lunedì 6 giugno 2016

la ricchezza delle migrazioni

Oggi voglio segnalare una bella pagina di analisi storica, pubblicata da Repubblica e riportata dall'amico Francesco Virga nel suo poliedrico  blog CESIM


Lo storico  Adriano Prosperi ci propone una lettura molto interessante delle migrazioni forzate tra Cinquecento e Seicento. Ingenti masse di ebrei, moriscos, ugonotti, calvinisti furono costrette a lasciare i loro paesi d'origine per l'intolleranza religiosa dei rispettivi sovrani. Accolti poi da nazioni più tolleranti nonchè lungimiranti, hanno dato vita a dinamiche economiche e culturali di straordinario spessore, portando altrove ricchezza, civiltà, sviluppo. Erano certo tempi diversi ma fa riflettere molto che quella che all'epoca  si era  prospettata inizialmente come una tragedia aprì le porte ad un mondo diverso.


Oggi questo "altrove" è nel modo occidentale. Chiuderlo non è solo impresa impossibile ma anche storicamente contraddittoria e penalizzante. Come appunto precisa Adriano Prosperi nel suo articolo.


di Adriano Prosperi



2 commenti:

  1. Interessantissimo questo intervento nel quale si evoca un dato fondamentale: la diversità è il motore del cambiamento.
    Anche Michelle Obama ha fatto riferimento di recente alla forza degli Stati Uniti derivante proprio dalla diversità, poiché questo stato è nato proprio dall'unione di tanti popoli.
    In un periodo in cui l'altro fa paura invece di suscitare curiosità, è fondamentale ricordare che siamo tutti frutto di intrecci di popoli, e quindi la "caccia al diverso" è solo un'idea pericolosa instillata da chi spera di far dimenticare a tutti da dove veniamo davvero.

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  2. sono d'accordo con Maria Grazia: è necessario lavorare sul modello culturale dello sviluppo attraverso le diversità, quello che proprio la storia ci consegna in modo inequivocabile

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