sabato 18 giugno 2016

Jo Cox, il coraggio della non violenza

Nata il 22 giugno del 1974, Helen Joanne Cox, per amici, compagni di partito, elettori e avversari semplicemente "Jo", crebbe nel Batley & Spen, il collegio elettorale nel West Yorkshire che la volle in Parlamento nel 2015. Il più prestigioso traguardo di una vita che l'aveva vista venti anni prima arrivare alla laurea, unica nella sua famiglia, in studi politici e sociali, a Cambridge nel 1995. Una carriera dispiegatasi in un impegno, in tutto il mondo, a sostegno di campagne umanitarie e attività di beneficenza per combattere la povertà, la sofferenza e la discriminazione. Del suo impegno hanno usufruito, tra le altre, organizzazioni come Oxfam, Save The Childern e la National Society for the Prevention of Cruelty to Children.





Impegnata da sempre nel sociale e attivista per i diritti delle minoranze e delle donne, Jo Cox, presidente del Labour Women’s Network, per quattro anni  aveva incoraggiato sempre più donne a entrare in politica e a farsi coinvolgere nel pubblico. Nel periodo immediatamente precedente alla sua elezione in Parlamento, Jo collaborava con la Bill and Melinda Gates Foundation, per l'accesso all'istruzione e alla sanità nelle aree critiche del pianeta, e con il citato Freedom Fund, focalizzato sul contrasto delle moderne forme di schiavitù. Ma era anche presa nel dare impulso a UK Women, un nuovo istituto di ricerca dedicato a migliorare la comprensione delle prospettive e delle necessità delle donne del Regno Unito. Co-presidente del gruppo parlamentare trasversale Friends of Syria, si era astenuta dal voto sull'adesione militare britannica alla Coalizione internazionale in polemica con l'assenza di un approccio complessivo alla crisi che includesse necessariamente anche il dialogo con il dittatore Assad. Era inoltre membro dei gruppi della Camera dei Comuni al lavoro su temi di grande respiro come Palestina, Pakistan, Kashmir, come sulle questioni che riguardavano il suo territorio, devolution e sviluppo dell'economia regionale nello Yorkshire. Qui qualcuno ha voluto porre fine alla sua corsa. 

E' questo il ritratto di Jo Cox, la deputata britannica laburista assassinata nei giorni scorsi da Thomas Mair, un simpatizzante del neonazismo. Una vita divisa tra impegni pubblici e privati che l'hanno portata spesso per le strade e vicino alla gente. Gli ultimi giorni Cox li ha spesi sostenendo la causa del "no" all'uscita della Gran Bretagna dall'Europa

Thomas Mair, l'uomo che ha ucciso Jo Cox urlando 'Britan first', era un sostenitore dei neonazisti americani. Comprò nel 1999 da Alleanza Nazionale, l'organizzazione neonazista Usa, un manuale con istruzioni su come costruire una pistola. Le notizie si basano sulle fatture di acquisto. Per Southern Poverty Law Center, Mair era "un impegnato sostenitore" di National Alliance, un movimento politico razzista (per la superiorità, sostengono, della "razza bianca"), e antisemita, seguito da 2500 simpatizzanti, che risulta aver cessato le attività nel 2013.



Spuntano anche sospetti di un legame fra Mair e un gruppo suprematista bianco, visceralmente ostile all'Europa e simpatizzante del vecchio apartheid sudafricano. Ne scrive oggi l'Independent online. Il gruppo in questione si chiama Springbok Club e Mair risulta iscritto da 10 anni nel database della rivista online, la Springbok Cyber Newsletter.


Con questo assassinio, ancora una volta l'odio e la violenza prendono il sopravvento sulla ragionevole e generosa costruzione di un mondo migliore, più giusto, rispettoso e tollerante,

Non lasciamo che siano semi destinati a dare frutti rigogliosi. Lavoriamo ogni giorno per estirparli con le buone pratiche, il coraggio e l'impegno di tutti

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