preciso cambio di soggetto narrante, di tempo verbale, di dialetto o tono dialettale utilizzato, sia nella punteggiatura essenziale, esatta e musicale, narra il racconto degli ultimi giorni della resistenza a Roma, della fine della guerra e delle illusioni d’amore di Ida. Ida che è venuta dalla Sardegna e che è entrata nella resistenza perché «l’antifascismo è per natura», che ha già perso più uomini e donne di quelli che avrebbe potuto conoscere, se non proprio avere.

Come ne Il cielo è rosso di Giuseppe Berto (Longanesi, 1948) la guerra che pure è paura e perdita risuona come la grande avventura toccata in sorte a tutte quelle fasce sociali che non avevano opportunità di un altrove qualsiasi da aggettivare esotico o appena nuovo. «Se davvero è finita questa guerra pianto una mimosa dietro il cancello». Dove finisce Roma comincia il giardino di un romanzo con una lingua fiorita e una storia che consente a chi legge di vivere una giovinezza reale eppure inventata. Questo è il giardino.