martedì 18 dicembre 2012

Un compleanno importante


Approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, promulgata dal Capo provvisorio dello Stato il 27 dicembre 1947,  entrata in vigore il 1° gennaio 1948




festeggeremo tra pochi giorni il 65° compleanno della


COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA


Iniziando dai

PRINCIPI FONDAMENTALI

ART.1

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.


BENIGNI LEGGE L'ARTICOLO 1


Rinnovare la Costituzione per risolvere la crisi politica del Paese?
Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky  afferma che la crisi non va attribuita alla Costituzione, cercandone così la soluzione nella sua modificazione.  E precisa:
"La prima riforma di cui abbiamo bisogno è il rinnovamento civile.
La Costituzione, senza di ciò, è solo un falso obiettivo"

 Dobbiamo dunque ripartire dall'articolo 54:

Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore





giovedì 13 dicembre 2012

L'AUTUNNO CALDO DEL 1969


Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, il 12 dicembre 1969, alle 16.37 una bomba esplode a Milano nella Banca Nazionale dell'Agricoltura. Il bilancio è terribile: 14 i morti, 87 i feriti; tre non sopravviveranno. Nel giorno dei funerali si diffonde la notizia che uno dei fermati, l'anarchico Giuseppe Pinelli, è morto durante gli interrogatori. Ci vorranno 40 anni per iscrivere nelle parole del presidente Napolitano il suo nome come diciottesima vittima della strage, che introdusse la lunga stagione del terrorismo e dei misteri d'Italia.

Per saperne di più sull'AUTUNNO CALDO del 1969, l'Italia delle fabbriche, il movimento degli studenti,  la stagione del terrorismo in Italia segnaliamo il dossier di Repubblica con foto, filmati, interviste, cronologie, pagine di giornale.






 
"Ieri a Milano c'è stato un funerale popolare, come era giusto" raccontava Giorgio Bocca ai lettori del Giorno dopo il funerale delle vittime. E aggiungeva: "Da piazza del Duomo a piazza Castello i visi, gli abiti, gli atteggiamenti erano quelli della Milano umile ma non servile che lavora nelle fabbriche, negli uffici nei negozi e che sbuffa".

mercoledì 12 dicembre 2012

UNDICI


UNDICI sono i principi fondamentali della nostra Costituzione repubblicana (manca solo il dodicesimo, dedicato al tricolore) a cui Shel Shapiro si ispira per questa canzone accompagnata da immagini di forte efficacia che ci ripetono con fermezza il valore della democrazia ma con altrettanta crudezza ci ricordano come  lo scopo del  testo costituzionale sia ancora per gran parte disatteso.

Perchè l'interprete inglese ha deciso di raccontare in musica i primi undici articoli della Costituzione italiana? "Io, straniero diventato italiano, ho pensato a questo progetto per i ragazzi, anche loro devono capire - come dice l'articolo 1- che la sovranità appartiene al popolo". In una società dove l'individualismo prende sempre più il sopravvento, l'invito al pensiero plurale e alla dimensione collettiva aiuta a ritrovare identità ed appartenenza.







Repubblica.it mette on line


Leggiamo attentamente queste pagine così preziose per la nostra convivenza perchè, come diceva Socrate,

"esiste un solo bene, LA CONOSCENZA
e un solo male, L'IGNORANZA"

Facciamo sempre di questa conoscenza una guida per il nostro agire
 perchè la vera quotidiana democrazia siamo tutti noi
nessuno escluso



LEGGI SU REPUBBLICA


lunedì 10 dicembre 2012

12 dicembre 1969: la strage di Piazza Fontana



Qualche settimana fa, passando a Milano davanti alla Banca dell'Agricoltura, alle spalle del Duomo, rivedo la grande targa dedicata alle 17 vittime della strage del 12 dicembre 1969. Mi fermo, è una pausa dovuta.
  Penso a quanta gente corre ogni giorno per quelle vie senza farci più caso, a tutti quei giovani che ancora ignorano la tragedia di quel giorno. Penso a quanto ancora poco si sappia delle trame oscure (e oscurate) del periodo dello stragismo in Italia.
Mi assale una grande tristezza, per il tempo trascorso senza la necessaria verità, senza neanche il conforto della giustizia. 
Il mio passo riprende, più lento, carico di un pesante dolore.

E' da quel giorno che  penso che bisognava parlarne in questo blog.

Il sonno della ragione genera mostri, ci disse Goya qualche secolo fa.
Alimentiamo sempre la nostra conoscenza perchè ricadere nel baratro è, ahimè, molto più facile di quanto si possa pensare



COSA AVVENNE QUEL GIORNO





sabato 24 novembre 2012

Incontro con Farid Adly


L’Associazione Culturale L’Agorà di Giarre propone un incontro
con il giornalista libico Farid Adly sul tema:
La primavera araba: il caso della Libia.



 
Farid Adly è un giornalista libico che dagli anni universitari risiede in Italia. Collabora con diversi giornali tra cui il Corriere della Sera e il Manifesto. Negli anni Settanta ha fondato a Milano il periodico dedicato al Medio Oriente Al-Sharara (La Scintilla). Ai tempi dell'Università è stato il Presidente del Movimento degli Studenti Libici in Europa (GULS). Nel 1980 ha fatto la storica esperienza pionieristica della trasmissione di Radio Shaabi, la trasmissione in lingua araba realizzata da Radio Popolare. E’ direttore dell’agenzia stampa bilingue ANBAMED (sta per Anba', notizie in arabo e Med, contrazione di Mediterraneo), fondata nel 1999 come servizio stampa bilingue in italiano e arabo, con lo scopo di fare da ponte di comunicazione tra i mondi dell'informazione e dell'economia delle sponde del Mediterraneo. Durante la guerra in Iraq ha collaborato con il Corriere della Sera, ottenendo un forte apprezzamento di pubblico e di critica. Solidarietà, difesa dell'ambiente e multiculturalità sono stati i campi che ha seguito da vicino, sia nel suo impegno professionale che in quello sociale. Nel 2005 ha ricevuto minacce di morte di stampo mafioso per aver denunciato all'opinione pubblica le discariche abusive nei torrenti Inganni e Furiano, nel comune di Acquedolci. Ha partecipato alla fondazione del circolo ARCI "A. C. Mediterraneo" - Casa delle Culture, con l’impegno di realizzare un “Campo Solidarietà” per raccogliere fondi a favore delle adozioni a distanza di bambini e bambine palestinesi. E’ stato ospite come opinionista e conoscitore dei fatti alla trasmissione “L’Infedele” del 21 febbraio 2011. Ha pubblicato saggi, racconti e poesie, in italiano e arabo. È l’autore del libro La rivoluzione libica (Edizioni Il Saggiatore- 2012). Nel libro Farid Adly tenta di dare un volto agli eventi fatidici e agli scontri armati che hanno portato alla caduta del regime di Gheddafi riflettendo sugli interrogativi posti dalla rivoluzione libica, analizzando anche il ruolo e il coinvolgimento delle potenze straniere negli affari della famiglia Gheddafi. Pur non essendo cittadino italiano, ha sempre vissuto intimamente il legame con la società che lo ha circondato dando, con il suo comportamento e l’impegno civile, profondo significato al termine di cittadinanza, non tralasciando per questo le sue battaglie per uno sviluppo democratico del suo Paese (di cui mantiene la cittadinanza).
Oggi vive ad Acquedolci, in provincia di Messina, con la sua famiglia.


L'INCONTRO CON FARID ADLY si terrà
martedì 27 novembre ore 17,00
presso la sede de L’Agorà, Via Carolina,192-Giarre



Nella mattinata di martedì 27 novembre Farid Adly incontrerà al Liceo Leonardo alcune classi nell'ambito del progetto Dialogo interculturale coordinato dal prof. Raffaele Carbonaro.

Gli studenti non inseriti nel progetto del Leonardo potranno comunque incontrare Farid Adly nel pomeriggio presso la sede L'Agorà.


 


mercoledì 21 novembre 2012

25 novembre, non più violenza alle donne


"Negli ultimi anni, in diversi consessi internazionali, lo Stato italiano è stato fortemente redarguito dalle Nazioni Unite per il suo scarso e inefficace impegno nel contrastare la violenza maschile nei confronti delle donne. ”
"Nel 2012 l’Italia è scesa dal 74° all’80° posto – dopo il Ghana e il Bangladesh – nella classifica del Gender Gap Report sulla condizione della donna nel mondo, stilata dal World Economic Forum"



Questo messaggio accompagna l'iniziativa del Comitato NO MORE VIOLENZA  nella presentazione della Convenzione nazionale contro la violenza maschile sulle donne – femminicidio

Non è più possibile ignorare quella che sta diventando una vera
emergenza umana, sociale e civile.

In occasione dell'appuntamento internazionale indetto dall'ONU per il 25 novembre, dedicato alla condanna della violenza di genere,  le associazioni italiane e le istituzioni locali organizzano una serie di iniziative di sensibilizzazione: spettacoli, seminari, corsi, fiaccolate e anche screening gratuiti dello stato di salute.

Aderisci  alla Convenzione e alle iniziative promosse nel territorio  che trovi nella sezione appuntamenti


Segui tutti i progetti nazionali e delle scuole per le PARI OPPORTUNITA' attraverso il


venerdì 16 novembre 2012

I valori della Costituzione




"Intorno a noi, vuoto politico. Ci voleva tanto a capire che la tecnica non basta a governare un Paese? Il governo tecnico poteva essere una medicina, ma la parola avrebbe dovuto riprendersela al più presto la politica. Ci voleva tanto a immaginare il logoramento che si sarebbe determinato: astensionismo, violenza, rifugio in forme di protesta elementari, prepolitiche? Siamo ancora in tempo per riprendere in mano politicamente la situazione, o non siamo più in tempo? Questa è la domanda". C'è preoccupazione nella riflessione di Gustavo Zagrebelsky. Nel "Manifesto di Libertà e Giustizia", da lui appena elaborato, viene indicata una possibilità, singolarmente consonante con quanto scrive Salvatore Settis nel suo ultimo libro che porta il sottotitolo "ritornare alla politica, riprendersi la Costituzione".




leggi l'intervista a Gustavo Zagrebelsky su Repubblica, 16 novembre 2012

sabato 10 novembre 2012

Le ferite aperte degli "anni di piombo"

Walter Tobagi è stato ucciso a Milano il 28 maggio 1980, gli hanno sparato alcuni membri di una formazione terroristica di sinistra, la "Brigata XXVIII marzo".  Tobagi era un giornalista del Corriere della Sera, uno storico e il presidente del sindacato dei giornalisti lombardi; quando è morto aveva trentatre anni, il figlio Luca sette, la figlia Benedetta tre.





Un paio di anni fa Benedetta Tobagi ha dedicato al padre un forte delicato bilancio dell'anima, Come mi batte forte il tuo cuore. Sugli assassini degli anni di piombo, di cui la sua famiglia fu una delle tante incolpevoli vittime, Benedetta ripropone lo stesso giudizio di Olga D'Antona, vedova del giuslavorista assassinato nel 1999: "sono così pateticamente inadeguati all'enormità del male che hanno compiuto". E' mancata quasi sempre la consapevolezza totale del dolore inflitto agli altri per potere trovare una strada nuova. "Il protagonismo di molti ex terroristi, i ragionamenti ancorati a vecchie logiche, a rappresentazioni falsate dell'Italia, i loro occhi, dicono che spesso questo passaggio non c'è, e nemmeno il riconoscimento. A questa ferita, in Italia si somma il problema che spesso alle vittime è mancato persino un riconoscimento sociale, con la ribalta occupata da ex terroristi trattati come esperti, ribelli coraggiosi o addirittura maestri".

Raccontare significa resistere e resistere significa preparare le condizioni per un cambiamento, ha scritto Roberto Saviano. E' quanto  si propone Benedetta Tobagi, con il suo "conservare tracce di vita per capire e raccontare". Dall'altra parte, quella dei responsabili,  nota l'autrice con dolore e parole amarissime, questo cambiamento come consapevolezza del dramma di anni terribili per maturare una diversa coscienza civile forse non c'è mai stato.

Il testo aiuta a capire il senso autentico della memoria storica, quando non si cade in revisionismo giustificazionistico, prassi ahimè molto diffusa nel nostro Paese.












mercoledì 24 ottobre 2012

NEET, il dramma della generazione senza studio e lavoro





I nostri giovani non sono choosy, come incautamente sono stati definiti dal ministro del lavoro. In Italia non si fanno capricci tra i giovani, la gran parte ormai accetta di tutto pur di fare qualcosa, anche con laurea e master in tasca.
Il dramma vero oggi è rappresentato dai NEET. Non lavorano e non studiano, non fanno neanche uno stage. Sono i Neet, Not in Education or in Employment Training. Nel nostro Paese sono due milioni, un ragazzo su quattro se si considera la fascia d'età tra i 15 e i 29 anni. Diventano più di tre milioni, uno su tre se si arriva fino ai 34. Soprattutto donne del Mezzogiorno con un basso livello di istruzione, ma anche diplomati e laureati. Tutti "condannati a consumare senza il diritto di produrre".
Il nuovo allarme sociale annuncia che nel 2020 avremo 18 milioni di laureati in meno, con gravissime conseguenze per il ricambio generazionale nei quadri specializzati dello stato. Tantissimi inoltre stanno lasciando l'Italia, partono per lo studio ma poi si fermano fuori perchè lì trovano lavoro reale.

A questa realtà bisogna guardare, a questi giovani bisogna dare prospettive se vogliamo un futuro per un paese dignitoso e capace di procedere da solo.



sabato 20 ottobre 2012

Stop al femminicidio






Scrive oggi su Repubblica Adriano Sofri: "Per registrare il passaggio della centesima donna assassinata nell'anno la sorte ha scelto due sorelle ragazze 1, la minore che fa da scudo all'altra e muore al suo posto. E un assassino di 22 anni, che va a cercarle con il coltello in tasca, e prima ha pubblicato sulla sua pagina di Facebook, in una cornice colorata riempita di angioletti e cuoricini, parolette sulla "perdita di qualcuno che ami".





E' l'ennesimo drammatico caso di FEMMINICIDIO in Italia, la centesima donna assassinata dall'inizio dell'anno, una cifra incredile. 
 "I nomi, l’età, le città cambiano, le storie invece si ripetono: sono gli uomini più vicini alle donne a ucciderle. Le notizie li segnalano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, gelosia. La cronaca li riduce a trafiletti marginali e il linguaggio le uccide due volte cancellando, con le parole, la responsabilità. E’ ora invece di dire basta e chiamare le cose con il loro nome, di registrare, riconoscere e misurarsi con l’orrore di bambine, ragazze, donne uccise nell’indifferenza. Queste violenze sono crimini, omicidi, anzi FEMMINICIDI. E’ tempo che i media cambino il segno dei racconti e restituiscano tutti interi i volti, le parole e le storie di queste donne e soprattutto la responsabilità di chi le uccide perché incapace di accettare la loro libertà.
Scrivono ancora le donne del Comitato promotore della petizione MAI PIU' COMPLICI: " E ancora una volta come abbiamo già fatto un anno fa, il 13 febbraio, chiediamo agli uomini di camminare e mobilitarsi con noi, per cercare insieme forme e parole nuove capaci di porre fine a quest’orrore. Le ragazze sulla rete scrivono: con il sorriso di Vanessa viene meno un pezzo d’Italia. Un paese che consente la morte delle donne è un paese che si allontana dall’Europa e dalla civiltà.
Vogliamo che l’Italia si distingua per come sceglie di combattere la violenza contro le donne e non per l’inerzia con la quale, tacendo, sceglie di assecondarla"

Il Comitato propone una petizione da firmare perchè non è possibile più tollerare, aspettare, dimenticare


Tocca a tutti,  uomini e donne, adulti e ragazzi, educatori e studenti, attivarsi da subito per scrollare energicamente questa società malata che non riconosce più la dignità dell'essere umano e la dialettica di genere come suo fondamento.




scadenza 10 novembre 2012




sabato 13 ottobre 2012

Nobel per la pace 2012 all'Unione Europea


La notizia del  premio Nobel per la Pace assegnato all'Unione europea ad Oslo un paio di giorni fa, ha trovato ampio spazio su tutti i giornali di ieri, accompagnata da espressioni di piacevole sorpresa di alcuni ma anche dal disappunto di altri.




DAI GIORNALI

Sorpresa, l'Unione europea ha ricevuto ieri il premio Nobel per la pace, suscitando una generale reazione di orgoglio. Molti hanno salutato i successi del passato, tralasciando per un attimo le difficoltà del presente Il comitato norvegese del Premio Nobel, presieduto dall'europeista convinto Thorbjoern Jagland, ha attribuito il premio Nobel per la pace 2012 all'Unione europea per «aver contribuito per sei decenni all'avanzamento della pace e della riconciliazione, la democrazia e i diritti umani in Europa». Il processo di integrazione è nato all'indomani della guerra con un piccolo gruppo di sei Paesi. Oggi gli stati membri sono 27, sui due lati dell'ex cortina di ferro.

Al di là delle divisioni, delle tensioni e dei pregiudizi, soprattutto in questi ultimi anni, l'Unione è uno straordinario esperimento nel quale gli stati hanno messo in comune i loro destini e accettato in larga misure una cessione della loro sovranità. Per molti versi, l'Unione è solo un esempio del modo in cui il continente si è unificato nel corso degli ultimi venti secoli. L'Europa di oggi ha ha le sue radici anche nelle battaglie di Giulio Cesare o nelle istituzioni di Carlomagno.

   Il Sole 24 ore 


  DEMOCRAZIA - Il comitato ha deciso di premiare l'Ue per l'impegno per la democrazia e per i diritti umani   «L'Ue e i suoi predecessori hanno contribuito per più di 60 anni alla pace e alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani», ha detto il presidente del comitato Thorbjoern Jagland. «L'Unione e i suoi membri per oltre sei decenni hanno contribuito al progresso della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa», si legge nel testo di assegnazione del premio Nobel per la pace all'Ue.

RICONCILIAZIONE - «Durante gli anni della guerra, il comitato norvegese per il Nobel ha assegnato il riconoscimento a persone che hanno lavorato per la riconciliazione tra Germania e Francia» ha continuato il testo letto dal presidente Thorbjoern Jagland. «Oggi un conflitto tra Berlino e Parigi è impensabile. Ciò dimostra come, attraverso sforzi ben mirati e la costruzione di una fiducia reciproca, nemici storici possano divenire partner». Citando l'entrata nell'unione, negli Anni '80, di Grecia, Spagna e Portogallo e la Caduta del Muro di Berlino il testo con le motivazioni dell'assegnazione del premio ricorda come tutto ciò abbia reso possibile l'ingresso a numerosi Paesi dell'Europa centrale e orientale, aprendo una nuova era nella storia d'Europa. E la fine delle divisioni tra Est e Ovest. «L'Ue sta affrontando una difficile crisi economica e forti tensioni sociali» si legge ancora. «Il Comitato per il Nobel vuole concentrarsi su quello che considera il più importante risultato dell'Ue: l'impegno coronato da successo per la pace, la riconciliazione e per la democrazia e i diritti umani.


CONTINENTE DI PACE - Il ruolo di stabilità giocato dall'Unione, secondo il comitato per il Premio Nobel, «ha aiutato a trasformare la gran parte d'Europa da un continente di guerra a un continente di pace». Il lavoro dell'Ue rappresenta la «fraternità tra le Nazioni «e costituisce una forma di "congressi di pace" ai quali si riferiva Alfred Nobel nel 1895 come criterio per il premio Nobel per la pace».


TWITTER -Immediato il commento del presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz che in un messaggio su Twittere si è detto «commosso e onorato» ha scritto: «La riconciliazione è ciò che l'Unione Europea è. Può servire come fonte di ispirazione». Sempre sul social network si è espresso il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso: «un grande onore per l'intera Unione europea e per tutti i 500 milioni di cittadini». L'assegnazione del premio Nobel è per il cancelliere tedesco, Angela Merkel «un incoraggiamento agli sforzi per la pace».

Corriere della Sera, 12 ottobre 2012


Non tutti però concordano
"Il Nobel all'Unione europea, quando Bruxelles e tutta l'Europa stanno collassando nella miseria. Il prossimo cosa sarà? Un oscar a Van Rompuy?" ironizza l'euroscettico olandese, Geert Wilders. Stesso registro per Nigel Farage, a capo del britannico Independence Party: "è una disgrazia totale", ha detto, "e porta discredito al premio Nobel".

Norvegia: congratulazioni, ma il nostro ingresso non è in agenda. Ad attribuire il premio all'Unione europea è stato un Paese che finora ha deciso di rimanerne fuori. E se i membri Comitato norvegese hanno votato il riconoscimento all'unanimità, i loro concittadini sono rimasti sempre stati divisi sulla questione e in due referendum, nel 1972 e nel 1994 hanno votato contro l'adesione all'Ue. Dal premier norvegese Jens Stoltenberg sono arrivate congratulazioni alla Ue, ma l'ingresso nell'Unione, ha ribadito, "non è nell'agenda di Oslo". Felicitazioni, quindi, ma strettamente separate dalle relazioni tra Ue e Norvegia.

la Repubblica, 12 ottobre 2012


venerdì 5 ottobre 2012

La Sicilia di Sciascia



E' possibile presentare la Sicilia di ieri e di oggi attraverso gli studi e l'impegno di un autorevole, e per questo spesso considerato scomodo, esponente della cultura italiana?

E' quanto ci propone Francesco Virga nel suo saggio La Sicilia di Leonardo Sciascia, offrendoci con le parole e le riflessioni dello scrittore di Racalmuto uno spaccato di forte impatto socio-culturale. La denuncia dell'omertà e dell'ipocrisia, la difesa dei più deboli e dei salinari, una visione del cattolicesimo rigorosa e pura( quasi eretica se confrontata con quella degli alti prelati), la scelta dell'impegno "aperto e problematico" che non si specchia in un dettato ideologico ma nell'humanitas che ha intorno: le parole di Sciascia sono pietre e colpiscono anche- e soprattutto- chi cerca di celarsi dietro poteri e ruoli istituzionali in un paese "con poveri troppo poveri e ricchi troppo ricchi".

Un saggio di profonda attualità che aiuta a capire geografie umane e microuniversi culturali con analisi ferma e chiara, senza cadere in stereotipi o ideologismi.



"Il fallimento dell'autonomia regionale si può senz'altro attribuire al fatto che è stata intesa e maneggiata come un privilegio, una franchigia, che lo Stato italiano, sotto la pressione del movimento separatista, concedeva alla classe borghese-mafiosa(...)"





di Francesco Virga

giovedì 4 ottobre 2012

Murales a Linguaglossa



Alessandra Catalano e Rosita Cipolla ci hanno inviato una foto scattata a Linguaglossa. Dietro, un murales dedicato ai 150 anni di unità d'Italia....proprio bello, grazie ragazze!


sabato 29 settembre 2012

Quale futuro? Eccolo nei documentari di Salina

Se il cinema è specchio di una società e dei suoi problemi, il Salina Doc Fest lo è in modo particolare perchè rischiava di non partire per la crisi economica in atto e solo la buona volontà ha salvato una manifestazione che tiene il polso del reale e sa leggere il presente. 

 
SALINA- La resistenza oggi passa dalla cultura, e l’edizione appena conclusa del SalinaDocFest, giunta al sesto appuntamento, è uno degli esempi di questa volontà, come racconta Giovanna Taviani, direttrice artistica: «Quest’anno il festival è stato salvato da tanti professionisti, amici, dalla gente del posto che ha sostenuto questo appuntamento, una grande prova d’affetto. Da parte nostra, abbiamo cercato e proposto la qualità».

Tanti gli appuntamenti, le anteprime, le presenze, come quella di Emma Bonino, che si è impegnata per la valorizzazione del Salina Doc Fest, i concerti di Edoardo Bennato e Enzo Grananiello. Il tema del concorso nazionale di questa edizione “Quale futuro?” ha avuto come vincitore del Premio Tasca d’Almerita il film “Le cose belle” di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, ambientato in una Napoli in cui il tempo non esiste, attribuito dalla giuria formata dalla scrittrice Lidia Ravera, dal direttore del Fid Marseille Jean Pierre Rehm, dai registi Gianfranco Rosi e Daniele Vicari, che hanno rispettivamente presentato i loro film “Boatman” e “La nave dolce”. Tra i siciliani, la palermitana Rossella Schillaci ha vinto il Premio del Pubblico con “Il limite”, (prodotto da Clac), storie di pescatori, tra solidarietà, solitudine e speranza, mentre la catanese Cinzia Castanìa ha presentato "Mineo housing", storia della base Nato trasformata in un centro di prima accoglienza. Fuori concorso, dopo la Mostra del cinema di Venezia, Costanza Quatriglio ha presentato “Terramatta”, affresco di immagini e parole per raccontare la storia di Vincenzo Rabito, narratore analfabeta del Novecento.
A conclusione del festival, ieri sera in piazza Beppe Fiorello ha commentato: «Il documentario è davvero popolare, non c’è fiction. Racconta alla gente la realtà. Per questo sono stato felice di accettare l'invito di Giovanna Taviani, la direttrice, per esserle vicino in questo momento di grande difficoltà, per la cultura e per la Sicilia». Paola Nicita, Repubblica 24 settembre 2012

mercoledì 26 settembre 2012

Legge anticorruzione, subito


Pubblichiamo l'appello del quotidiano La Repubblica per avere al più presto la legge anti corruzione. Non passa giorno senza la scoperta di un nuovo malaffare da parte di politici e responsabili di  imprese pubbliche. La misura è colma: non possiamo accettare sacrifici, disoccupazione, la nuova emigrazione dei giovani mentre nelle amministrazioni locali e nazionali si spreca denanro pubblico e si perpetuano comportamenti corrotti e collusi. FIRMIAMO l'appello, facciamo sentire la nostra voce.






"Ormai è una questione di decenza, e anche di sopravvivenza. La legge anti corruzione non può rimanere ostaggio di una destra allo sbando, arroccata nelle paure personali del suo leader, politicamente suicida al punto da non avvertire l'urgenza assoluta di mettere il nostro sistema al passo con l'Europa: ma anche, e soprattutto, con la sensibilità acutissima del Paese, che non tollera più abusi e furbizie.
La cintura di illegalità corruttiva che soffoca l'Italia e la sua libertà tiene lontani gli investimenti stranieri, penalizza le imprese, altera il mercato. Ma soprattutto pesa sul sistema per 60 miliardi all'anno, una cifra enorme che è il segno dell'arretratezza del Paese e del condizionamento di una diffusa criminalità quotidiana.
A tutto ciò si aggiungono l'uso disinvolto del denaro pubblico e gli sprechi del sistema politico. Lo scandalo della Lombardia, con le vacanze pagate al presidente Formigoni da un faccendiere della sanità, e la vergogna del Lazio, con cifre da capogiro intascate dai consiglieri regionali per spese private, fanno ormai trabocca il vaso. Ieri Napolitano ha definito la corruzione "vergognosa", il giorno prima Monti aveva denunciato "l'inerzia" della destra.
Ora non ci sono più alibi. Il governo non può fare il notaio delle inerzie altrui: vada avanti con forza e il Premier chieda al Parlamento di approvare subito la legge. Chi non la vuole, se ne assuma la responsabilità. E l'opinione pubblica faccia sentire la sua voce. Il cambiamento può cominciare qui, oggi.

 EZIO MAURO





"La ostacola chi teme, se condannato per reati gravi, di non poter più essere candidato o ri-candidato. Gli mette sabbia negli ingranaggi chi, nella pubblica amministrazione, è abituato a gestire la macchina dello Stato senza rispettare le regole e a sfruttarla per interessi personali. Non vuole che sia approvata chi ha guadagnato fior di milioni di euro con gli arbitrati, magistrati d'ogni categoria in primis. Ne parla male chi, tra i giudici, è fuori ruolo da più di dieci anni, guadagna il doppio dello stipendio, e rischia invece di dover fare subito le valigie. La odiano tutti i potenziali incriminati per reati come l'abuso d'ufficio, il peculato (vedi Fiorito), la concussione, la corruzione in genere e quella più grave nei confronti delle toghe perché le pene schizzano in avanti. Cercano di fermarla gli imprenditori penalmente sporchi che si vedrebbero da un giorno all'altro tagliati fuori dalla grande torta degli appalti pubblici." (Liana Milella)

martedì 25 settembre 2012

L'esordio di Huffington Post




"Duecento persone (189 ,per la precisione, a questo momento) hanno accettato di tenere un blog per noi, l'Huffington Post Italia. Hanno accettato prima ancora di vederci all'opera, e di poter giudicare il lavoro che faremo. Un atto di incredibile fiducia. Risultato della condivisione di una idea: che è maturo il tempo per aprire uno spazio pubblico di confronto e scontro che includa la massima diversità - di opinioni politiche, di status sociale, di genere, di classe, di fede"

Così presenta il nuovo media  la direttrice Lucia Annunziata.
Uno spazio diverso  per informare in Italia di politica ed economia ma anche di comunicazione ed impegno sociale attraverso il contributo di blogger di varia provenienza che parlano di realtà non sempre messe in evidenza dai media tradizionali.
Questa la scommessa del nuovo Huffington Post da ieri on line.


Precisa ancora Annunziata:
"Questi duecento blogger (e intendiamo far crescere questo numero) sono uomini e donne di destra e di sinistra, religiosi e non, attivisti dei movimenti e intellettuali solitari, gente delle professioni, gente con orientamenti sessuali diversi, leaders politici e operai che tengono con le unghie e con i denti il loro posto nelle fabbriche, personaggi conosciutissimi e perfetti sconosciuti, giovani che faticano a tirare avanti, e giovani che studiano in prestigiose università all'estero. C'è anche una suora.

Nella totale diversità, c'è però un elemento comune, che è poi il criterio su cui noi stessi orientiamo le nostre scelte: ognuno di loro conta non per i suoi titoli, ma perché la sua voce si "ascolta", ha una sua unicità, muove qualcosa. Questa lista è per noi già, in sé, una mappa della società in cui viviamo, le dinamiche oggi in corso. Tra vecchio e nuovo, fra idee e bisogni, fra quel che cade, quel che nasce e quel che si rivela solo illusione. Mappa aggiornata, e da aggiornare continuamente"






domenica 23 settembre 2012

L'alba del Novecento




Per quanto si dica e si ripeta sempre che l'ultimo secolo è stato catastrofico e segnato da indicibili sofferenze, non possiamo sorvolare su un altro importante- e finalmente positivo- contributo del Novecento: la costruzione di una prospettiva di vita in cui la fantasia, il sogno, l'inimmaginabile prendevano  finalmente forma e corpo nel quotidiano dell'uomo comune.

Il Novecento si apre infatti con due straordinarie scoperte destinate a cambiare la vita, nell'esperienza reale e in quella immaginaria, di tutti noi. Gli inventori sono, in entrambi i casi, due fratelli.
Regaleranno al mondo intero, anche se in modo diverso,  il fascino della libertà


ad opera dei fratelli Lumiere




ad opera dei fratelli Wright



Da allora e grazie a loro, lo possiamo ben dire, la nostra vita non è più la stessa.

sabato 22 settembre 2012

Sardegna ieri e oggi



Dal caso di Buggerru del 1904 alle proteste dei  minatori di oggi.
Sulla realtà di ieri e di oggi della Sardegna segnalo l'interessante riflessione riportata nel blog del Centro di gravità permanente ( CGP- iti Angioy Centro di ascolto, informazione e attività creative dell'Istituto Tecnico Industriale G.M.Angioy di Sassari)




domenica 16 settembre 2012

Omaggio a Roberto Roversi



Accendere una sigaretta (fumata dopo sei anni)

il potere agli operai e ai contadini

– si elidono a vicenda sopraffatti

da queste contraddizioni che non distinguono

fra la necessità e il bisogno, fra chi

(si può dire) di una corda che si sfilaccia

trattiene il bandolo e colui che esautorato esausto

si lascia colpire dal canapo alla faccia.

L’affare è grave e merita considerazione

Oggetto di ogni disputa, nel caldo della stanza

mentre fuori si apre al mondo

distrutto dall’acquazzone

e rigurgita una cloaca con la gola di vacca

e si fa notte fra i lampi

e una pietà di noi si distende sopra le forme immobili

(con noi) nell’attesa perfida dello spettacolo

– la consumata mente, l’usura, il sillogismo,

il calembour sul titolo di chi si compiace al caffè –

è

la fine del mondo, un’arca ribaltata,

sulle pianure le ossa della città

– allora tu dici che il momento del contrasto

si invera in una nuova necessità: (questo è il punto),   ognuno di noi che sediamo

sillogizza ma non opera, la disputa si fa arcaica

e tutti noi (il giro del dito è ampio)

degradiamo nella mistificazione.

Accendere una sigaretta.

Sono anni bui o sono anni nuovi?

Per la verità credo che il buio

sia il buio arcigno tetro gelido perfetto

che sia una luce nuova.  


da Le descrizioni in atto, V
 
di

Roberto Roversi (1923-2012)

partigiano, poeta, intellettuale

sabato 15 settembre 2012

Lo sciopero a Buggerru nel 1904




Si trova raramente nei libri di storia eppure si tratta di un fondamentale e drammatico momento della lotta operaia del Novecento in Italia. E' il 4 settembre 1904: a Buggerru, in Sardegna, il nuovo direttore della miniera impone nuovi orari di lavoro ai quasi tremila minatori acuendo il clima di vessazione e abuso.

La “ Socièté anonime de mines de Malfidano” è la  titolare dei diritti di sfruttamento delle miniere di Buggerru e, grazie all’aiuto di potentati pubblici, riesce a impossessarsi di tutti i terreni intorno al paese ed è anche proprietaria degli alloggi e degli spacci, riuscendo a imporre i propri prezzi e a tenere in mano le leve dell’economia locale in regime di assoluto monopolio. I minatori dipendono quindi, anche nei momenti di pausa dal lavoro, dalla società la quale si rimpossessa con gli interessi del magro salario versato ai dipendenti: un giro vizioso che arricchisce l’azienda mineraria e impoverisce i minatori che hanno solo l’impressione di avere un introito fisso, ma in realtà sono indebitati regolarmente proprio con il loro datore di lavoro che diventa arbitro della loro esistenza.

Lo sfruttamento, nonostante arrivi ad altissimi livelli, non soddisfa ancora la proprietà che per poter produrre più utili pensa di diminuire di un’ora la pausa pranzo, costringendo i dipendenti a interrompere il lavoro alle 12 e riprenderlo alle 14 anziché alle 15. E’ palese che in questo modo aumentino le ore lavorative: gli operai sono costretti a cavare le pietre dall’alba al tramonto come nel famigerato periodo medievale.

Stanchi dei soprusi, gli operai incrociano le braccia. Gli scioperanti che sostano davanti alla palazzina della direzione in attesa dei colleghi che stanno discutendo con la proprietà odono dei rumori provenienti dalla falegnameria e, intuendo che qualcuno stia lavorando nonostante lo sciopero, iniziano a gridare: “Crumiri, crumiri. Venduti, venduti”. Numerosi sassi vengono lanciati verso la falegnameria colpendo qualche militare che, forse preso dal panico, apre il fuoco contro la folla caricata poi con le baionette.
Decine di feriti rimangono a terra e tra loro tre morti. Un eccidio gratuito che non ha nessuna giustificazione e che serve a far capire quale è il clima che i poveri lavoratori devono affrontare giornalmente, soli contro tutti, con le autorità istruite dai politici a proteggere la classe imprenditoriale dalla quale ottengono dei vantaggi e dei finanziamenti per le loro campagne elettorali. Uno Stato quindi fondato sulla prepotenza che nulla ha di liberale e che concede il voto solo a chi ha un censo e una istruzione, dimenticando e abbandonando la maggioranza dei cittadini che vive in una condizione di terribile emarginazione.

È la Sardegna dei padroni, dello strapotere di questi nuovi “Feudatari” che con l’imprimatur delle istituzioni ora hanno uomini da gestire, da sfruttare, da impoverire, da minacciare, da distruggere nel fisico e nel morale: questo causa in quegli anni l’abbandono dell’isola da parte di migliaia di disperati che cercano oltreoceano almeno la speranza per una vita migliore. 

Aumenterà così la grande emigrazione che già altre regioni italiane avevano conosciuto.
Intanto il 16 settembre del 1904 esplode il primo sciopero nazionale italiano, solidale con i minatori sardi, che inaugura l'epoca delle lotte e delle rivendicazioni del mondo operaio in un territorio ancora affidato al potere incontrastato di  feudatari e capitalisti.

Giuseppina Azzena segnala sull'argomento il video

DAI FATTI DI BUGGERRU L'EREDITA' DELLA MINIERA

 e il bellissimo romanzo di


Sergio Atzeni "Il figlio di Bakunìn" (da cui è stato tratto anche il

film omonimo di Gianfranco Cabiddu ) che presenta, tra l'altro, la

realtà mineraria della Sardegna tra Ottocento e Novecento.





IL PRIMO SCIOPERO GENERALE IN ITALIA




martedì 11 settembre 2012

Io sono l'ultimo

Voglio cogliere la segnalazione dei nostri amici sardi  del Centro di gravità permanente per ricordare la data dell'8 settembre con alcune testimonianze tratte da "Io sono l’ultimo. Lettere di partigiani italiani (pp. 332, euro 18), testo curato da Stefano Faure, Andrea Liparoto e Giacomo Papi, edito da Einaudi.



Non aggiungo nessuna introduzione, lasciamo che siano le parole della memoria a farsi ascoltare. Da sole.





«Ai ragazzi nelle scuole dico: - Guardate, sono rimasto solo io. Allora diventano piú interessati ancora. Io sono l'ultimo».



Marcello Masini «Catullo», Firenze, 1925, artigiano

«Ventisette anni dopo, una sera del 1971, sento suonare il campanello di casa. Era un tedesco. Dice che ha piacere di parlare con un comandante partigiano. Lo riconosco. E dopo un momento, gli dico: - Lei ha ucciso mio padre».



Carlo Varda «Charles», Chiomonte (Torino), 1925, ferroviere


«Alla mattina ho visto una cassa da morto. Allora mi hanno detto: - Guarda che dobbiamo farti il funerale. Era l'unico modo per portarmi all'ospedale. Avevo un bastoncino per alzare il coperchio. Ma ad Alpignano i tedeschi hanno fermato il carro funebre».



Cesare Mondon «Rino», Collegno (Torino), 1923

«Si chiamava Giambattista, ma il suo nome di battaglia era "Fifa", anche se era coraggiosissimo. È morto nel 1944, a ventitre anni. L'ho saputo sei mesi dopo, a primavera, quando la neve si sciolse sul Monte Caio e il corpo fu ritrovato. Gli porto ancora i fiori. Dev'essere stato importante per me, se mentre ne scrivo me lo rivedo davanti agli occhi. L'unico nostro bacio è stato d'addio».



Anita Malavasi «Laila», Reggio Emilia, 1921, studentessa


«Ai ragazzi dico questo. Pensate le cose impensabili. Si può sopravvivere a una guerra. Si può saltare un cancello alto alto con delle lance acuminate in cima e resistere a un tempo che vuole scambiare la giovinezza con la fame e la morte. Si può scappare dai campi di concentramento in Germania usando un filo di ferro. Si può ritornare a casa quando tutto sembra distrutto e perduto e ricominciare da capo. E sapere, sul treno di ritorno, con le macerie che passano dai finestrini, che a casa ti stanno aspettando tua moglie e tua figlia».

Ferruccio Mazza, Ferrara, 1921, operaio

 
«A novantanove anni, ogni tanto, tendo a cadere. Perdo l'equilibrio e cado. E va bene. Però questa è stata la mia vita e io l'ho vissuta intensamente e con entusiasmo, soffrendo, amando e lottando. E ho continuato a fare. Se no, come si fa?»



Giovanna Marturano, Roma, 1912, studentessa



«In bicicletta si farà un giro di Pisa lasciando una rosa sopra ogni targa. È sempre difficile trovare gente per le commemorazioni, perché da noi gli eccidi piú grandi sono avvenuti d'estate. Ma io credo che qualcuno verrà».



Giorgio Vecchiani «Lungo», Pisa, 1926, impiegato

lunedì 3 settembre 2012

L'Italia dei migranti

L'8 agosto 1991 una nave albanese, carica di ventimila persone, giunge nel porto di Bari. La nave si chiama Vlora. A chi la guarda avvicinarsi appare come un formicaio brulicante, un groviglio indistinto di corpi aggrappati gli uni agli altri. Le operazioni di attracco sono difficili, qualcuno si butta in mare per raggiungere la terraferma a nuoto, molti urlano in coro “Italia, Italia” facendo il segno di vittoria con le dita. La maggior parte di coloro che salirono sulla nave vennero rispediti in Albania ma gli sbarchi continuarono e qualcuno tentò ancora la traversata.

Oggi vivono in Italia quattro milioni e mezzo di stranieri.





In breve questa la scheda del film La nave dolce, documentario di Daniele Vicari appena presentato al Festival di Venezia. Un film che racconta la storia di un paese che ha conosciuto sofferenza, disperazione, miseria ma ha saputo vincere con la solidarietà.

"Il regista italiano, reduce dal successo del film Diaz sui fatti del G8 di Genova, arricchisce la sua filmografia con un'altra pellicola di tema sociale. Questa volta affrontando la tragedia degli immigrati albanesi che pensavano di rifarsi una vita in Italia.
Un episodio tragico che vide i profughi arrivare al porto di Bari affamati e stremati dal viaggio. Molti scesero dalla nave ancora prima che l'imbarcazione fosse ferma in cerca di aiuto e di cure sanitarie. Altri alla conquista di quella libertà tanto vagheggiata dopo decenni di miseria e dittatura comunista. La maggior parte di loro però venne subito fermata e portata dalle autorità italiane dentro lo Stadio della Vittoria di Bari.
Di questi disperati, solo 1.500 circa riuscirono a rimanere in Italia, mentre gli altri furono rispediti a bordo di aerei di Stato in Albania facendogli credere che sarebbero stati trasferiti a Roma. Il sindaco del capoluogo pugliese, Enrico Dalfino, insieme a molti concittadini, diede prova di grande solidarietà, fornendo il proprio aiuto ai profughi.
Vicari per il suo documentario ha raccolto la testimonianza del comandante della nave, Halim Malqi, e di tre persone che allora attraversarono il mare Adriatico sulla Vlora. Tra questi c'era anche Kledi Kadiu, ballerino diventato famoso partecipando ai programmi televisivi di Maria De Filippi, come 'C'è posta per te' e 'Amici'.


mercoledì 29 agosto 2012

Una petizione da firmare




Un gruppo di intellettuali si è mobilitato per difendere la Biblioteca dell'Istituto Italiano di studi filosofici, sfrattata dalla sua sede e finita in un umido ed isolato capannone del napoletano in condizioni di assoluto degrado.

A sostegno del presidente dell'IISF, Gerardo Marotta, e del suo storico impegno per la difesa della cultura occidentale, per la custodia opportuna e necessaria di opere di altissimo valore culturale, per la salvaguardia di secolari tradizioni di pensiero e riflessione, firmiamo l'appello nazionale.

Tra i firmatari:

Remo Bodei

Alberto Burgio

Gaetano Calabrò

Luciano Canfora

Giulietto Chiesa

Gianni Ferrara

Paolo Maddalena

Aldo Masullo

Ugo Mattei

Aldo A. Mola

Tomaso Montanari

Franco Roberti

Stefano Rodotà

Roberto Saviano

Salvatore Settis

Gianni Vattimo

Gustavo Zagrebelsky



lunedì 27 agosto 2012

Le mafie e la crisi economica secondo Saviano


Roberto Saviano ci spiega come e quanto le mafie di tutto il mondo abbiano influenzato la bolla finanziaria in cui ci troviamo, approfittando della crisi di liquidità delle banche e mettendo in circolazione denaro sporco e sistemi illeciti di corruzione e malaffare.

L'allarme non è rivolto solo all'Italia ma a tutti i paesi in difficoltà dal 2008 ad oggi.




domenica 26 agosto 2012

Il partigiano Valentino e i 5 ragazzi del 2012

"La storia di Valentino Marchi non la conoscono in molti. Non compare sui libri della lotta partigiana; è una storia come tanti episodi di guerra. E' la storia di un giovane ucciso tra il buio e il chiaro di una notte invernale con una delle armi più veloci mai costruite. Una storia che finisce nel '45 e rivive nel 2012 grazie a cinque ragazzi che senza stancarsi mai, cercano e annotano storie, le verificano e rendono omaggio a coetanei del passato che altrimenti forse nessuno ricorderebbe..."

Giovanna Pavesi ci presenta così una storia (stra)ordinaria di piena estate raccolta a Montegroppo, tra Emilia e Liguria. Protagonisti 5 giovani che decidono di ricordare un giovane partigiano ucciso a 23 anni mentre difendeva la libertà del suo paese.





Ancora una volta la realtà supera qualunque previsione e ci fa capire quanto sia importante per i giovani di oggi avere capito e compreso la nostra vera storia di italiani. Anche quando tutto intorno sembra immerso nel buio dell'ignoranza.

su Repubblica.it, 26 agosto 2012





venerdì 24 agosto 2012

Come muore la cultura oggi in Italia

La probabile morte di una storica biblioteca che conserva una parte preziosa del patrimonio culturale occidentale. Ecco di cosa si tratta in questo post. Non è la trama di "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury ma una nuova amara storia di cultura calpestata e offesa dall'insipienza umana e da una politica distratta, volta a guardare altro e altrove, in questa nostra Italia di fine agosto assediata dal caldo e dall'indifferenza.

Gerardo Marotta tra gli scatoloni della biblioteca sfrattata




"Trecentomila libri, molti dei quali rari, sfrattati da Napoli. Dalla prima edizione italiana dell'Encyclopedie di Diderot e D'Alembert, agli scritti di Giordano Bruno e Benedetto Croce. Rischia di marcire in un capannone preso in affitto a Casoria l'immensa biblioteca dell'Istituto italiano per gli studi filosofici, acquistata dal dopoguerra ad oggi dall'avvocato Gerardo Marotta nelle librerie e dagli antiquari di mezzo mondo. Un patrimonio stimato in dieci milioni.
Un tesoro che Marotta considera preso a calci dalle istituzioni. "I volumi  -  protesta  -  moriranno in un capannone della periferia. È un insulto alla cultura, un assassinio commesso dall'inerzia della Regione. L'amministrazione ha promesso di creare una biblioteca per l'istituto da più di dieci anni. Ho una sfilza di delibere nel cassetto e ora la giunta Caldoro ritratta. È stata una battaglia infinita, mi hanno lasciato solo". Dopo l'addio di Roberto De Simone, che ha portato la sua scuola di musica a Portici, ora anche Marotta lancia il suo j'accuse. Lo fa da un appartamento di viale Calascione dove si trovano 50 mila libri della collezione. Al piano di sotto c'è la sua casa studio affacciata sul golfo. Il resto della biblioteca è sparso invece in altri tredici appartamenti e depositi presi in affitto dall'istituto a Monte di Dio."

"Quanto conta la cultura per la politica?", si chiede affranto Gerardo Marotta.

E' quello che vorremmo sapere anche noi.








di Gerardo Marotta

sabato 18 agosto 2012

Il Capo dello Stato, la Consulta e la Costituzione

Per capire meglio le questioni di diritto e competenza giuridica ma anche di comportamento auspicabile in casi delicati non previsti dal dettato costituzionale, consiglio di leggere l'analisi puntuale di Gustavo Zagrebelsky, presidente nel 2004 della Corte Costituzionale  e giurista finissimo, pubblicata su  Repubblica del 17 agosto. Zagrebelsky si esprime, con l'equilibrio dell'uomo di legge e la saggezza del cittadino accorto, sulla questione delle intercettazioni (involontarie)  del presidente Napolitano da parte dei giudici di Palermo, sulla sua successiva richiesta alla Consulta e la prevedibile risposta, ancora in sospeso, della stessa. 

Chi sta dalla parte della ragione? E' vero che la Costituzione prevede questa "protezione" del capo dello Stato? E' possibile invocare, da parte di chi questa carica detiene pro-tempore, misure di protezione a carattere "ereditario", quasi si trattasse si istituzione monarchica? Esiste una flessibilità interpretativa della Costituzione? Quali i suoi margini?

La riflessione si apre richiamando l'eterogenesi dei fini dell'agire umano, ovvero quell'agire che scaturisce certo dalle nostre intenzioni ma le cui conseguenze si definiscono anche in seguito ad altri fattori concomitanti o confluenti non legati al nostro volere o all'intento personale.
E tuttavia, pur non avendo responsabilità totale di ciò che involontariamente dal volere iniziale scaturisce, ognuno di noi si porta dietro il comportamento adottato nelle varie fasi dello sviluppo dell'evento. Di questo ciascuno è assolutamente responsabile, e a questo il giurista fa appello rivolgendosi al Presidente della Repubblica, con la ripetute domande, quasi retoriche, che chiudono il suo intervento.

Una lezione di diritto costituzionale e di saggezza politica


di Gustavo Zagrebelsky

venerdì 17 agosto 2012

Convegno a Mandanici (ME)


post di Francesca Gullotta


LA FELICITA’, INDAGINE METAFISICA SULL’ESISTENZA

TRAIETTORIE DEL MITO E DEL SOGNO AL CROCEVIA DELLA REALTA'

MANDANICI (ME) 7-8-9 SETTEMBRE 2012



La Filosofia… per le idee

La Medicina… per il corpo

L’Architettura… per lo spazio

Un approccio integrato per la cura delle società umane

Come sono giunti dal tempo profondo alla contemporaneità i concetti di bellezza, giustizia, morale, spiritualità, felicità.... ?

Quali erano le proto-idee, il proto-pensiero e le immagini primordiali e archetipiche che furono capaci di dare origine alla nostra civiltà e attraverso quali strumenti cognitivi siamo stati capaci di produrre continuità simboliche, pensiero astratto, arte, cultura e dare un senso a ciò che comunemente percepiamo e categorizziamo come realtà ?

Le tracce, disseminate sul nostro pianeta dal passaggio di Homo Sapiens lungo il cammino evolutivo rappresentano una incredibile testimonianza di "Archeologia Cognitiva" la quale, trascendendo le caratteristiche fisiche della realtà, ha attinto e si è impregnata di altre configurazioni e storicizzazioni che emergono e si identificano con le fenomenologie del mito e del sogno.

Ma oltre questo, un 'altra "necessità neurocognitiva" ha sempre dominato l'orizzonte temporale delle idee, caratterizzandosi come una vera e propria "costante antropologica"... l'idea e il sentimento di spiritualità, il credere in un dio o una divinità ed esercitarne il culto.

L'attuale crisi emergente che riguarda i comportamenti sociali individuali e collettivi non può e non deve rimanere ai margini della scena culturale e politica e pone al centro del dibattito ideologico sui saperi "la crisi dei valori identitari" e una inquietudine della coscienza che riguarda in particolare la percezione e le nostre idee di futuro, ovvero la capacità di saper cogliere gli aspetti evolutivi delle comunità umane.

E' necessaria quindi una "indagine intellettuale" sull’esistenza che possa garantire nuove misure sulla realtà e rimandi metafisici che siano in grado di abbattere gli strumenti teoretici e le categorie culturali che, da ormai troppo tempo, caratterizzano un "sonno dogmatico" sugli scenari del pensiero occidentale.

Da una iniziale “riflessione filosofica” sulla felicità e sui suoi aspetti antropologici, psicoanalitici e neuroscientifici analizzati in un ottica storiografica, l’indagine proporrà un tentativo di “contaminazione dei saperi” attraverso la medicina, la teologia, le scienze giuridiche, economiche e sociologiche. Successivamente, attraverso uno sguardo sul giorno della società post-moderna, sarà proposto uno studio sulla “dissonanza cognitiva” che emerge dalle tensioni prodotte da fenomeni sociologici ancora all’alba come “l’altruismo” e i “migrantes” ed altri che ritardano a tramontare come il consumismo e la “persistenza dei comportamenti mafiosi”.

In ultimo sarà rivisitato il concetto di “Anthropocene” come storiografia del legame dell’uomo alla terra, dei suoi insediamenti dentro e fuori dal tempo, il design e le forme culturali dell’abitare gli spazi urbani e rurali e la capacità di percepirli come ambiente, paesaggio, luoghi sacri o profani.

L’oscillazione quotidiana dell’esistenza, tra il vivere lo spazio della propria dimora e quello socialmente condiviso dalle brevi traiettorie nomadiche nell’attraversare una strada, il quartiere, la piazza, il mercato rappresenta “l’engramma culturale” che giorno dopo giorno rimodella la nostra identità e caratterizza gli aspetti evolutivi dei comportamenti nelle società umane.

PROGRAMMA PRELIMINARE

VENERDI’ 7 SETTEMBRE 2012

S. Salvatore, Museo EtnoAntropologico

h 18.00

“Cerimonia di Apertura”

Saluto delle Autorità

“MANDANICI WELCOME”

h 18.30

SALVATORE NATOLI

“Lettura Magistrale”

LA FELICITA’

h 20.30

Monastero di S. Maria Annunziata

“SOUNDS and TASTES”

for HAPPINESS

Sonorità e sapori della terra

Sabato 8 settembre 2012

S. Salvatore, Museo EtnoAntropologico

h 10.00

L’Uomo e la modernità

Antropologia del pensiero, forme del comportamento contemporaneo e le cure

Chair

G. Vita, R. Motta, D. La Barbera

La felicità impossibile dell’uomo post-moderno D. La Barbera, C. Caprì

La felicità patologica: l’altra faccia della depressione F. Fischetti

Percezione di “sé” e benessere L. Baldari

Transizioni sinaptiche e dissincronie della modernità… dall’addormentamento al sonno fino al risveglio G. Mento

Il mito della felicità nella sofferenza psichica M. Allone

Le cure… il laboratorio terapeutico naturale G. Calapai

Vivere come un dio tra gli uomini: la felicità sana e la felicità malata C. Cedro

Le “cicatrici molecolari” della felicità` e della infelicità`: come si plasma epigeneticamente l’unità` mente-corpo con quello di cui si “nutre” Fortunato A. Ascioti

La meditazione… aspetti neurobiologici e terapeutici M. Aragona

“Storia dell’esistenza” in immagini, arti fotografiche Tanino Maricchiolo

“Fotogrammi sulla felicità”, cinematografia e memoria Serenella Sgroi

“Frammenti Mediterranei” a cura del Liceo Artistico “G. Basile”

“Poesia e felicità” Mario Carpo, Melina Scarcella

Donna e Felicità’, Felicità sul colore” Lucia Paguni, orientale sicula 7 punto arte

“Il Segno-Sogno mi guida” Loredana Di Biase

“La Stanza del Sogno”… uno spazio onirico Cecilia Caccamo

“Dream Atelier” forme e felicità in movimento Muschio e Miele

Sabato 8 settembre 2012

S. Salvatore, Museo EtnoAntropologico

h 17.30

Io e gli Altri

“Indagine intellettuale sull’Esistenza”

Dimensione biologica, evolutiva, sociale e filosofica dell’esistenza umana fra individualità e appartenenza alla specie

Chair

F. Romano, M. Ballistreri

M. Bolognari, V. Zafarana, Padre Alessio, P. Turiano, S. Piraro

Mitologie

Antropologia

Sociologia e Comportamenti

Spiritualità e Teologia

Legalità e Diritto

Economia

Letteratura e Poesia

G. Cotroneo

“ Lettura magistrale”

Una riflessione sull’altruismo

“Narrative del Mito e del Sogno sulla felicità”

Domenica 9 settembre 2012

S. Salvatore, Museo EtnoAntropologico

h 10.00

La casa greca come manifestazione dell’essere Giordana Marletta

Lettera sulla felicità di Epicuro: spunti per una riflessione Melina Prestipino

Felicità in tempo di crisi Olga Chiaia

Migrantes: una psiche tra felicità e nuda vita Giovanna Gioffrè

Visioni medievali: Arnaldo da Villanova interpreta un sogno di Federico II di Aragona

Roberto Motta

Storia di empathia e storia di cultura: dalla preistoria ad oggi John Onians

Domenica 9 settembre 2012

S. Salvatore, Museo EtnoAntropologico

h 17.30

“Anthropocene”

Storiografia del legame dell’uomo alla terra

Insediamenti Umani dentro e fuori dal Tempo

Design e Forme Culturali dell’Abitare

Chair

G. Falzea, S. Scuto

G. Tigano, G. Musolino, O. Micali, M. Caserta, R. Lione

La Dimora

La Strada

Il Quartiere

La Piazza

Il Mercato

Lo Spazio Sacro

Premio “Raoul Di Perri” 2012

Per la Scienza, l’Arte e la Cultura

Consegnano il Premio

il Prof. Giuseppe Vita, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze Micol, Carol, Derek, Luca e Caterina Di Perri

Letture… verso sera

G. Giordano

La Nuova Alleanza tra Uomo e Natura

G.Gembillo

Dove va la vita
 
 
PER INFO E ADESIONI:


LA PARTECIPAZIONE ALL'EVENTO E' GRATUITA
possibilità di soggiorno in strutture segnalate dagli organizzatori