post di Giuseppe La Manna
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L'uomo sfumato
Giuseppe Garibaldi,
Joseph Pane, Cipriano Alves, uomo dai tanti nomi ma con una vita tale da
renderlo uno degli uomini più importanti del diciannovesimo secolo, compì
innumerevoli imprese tra il Sud America e l’Italia dove fu fondamentale il suo
ruolo negli eventi che portarono alla formazione del regno d’Italia. Nella
figura di Garibaldi l’aspetto storico e quello mitico convivono, creando un
personaggio dai bordi confusi, sfumati, quasi fosse il protagonista di un
romanzo.
Egli fu molto
apprezzato anche internazionalmente per il suo carisma, carattere e portamento,
che lo rendevano capace di mobilitare le masse, come afferma William Gladstone.
Giornali come il New York Daily Tribune e il Deutsche Zeitung, ed anche lo
stesso presidente argentino Bartolomeo Mitre elogiarono quest’uomo, acclamato dai
londinesi e definito da Philip Gilbert Hamerton “l’eroe del secolo”. Ma
Garibaldi non fu solo un eroe, fu un corsaro, un trafficante di schiavi e anche
un dittatore in Sicilia, regione di cui aveva una scarsa conoscenza ma che
riuscì a conquistare grazie all’aiuto dei “picciotti” siciliani e dei volontari
inglesi guidati a supporto dell’intera operazione da George Rodney Mundy.
Ed è
qui che scaturisce la controversia, perché secondo alcuni fu l’inettitudine dei
borbonici e l’inaspettata fortuna dei garibaldini a far riuscire l’audace impresa
ma bisogna anche considerare che Marsala, città di approdo delle truppe
garibaldine, contava di importanti miniere di zolfo legate agli interessi
britannici. Gli inglesi, infatti, accompagnarono la Lombardo e la Piemonte con
l’Angus e la Intrepid e fornirono fuoco di copertura contro le difese
austriache. Emerge dunque un forte interesse da parte di altre nazioni solo per
il loro tornaconto (già in passato l’Inghilterra aveva supportato assieme alla
Francia la Grecia nella sua Guerra di indipendenza nel ’29), come anche ci dice
Eco ne “Il cimitero di Praga” attraverso Simonini, che racconta del forte
interesse straniero nella questione Risorgimentale.
Mito e realtà caratterizzarono
tutta la sua vita in Sud America e anche aspetti meno importanti, come la
mutilazione dell’orecchio sinistro, sofferta probabilmente per un colpo di arma
da fuoco nel suo periodo di militanza nella marina uruguaiana, e le sue
relazioni amorose restano avvolte nella nebbia del mito. Luca Goldoni
addirittura lo soprannomina l’“Amante dei due Mondi”.
Non potremo mai
conoscere il vero Garibaldi, il suo mito è una diretta conseguenza della portata
delle sue azioni e della straordinaria copertura “mediatica” delle sue gesta, che
lo consacrarono a vero e proprio oggetto di culto, creando un personaggio che
si definiva pacifista ma il cui motto era “La
guerra es la verdadera vida del hombre!”: un “eroe” che aveva liberato la
Sicilia, promettendo la spartizione delle terre, ma che fece aprire le carceri
dei paesi e fucilare i brontesi.
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