giovedì 28 giugno 2012

Libro segnalato: La beffa di Lucky Luciano



INGANNO A STELLE E STRISCE

Pasquale Marchese

“La beffa di Lucky Luciano. Lo sbarco Alleato in Sicilia”.

Coppola editore, Trapani, Settembre 2010, € 18.



recensione di Santo Lombino





Uno degli eventi più raccontati della seconda guerra mondiale, almeno in Italia, ma non solo, è lo sbarco in Sicilia, nel luglio 1943 di quasi mezzo milione di soldati inglesi e statunitensi, con tremila navi e 1.800 cannoni, provenienti dalle coste nord-africane. Sbarco che, come è noto, ebbe come effetto a breve termine, il crollo del regime fascista, già messo a dura prova dallo svolgimento del conflitto, rivelatosi disastroso per le truppe italiane in Europa e fuori.

Sugli avvenimenti che partono dalle giornate di luglio e agosto e coprono i due anni successivi, sono stati scritti decine e decine di libri, e negli ultimi anni pubblicate raccolte di testimonianze orali di abitanti della Sicilia meridionale che hanno visto, sentito, fatto, subito. Ma oltre che nella storia militare e civile, quei fatti sono stati considerati importanti anche nella storia della Sicilia contemporanea e in numerose ricostruzioni della storia della mafia o Cosa Nostra, già all’epoca presente oltreoceano con i suo traffici e i suoi metodi criminali in un rapporto osmotico tra le due sponde dell’Atlantico.

Molti storici e giornalisti hanno attribuito ai mafiosi siculo-americani un grosso contributo al successo del’esercito all’Alleato nelle operazioni di approdo e nei successivi combattimenti sul suolo dell’isola contr o le truppe nazi-fasciste allora presenti. Tale aiuto avrebbe avuto il primo input in un istituto penitenziario degli Stati Uniti, dove era rinchiuso il gangster Salvatore Lucania meglio conosciuto come Lucy Luciano, partito a nove anni da Lercara Friddi (Palermo), leader di una multinazionale del crimine e degli affari. Costui avrebbe promesso la collaborazione della sua rete nella guerra contro Germania Giappone e Italia.

Come è noto, alla fine del conflitto Luciano fu estradato dagli Usa in Italia, vivendo poi in Campania fino alla morte, avvenuta nel 1962. Molti studiosi e osservatori politici hanno osservato come in molti comuni dela Sicilia (da Villalba a Bolognetta a Palermo), diversi esponenti delle cosche mafiose sono assunti al ruolo di sindaci con l’avallo dei liberatori anglo-americani. Il collegamento tra quanto avveniva nella prigione americana e quanto l‘amministrazione civile delle truppe alleate, guidata dal colonnello Charles Poletti faceva è sembrato a tutti evidente di per sé.

Pasquale Marchese agrigentino ma vissuto in Toscana e a Palermo tra libri e biblioteche, ha esamiato con acume filologico e spirito critico tutti gli scritti prodotti dagli studiosi e la documentazione presente negli Stai Uniti ed in Italia sottoponendo ad un feroce “rasoio di Ockam” tutti i “si dice, si racconta, pare” finora pubblicati su giornali riviste libri e spesso frutto di semplice copia-e-incolla da opere precedenti, in prmo luogo dai lavori di Michele Pantaleone, coraggioso concittadino del celebre Calogero Vizzini da Villalba indicato come capo della mafia siciliana dell’epoca. Marchese fa, n sostanza, quello che ogni storico serio dovrebbe fare: non fidarsi delle opinioni correnti, fondarsi sulle fonti e sui documenti, esaminare l’attendibilità e la validità delle une e degli altri, passare al setaccio (’U crivu dei nostri contadini) le notizie tramandate di bocca in bocca, la cui verità non cresce solo perché tanti le ripetono.

Un lavoro difficile e spesso improbo, ma l’unico capace di farci avvicinare alla realtà, pur sapendo che non esiste l’oggettività assoluta del “fatto in sé”. Essere revisionisti, nel senso di continuare a ricercare senza sentirsi mai pienamente “contenti”, è un dovere per chiunque voglia occuparsi seriamente di storia come scienza e non come catena di “relata refero”, cioè riferisco quanto mi hanno raccontato.

A quali conclusioni arriva Marchese applicando tale metodo? Anzitutto, egli ritiene che tutto sia nato da una sagace mossa dell’avvocato di Luciano, tendente a far acquisire meriti al suo assistito nei confronti del governo americano, preparando il terreno per farlo uscire di galera appena possibile. Come fa spesso la mafia, è stato creato ad arte il pericolo di attentati tedeschi nel porto d New York perché esponenti del governo potessero richiedere protezione a Cosa nostra. In secondo luogo viene smontato i teorema dell’intervento decisivo della mafia intercontinentale nella facilitazione dello sbarco alleato a Gela e Licata e ne successivi scontri per cacciare indietro fascisti e nazisti nelle varie province siciliane: nessuna testimonianza, nessun elemento concreto sul campo corrobora tale tesi. Se Lucky Luciano o chi per lui avesse diretto dal carcere e da oltre oceano forze organizzate della criminalità siciliana per collaborare con un esercito così potente e armato, qualche traccia o testimonianza dei presenti ai fatti non sarebbe rimasta?

In terzo luogo, la nomina di sindaci di provenienza mafiosa in molti comuni non sarebbe stata una linea predeterminata dell’Amgot, in quanto vennero nominate anche personalità di rilievo purché antifasciste e a livello regionale Francesco Musotto, noto oppositore della mafia e del fascismo. Il colonnello Charles Poletti, di salda fede democratica, non era affatto favorevole alla collaborazione con la criminalità organizzata, ma ha badato ad una convivenza pacifica di tutte le forze sociali e politiche per garantire all’esercito alleato che doveva affrontare i nazifascisti sul continente una situazione il più possibile tranquilla alle spalle. In ogni paese, quindi, veniva nominata una persona contraria al fascismo, che garantisse la pace sociale: e dato che molti capimafia erano stati perseguitati dal fascismo, tanti di loro emersero dal sonno in cui erano stati durante il ventennio. Ma molti sindaci che gli Alleati misero a capo dei municipi, sostiene il nostro autore, non erano affatto mafiosi. Il sindaco di Palermo, Lucio Tasca Bordonaro, era sì un sostenitore del latifondo, secondo Marchese, ma non era vicino a “Cosa Nostra”.

Inoltre, la voce presente in molti libri, che vuole il mafioso Vito Genovese, già amico di Mussolini, interprete di Poletti sono infondate, sostiene Marchese, in quanto Poletti non aveva bisogno di interpreti comprendendo bene l’italiano ed in quanto il colonnello operò a Palermo, a Napoli e a Roma e non a Nola, dove si muoveva Genovese. Secondo Marchese, il rapporto stretto tra mafia e potere politico italiano si ebbe solo a partire dalla fine della guerra e a partire dalla divisione del mondo in due blocchi contrapposti, con la scelta della mafia e della parte preponderante della democrazia cristiana di far parte e marciare uniti, ciascuna anche per propri specifici interessi, all’interno dello stesso fronte filo-occidentale. Sarebbe sbagliato, a suo dire, anticipare agli anni della lotta antifascista e antinazista ciò che si realizzò soltanto dopo, negli anni della guerra fredda, della “cortina di ferro”, della feroce repressione “a due teste” del movimento contadino. Allora sì che gli Stati uniti e i servizi segreti considerarono la presenza mafiosa un utile elemento per contrastare la minaccia dell’arrivo dei comunisti al potere in Italia.










martedì 26 giugno 2012

Cantata per la festa dei bambini morti di mafia


Ancora sulla mafia.


CANTATA PER LA FESTA DEI BAMBINI MORTI DI MAFIA

La professoressa Gabriella Gullotta mi ha fatto conoscere una cantata assai singolare. Scritta da Luciano Violante (e già qui vi è una sorpresa poichè siamo abituati a leggere dell'autore testi di diritto e saggi politici), questa  "forma di racconto tipica del Mezzogiorno d'Italia" mette al centro delle vittime di mafia, tutte evocate per nome, per impegno, per circostanza di morte, i bambini e la loro innocenza assoluta. Così discorso politico e indignazione civile, affidandosi a sentimenti elementari quali amore, sofferenza, solidarietà, senso di giustizia, riportano a nudo  l'offesa all'umanità che la mafia rappresenta. Attorno a questi bimbi sono gli adulti, donne e uomini, a creare una festa fatta di amore e speranza. Un messaggio corale che vuole essere insieme denuncia incessante del male e appello alla coscienza civile.

Dal breve testo (meno di 60 pagine) edito da Boringhieri  è stata tratta anche una rappresentazione teatrale.


Riportiamo  alcuni versi dedicati a Palermo ( 21, pag 46):

Palermo di sete e di sangue

Palermo di odi

Palermo di forza

Palermo di intelligenza

dove le stesse mani ormai grigie a partire

da Cassibile tessono trame

di soldi di potere di sangue

Palermo mediterranea e normanna

Palermo araba e fenicia

Palermo dove le donne hanno gli occhi

del Principe dei fiori di giglio

e fianchi delle korai

Palermo dove Micene e Madrid si sono sposate

lasciando poi che la prole marcisse

Palermo dove le stesse mani a partire

da Cassibile tessono trame di affari

e di sangue

quando finirai di schiacciare i tuoi figli

quando finirai di consegnarti nelle mani

dell'ultimo dei venuti per poi masticarlo

lentamente e sputarlo via

con un sorriso sottile

aspettando il prossimo da osannare e da masticare

pensando di essere furba

quando finirai di vendere i tuoi figli che hanno

capito e che possono ancora capire

e che perciò vanno uccisi

da Roma dove ti usano arrivano gli ordini

ma tu Palermo superba e ingenua esegui

e fingi di non capire

dove comincia il servo e finisce il padrone

non festeggiare Palermo questo tuo buio potere

che ride e trionfa non vive dentro le tue strade

né conosce il tuo cuore

né disegna il tuo futuro.

Salva i tuoi figli Palermo,

prima che cadano tutti

Salva i tuoi figli Palermo

prima di trasformare l'intera Sicilia

in una gigantesca cripta dei cappuccini

piena di cadaveri secchi.

Così cantava il vento tra i carrubi e gli ulivi

la notte orribile di Capaci.




sabato 23 giugno 2012

Un libro da leggere: UOMINI SOLI


Segnaleremo da questo momento nel blog alcuni testi che potranno farci compagnia durante le vacanze estive, sempre nell'ottica di una formazione storica e civile.

La prima indicazione è riservata ad UOMINI SOLI, di ATTILIO BOLZONI



UOMINI SOLI non è solo il racconto-memoria dedicato da Attilio Bolzoni a quattro grandi vittime di mafia (Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino) e a tutti i morti di una lunga guerra civile combattuta in Sicilia in tempi di benessere e potere. Questo libro è la tragedia di una Palermo assediata, di  un’isola che ancora non riesce a progettare un futuro di libertà positiva, il dramma di quattro esistenze che hanno lasciato al dovere la scelta della loro sorte, incapaci di barattare l’onestà e la coerenza con la sicurezza del denaro e della connivenza con la mafia e la politica. Si legge col fiato sospeso dalla prima riga all’ultima e, anche se i fatti sono già per gran parte noti, ogni volta che si gira pagina si sente quasi mancare l’aria, un vuoto si apre dentro e prepara ad altre assenze. La solitudine professionale ma soprattutto l’isolamento morale dei quattro uomini di Stato in guerra con la mafia e col potere dei forti si percepisce come condizione d’esistenza, come vissuto personale, tragedia dell’essere. Ma ci aiuta anche a capire meglio la storia di una terra bellissima e difficile.

Kant sosteneva che seguire il dovere non comporta l’indicazione puntuale di ciò va fatto, ma è la forma del nostro agire, l’intenzione costante del nostro operare con gli altri. Non sempre sono giuste le leggi di uno stato (anche se le dittature cercano di farcelo credere) ma sarà sempre giusto l’uomo che saprà rispettare l’umanità cha ha accanto ogni giorno, e in questo-solo in questo- le leggi avranno anche un valore morale. La Torre, dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, kantiani lo sono stati fino in fondo perché hanno sempre guardato all’uomo cercando la protezione della legge.

Ecco perché questo libro è assolutamente da leggere: perché dal racconto e dalla memoria sa consegnarsi al bisogno di giustizia che ci lascia, specie qui in Sicilia, ancora assetati, affamati, angosciati. (G.M.)



giovedì 21 giugno 2012

Alla vigilia della...maturità



Le quinte salutano il Liceo Leonardo alla vigilia della maturità

5 C,  Corso Sperimentale Brocca Linguistico
 


quinta B, Corso sperimentale Brocca linguistico





classe 5 D
Marco, Dario, Federico, classe 5 D


mercoledì 20 giugno 2012

A PIEDI NUDI CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE


post di Melania Grasso

Questa sera  a Catania, nel salone della Cgil di Via Crociferi,  l'UDU (Unione degli Universitari)  propone l'iniziativa A PIEDI NUDI CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, con la proiezione del  film "Ti do i miei occhi";  seguirà un dibattito sul tema delle violenze.

Domani, giovedi 20 giugno, faremo un flash mob in P.zza Università alle 18.30, sempre sullo stesso tema.
Sarebbe bello se anche gli studenti del liceo "Leonardo", che ho frequentato fino allo scorso anno, partecipassero. L'invito è ovviamente rivolto anche a tutti gli altri!
Vi aspettiamo!


martedì 19 giugno 2012

Consigli per gli esami di maturità





Pubblicati oggi sul quotidiano La Sicilia alcuni consigli per gli Esami di maturità


Alla vigilia dell'inizio delle prove


In bocca al lupo a tutti i maturandi!


LE ANSIE DELLA VIGILIA E IL MODO PER AFFRONTARLE

da La Repubblica del 19 giugno 2012

sabato 16 giugno 2012

Il futuro della democrazia in Italia



Esiste un futuro per l'Italia in cui la democrazia possa ancora accompagnarsi ai partiti di massa e alla loro azione sociale? Può la democrazia italiana arrendersi solo alle lusinghe (molto carismatiche ma con forte rischio populistico) dei grillini o alle direttive dei tecnici di governo?

Di questo futuro del nostro paese, democratico per scelta e costituzione,  hanno discusso in piazza a Bologna per oltre un'ora  il politologo Ilvo Diamanti e il presidente emerito della Corte Costituzionale  Gustavo Zagrebelsky


segui e ascolta il video del loro intervento



Per definire il momento attuale, dominato da una fiducia ai minimi storici nei partiti e nel Parlamento (crollate rispettivamente al 4 e al 10%), Diamanti ha coniato il neologismo "grillomontismo", una parola che unisce due figure e due modi di fare politica apparentemente agli antipodi. Eppure - è questa la convinzione del politologo - solo saldando questi due opposti, l'aristocratica competenza di Monti con la fiducia che Grillo è ancora in grado di raccogliere tra la gente, che la politica può ripartire dopo averci abituato che la figura del politico deve impersonare "il peggio dell'uomo comune".
"Devono essere meglio di noi, ma ci devono rappresentare", sintetizza Diamanti.
Una delega quindi è indispensabile, al di là degli slogani dei facili populisti, ma secondo Zagrebelsky è necessario che i partiti escano dagli uffici e ascoltino la società per poi elaborare nuove proposte, nuove politiche. "C'è bisogno di idee, di alternative, altrimenti se passa la convinzione che la politica è solo l'applicazione di meccanismi che non controlliamo - avverte l'animatore di Libertà e Giustizia - subentra l'apatia". "Non servono fondazioni - aggiunge - devono essere i partiti ad elaborare le politiche interpretando ciò che parte dal basso, smettendola di considerare tutti noi e i nostri bisogni come qualcosa che sta sotto di loro e che devono controllare". Detto in altre parole, quelle di Diamanti, "c'è bisogno di persone che ci dicano per cosa votare".
Ma mentre Zagrebelsky sembra avere ancora qualche speranza che gli attuali partiti, seppure in extremis, siano in grado di riformarsi ("se lo fanno vanno bene anche questi"), Diamanti si mostra molto più scettico e insiste sul concetto di fiducia, parola chiave della democrazia. "Nessuno di questi va più bene - spiega - perché non mi aiutano ad avere fiducia nel futuro e negli altri e senza fiducia non c'è democrazia e io alla democrazia ci tengo".

giovedì 14 giugno 2012

Visita al Museo dello sbarco in Sicilia




Museo dello Sbarco in Sicilia, Catania 8 maggio 2012, classe 5 C


domenica 10 giugno 2012

SPECIALE MATURITA' 2012

Inizia il conto alla rovescia, gli "esami di maturità" (come un tempo venivano solennemente chiamati) sono ormai alle porte  per tutti gli studenti in uscita dalla scuola media superiore.

Il quotidiano "La Repubblica" propone una serie di risorse on line per affrontare con maggiore serenità l'imminente scadenza, segnalando anche una selezione di link utili per la scelta della facoltà universitaria.

Potrete conoscere la normativa, consultare l'archivio delle prove d'esame dal 1996, ripassare la storia con un programma web, leggere i consigli degli specialisti (c'è anche un forum per i consigli sull'uso della lingua italiana con risposte dei linguisti!)

Un modo intelligente per controllare ansie, panico, incertezze della vigilia



avanti tutta, dunque e......in bocca al lupo!

venerdì 8 giugno 2012

La memoria batte nel cuore del futuro

 


"LA MEMORIA BATTE NEL CUORE DEL FUTURO". Non è solo lo slogan che accompagna la terza festa nazionale dell'Anpi 1, organizza dall'Associazione nazionale partigiani dal 14 al 17 giugno a Marzabotto, dove i tedeschi il 5 ottobre del 1944 uccisero 770 civili. La manifestazione punta anche al coinvolgimento dei giovani che negli ultimi anni si sono avvicinati all'ANPI per conoscere meglio la storia della Resistenza.
 
I temi su cui si concentreranno i dibattiti sono la richiesta di verità e giustizia per le stragi naziste, il diffondersi
dei neofascismi in Europa, il destino delle donne islamiche dopo la primavera araba (non così positivo come ci si augurava durante le rivolte, come ha sottolineato Smuraglia presentando il dibattito che include giornaliste, studiose, blogger e attiviste, da Farian Sabahi a Francesca Caferri, da Leena Ben Mhenni a Aya Homsi) e, infine, la cultura della legalità contro la mafia (tra gli altri parteciperanno Armando Spataro, Nando dalla Chiesa, Benedetta Tobagi).

"Il tema della giustizia alle vittime - spiega il presidente dell'Anpi - resta la nostra principale preoccupazione. Basti pensare che il prossimo 15 giugno si svolgerà a Roma l'udienza preliminare per la strage di Cefalonia. Un ritardo inaccettabile che l'Anpi farà presente al governo italiano".


         PER NON DIMENTICARE
 LE STRAGI NAZISTE CONTRO ITALIANI











"Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione."
Piero Calamandrei



mercoledì 6 giugno 2012

Diventare italiani

Oggi nell’auletta dei gruppi della Camera a via Campo Marzio si sono susseguiti numerosi interventi, dal presidente Gianfranco Fini al presidente dell’Anci Graziano Del Rio, passando per il ministro della Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi e il presidente della regione Puglia Nichi Vendola. Tutti uniti nel chiedere al Parlamento di discutere e approvare, entro la fine della legislatura, i due disegni di legge di iniziativa popolare per la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia e per il diritto di voto nelle elezioni amministrative, presentati e sostenuti dalle oltre duecentomila firme raccolte da L’Italia sono anch’io.






Voi cosa ne pensate?


domenica 3 giugno 2012

Con la Repubblica cambia anche la scuola


post di Elisa Naro
classe 5 B


In questi giorni ho trovato in un cassetto della nonna le pagelle dei miei zii Benedetto e Giuseppe.
Con emozione  ho guardato le materie della loro scuola elementare (e anche i loro voti!) e non nascondo la sorpresa provata confrontando le due pagelle.

Tra i due fratelli c'erano solo sette anni di differenza, eppure hanno studiato materie tanto diverse!

GUARDATE ANCHE VOI LE PAGELLE DEI MIEI ZII


GUARDA I DOSSIER PROPOSTI DALLA RAI SUI 150 ANNI D'ITALIA

STORIA DELLA SCUOLA ITALIANA


CON FILMATI SU:

La scuola di Barbiana



Chi mi ridarà quegli anni? I parte



Chi mi ridarà quegli anni? II parte



La scuola dopo l'unità d'Italia



La riforma Gentile



Scuola e tv



La riforma della scuola media



Don Milani

venerdì 1 giugno 2012

NASCE LA REPUBBLICA ITALIANA

 




Il 2 giugno del 1946 si completa il processo di liberazione dell'Italia, con la nascita di una società civile che chiede di esprimersi sul futuro del paese. Ricordare quel momento, in questa fase di disaffezione alla politica e alla partecipazione pubblica, non può dunque essere solo retorica celebrativa, deve essere opera di coscienza civile che si appella a ciascuno di noi per salvaguardare le conquiste democratiche così faticosamente e drammaticamente raggiunte.

Sottolinea lo storico Giovanni De Luna, professore di Storia contemporanea presso l'Università degli Studi di Torino:
"Il nesso tra il 2 giugno e il 25 aprile acquista un significato preciso: la forza delle istituzioni repubblicane nate dopo il referendum si è nutrita di una legittimazione popolare scaturita direttamente dal momento più drammatico vissuto nella nostra storia unitaria. Per la prima volta (non era capitato neanche con il Risorgimento) forme di governo e assetti istituzionali si sono definiti sulla base di un ampliamento netto della partecipazione politica (alle elezioni del 1946 votò il 90% degli italiani, nel 1921, nelle ultime elezioni libere, solo il 58.4%) e a partire dalle scelte consapevoli dei settori più dinamici della società civile(...)  La scelta per la Repubblica scaturì direttamente dalle giornate di aprile e il risultato del referendum fu la sanzione istituzionale di un processo dal basso, spontaneo: mai nella storia d'Italia si è registrata una così vasta partecipazione popolare a un evento militare e bellico; per la sua ampiezza, la dimensione volontaria del partigianato non ha precedenti né nell'Italia del Risorgimento, né in quella della Prima guerra mondiale, né in quella fascista, compresa Salò. Certo che la zona grigia di quelli che restarono inerti e passivi ad aspettare "che passasse la nottata" fu molto più estesa; certo che al Sud questa spontaneità fu sporadica e occasionale. Ma la memoria e l'identità di un Paese si costruiscono sui punti alti della sua vicenda storica, e sono sempre state le minoranze a riscattare l'inerzia delle maggioranze(...)
Fu questo intreccio tra la spinta dal basso e il sistema dei partiti a dare slancio e vitalità a una Repubblica che si supponeva gracile e macilenta e, poi, a garantire a questo paese stabilità e progresso per molti decenni".


Non lasciamo che tutto questo vada perduto
per ignoranza, indifferenza o superficiale lettura del passato.




dal nostro blog




documentario dell'Istituto Luce sul referendum


in La storia siamo noi



Dai giornali di quei giorni:

Il referendum istituzionale: gli italiani scelgono tra monarchia e repubblica

Monarchia o repubblica? Si vota. È il giorno del referendum istituzionale. Gli italiani sono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica. E insieme ad eleggere i componenti dell’Assemblea costituente che dovrà scrivere la nuova Costituzione. Si vota oggi, fino alle 22, e domani mattina fino a mezzogiorno. È la prima, grande consultazione nazionale dell’Italia libera. Gli aventi diritto al voto sono circa 28 milioni. Non votano i cittadini dell’Alto Adige e della Venezia Giulia, non ancora tornati totalmente sotto la sovranità italiana.

Le donne votano per la prima volta, o quasi.
Per la prima volta in Italia votano in una consultazione elettorale nazionale anche le donne. È già successo in primavera, tra il 10 marzo e il 7 aprile, ma si trattava di elezioni locali (erano andati a votare, in 5.722 comuni, 7.862.743 uomini e 8.441.537 donne).
Oggi a Roma, dove non ci sono state nemmeno le amministrative di primavera, le donne ai seggi si sono subito rivelate in netta maggioranza sugli uomini. Il diritto di voto alle donne è stato riconosciuto da un decreto emanato dal governo Bonomi il 31 gennaio dello scorso anno, con il Paese diviso e il Nord ancora sotto l’occupazione tedesca. [Nu. Cds, 2/6/1946, Av. 4/6/1946, camera.it]

“Tutti alle urne!” esorta il Corriere della Sera
«Tutti alle urne! E tutti alle urne con serietà, con compostezza, con calma e con un gioioso senso d’orgoglio. Sì, siamo orgogliosi di aver finalmente ritrovato noi stessi; orgogliosi di essere ancora dei cittadini (...)». È l’inizio dell’editoriale non firmato pubblicato dal Nuovo Corriere della Sera in prima pagina.

Come si vota al referendum.
Il voto per la repubblica o per la monarchia si dà con la scheda per il referendum segnando una crocetta nel quadratino posto di fianco al distintivo: la donna turrita sullo sfondo dell’Italia per la repubblica, lo stemma sabaudo, pure con lo sfondo dell’Italia, per la monarchia. Il voto di lista per la Costituente si dà segnando una crocetta nel quadratino che si trova accanto al distintivo di ogni lista e che porta il numero della lista stessa. [Nu. Cds 2/6/1946]

Senza rossetto nella cabina elettorale.
Al seggio meglio andare senza rossetto alle labbra. Siccome la scheda deve essere incollata e non deve avere alcun segno di riconoscimento, le donne nell’umettare con le labbra il lembo da incollare potrebbero, senza volerlo, lasciarvi un po’ di rossetto e in questo caso rendere nullo il loro voto. Dunque, il rossetto lo si porti con sé, per ravvivare le labbra fuori dal seggio. Perché, come ha scritto Dorothy Thomson, «non è azzardato affermare che saranno le donne a far pencolare la bilancia in favore della monarchia o della repubblica». [Nu. Cds 2/6/1946]

Lunghe code davanti ai seggi.
Grande fermento ovunque, nelle città e nei piccoli centri. Gli italiani sono impazienti di tornare a votare dopo oltre vent’anni, o di votare per la prima volta: fin dalle prime ore del mattino si formano lunghe code ai seggi. A Torino gli elettori sono in fila già fra le 3 e le 4, a Roma alle 5, assai prima che le sezioni aprano i battenti. A Firenze a mezzogiorno e mezzo ha già votato il 50 per cento. Nella capitale si calcola che quattro quinti degli elettori si siano presentati alle urne contemporaneamente, nella mattinata. Non ci sono state differenza di età o cattive condizioni di salute a moderare l’afflusso. Le donne, numerosissime, le più pazienti: «Abituate alle estenuanti file della guerra, quest’ultima è sembrata fatica leggera e sopportabile». A Roma l’affluenza ha toccato il massimo a mezzogiorno, e l’attesa è sembrata più lunga anche per colpa del sole. Qualche donna è svenuta per stanchezza. Alle 22, ora di chiusura dei seggi in questa prima giornata elettorale, l’affluenza alle urne è molto alta: tra l’80 e il 90% in alcune sezioni di Milano, l’85 a Pavia e Piacenza, l’82% a Firenze, a Roma il 67% (quando mancano ancora i dati di alcune decine di sezioni), sopra il 60% a Napoli.
[Mes. 4/6/1946, Av. 4/6/1946]


consulta la nostra sezione di approfondimenti

VIVA LA REPUBBLICA

LE DONNE DELLA REPUBBLICA
le biografie delle 21 donne elette nell'Assemblea Costituente
a cura della classe 5 C a.s. 2010-2011