Anche, anzi soprattutto, nel momento difficile che il nostro Paese sta attraversando, va ricordata la data del 2 giugno 1946, giorno del referendum istituzionale che consegnò agli italiani una nuova forma di stato e di governo: la Repubblica. Si usciva definitivamente dalla dittatura e dalla monarchia che quella dittatura aveva appoggiato e favorito. Gli italiani sceglievano con alle spalle il sacrificio dei partigiani per la conquista della libertà, guardando ad un futuro di libertà, diritti e doveri per il bene comune. La Resistenza ha segnato in modo indelebile la nascita della nostra democrazia che oggi chiede a tutti noi di confermarla e sostenerla ogni giorno nel rispetto dei suoi valori fondanti contenuti nella Costituzione Italiana del 1948.
Al di là delle celebrazioni rituali, pure importanti, previste per oggi, ricordiamo con le parole di Umberto Gentiloni i fatti di quel fondamentale momento della nostra storia:
" La Repubblica si afferma con oltre il 54% dei voti (dodici milioni e settecentomila votanti), mentre la monarchia raccoglie il 45,72% dei consensi (dieci milioni e settecentomila schede). Il Paese è ancora diviso, al Sud la continuità dinastica prevale. Nella difficile strettoia del dopo voto la prova viene superata, i risultati confermati, le titubanti reazioni di Umberto II travolte. Il ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, nel suo Diario riferisce del Re che riceve la notizia della sconfitta con serenità accettando il destino avverso e prendendosela con gli alleati, traditori di un patto, responsabili di un esito così imprevedibile. Gli angloamericani dal canto loro escono dal rispettoso silenzio dell’attesa e si adoperano per favorire uno sbocco certo nei risultati e nei tempi, sposando le ragioni di chi voleva un passaggio democratico, un’investitura forte per voltare pagina. Un telegramma del Dipartimento di Stato - 12 giugno 1946 - due giorni dopo la proclamazione ufficiale e alla vigilia della partenza di casa Savoia dal suolo italiano - riassume la dialettica del tempo: «Ne la monarchia né la Repubblica hanno sollecitato un intervento degli Alleati», meglio vigilare sul corso degli eventi e lasciare che si affermino i processi profondi che animano la società italiana.
Nel comunicato finale del Consiglio dei ministri che conferisce le funzioni di capo dello Stato ad Alcide De Gasperi questi aggiunge di proprio pugno la frase «nel compito di assicurare la pacificazione e l’unità nazionale». Era iniziata una nuova storia. Anche a distanza di decenni il peso di quella scelta per modalità e contenuti che la sostengono non può sbiadirsi nelle fragilità dell’oggi, nelle intemperie che appaiono insormontabili. Il nostro cammino comune affonda le proprie radici nell’esordio della democrazia di massa, nei suoi responsi e nella convinzione di nuovi traguardi da raggiungere e superare. La comprensione del passato può insegnarci a guardare con fiducia al futuro.
RILEGGIAMO I PRINCIPÎ FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
Art. 1.
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Art. 5.
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principî ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.
Art. 6.
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
Art. 7.
Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.
Art. 8.
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.
Art. 9.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Art. 10.
L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici1.
Art. 11.
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati,
alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Art. 12.
La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.
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