Per capire meglio le questioni di diritto e competenza giuridica ma anche di comportamento auspicabile in casi delicati non previsti dal dettato costituzionale, consiglio di leggere l'analisi puntuale di Gustavo Zagrebelsky, presidente nel 2004 della Corte Costituzionale e giurista finissimo, pubblicata su Repubblica del 17 agosto. Zagrebelsky si esprime, con l'equilibrio dell'uomo di legge e la saggezza del cittadino accorto, sulla questione delle intercettazioni (involontarie) del presidente Napolitano da parte dei giudici di Palermo, sulla sua successiva richiesta alla Consulta e la prevedibile risposta, ancora in sospeso, della stessa.
Chi sta dalla parte della ragione? E' vero che la Costituzione prevede questa "protezione" del capo dello Stato? E' possibile invocare, da parte di chi questa carica detiene pro-tempore, misure di protezione a carattere "ereditario", quasi si trattasse si istituzione monarchica? Esiste una flessibilità interpretativa della Costituzione? Quali i suoi margini?
La riflessione si apre richiamando l'eterogenesi dei fini dell'agire umano, ovvero quell'agire che scaturisce certo dalle nostre intenzioni ma le cui conseguenze si definiscono anche in seguito ad altri fattori concomitanti o confluenti non legati al nostro volere o all'intento personale.
E tuttavia, pur non avendo responsabilità totale di ciò che involontariamente dal volere iniziale scaturisce, ognuno di noi si porta dietro il comportamento adottato nelle varie fasi dello sviluppo dell'evento. Di questo ciascuno è assolutamente responsabile, e a questo il giurista fa appello rivolgendosi al Presidente della Repubblica, con la ripetute domande, quasi retoriche, che chiudono il suo intervento.
Una lezione di diritto costituzionale e di saggezza politica
di Gustavo Zagrebelsky
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