Il 31 ottobre 1918 i generali austro-ungarici e quelli italiani si incontrarono a Villa Giusti, alle porte di Padova, per iniziare a discutere le condizioni di pace. In accordo con gli alleati, l'Italia sottopose all'Impero asburgico un armistizio che si basava sulle richieste del Patto di Londra.
Veniva quindi formulato il diritto dell'esercito di occupare tutte le
terre austro-ungariche sul litorale adriatico, la riduzione
dell'esercito a 20 divisioni, la consegna del 50% dell'artiglieria in
loro dotazione, la liberazione immediata dei prigionieri e il ritorno in
Germania delle truppe tedesche entro due settimane.
Carlo I, informato dai propri emissari, non poté far altro che accettare queste condizioni e quindi l'armistizio venne firmato alle 15.20 del 3 novembre 1918. Il "cessate il fuoco" sarebbe entrato in vigore alle 15 del 4 novembre, mettendo così ufficialmente fine alla Grande Guerra dopo quasi 3 anni e mezzo.
Carlo I, informato dai propri emissari, non poté far altro che accettare queste condizioni e quindi l'armistizio venne firmato alle 15.20 del 3 novembre 1918. Il "cessate il fuoco" sarebbe entrato in vigore alle 15 del 4 novembre, mettendo così ufficialmente fine alla Grande Guerra dopo quasi 3 anni e mezzo.
Anche se non direttamente, questa firma
sancì pure la fine del secolare Impero d'Austria-Ungheria che si
disgregò sotto le inarrestabili onde dei movimenti nazionalisti.
ERA SOLO LA FINE DELLA PRIMA CATASTROFE DEL SECOLO.
L'EUROPA PASSAVA INFATTI DALLA GUERRA AD UNA PACE DESTINATA A SCATENARE LA SECONDA GUERRA MONDIALE.
video RAI SCUOLA
COSA SCRIVEVANO QUEL GIORNO I GIORNALI
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Wilson si congratula con il re
lunedì 4 novembre 1918
Il telegramma del presidente americanoThomas Woodrow Wilson a Vittorio Emanuele. Washington, 4 novembre: «Mi consenta Vostra Maestà di esprimere quanto profondamente e sinceramente il popolo degli Stati Uniti gioisca per il fatto che il suolo d’Italia
sia stato liberato dai suoi nemici, e prego in suo nome la Maestà
Vostra ed il grande popolo italiano di accettare le più entusiastiche
felicitazioni». [Sta. 6/11/1918]
dalle pagine di diario:
"Non si creda agli atti di valore dei soldati, non si dia retta alle
altre fandonie del giornale, sono menzogne. Non combattono, no, con
orgoglio, né con ardore; essi vanno al macello perché sono guidati e
perché temono la fucilazione. Se avessi per le mani il capo del governo,
o meglio dei briganti, lo strozzerei".
(B.N. anni 25, soldato; condannato a 4 anni di reclusione per lettera denigratoria,1916, in http://www.storiaxxisecolo.it/ )
I 14 PUNTI DI WILSON
LA NOSTRA RICOSTRUZIONE CON DOCUMENTI E TESTIMONIANZE
TESTI E COMMENTI DEI CONTEMPORANEI. STORIOGRAFIA
A VERSAILLES nel 1919, Liceo Ceccano
tutti gli accordi e le loro conseguenze
sezione multimediale dedicata alla GRANDE GUERRA
CON VIDEO, MAPPE, INTERVENTI
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