LA DOTTRINA MONROE (1823)
Indirizzo di politica estera Usa elaborato dal segretario di stato J.Q. Adams e illustrato dal presidente Monroe nel suo messaggio al Congresso del 2 dicembre 1823.
Affermò il principio che proibiva alle potenze europee di fondare nuove colonie nell'emisfero occidentale e di intervenire negli affari interni di nazioni indipendenti del continente americano. Enunciata per manifestare l'opposizione degli Stati Uniti a una spedizione franco-spagnola contro le colonie latinoamericane dichiaratesi indipendenti, ebbe come principale obiettivo l'esclusione delle potenze europee da ogni rivendicazione sulla costa nordoccidentale del Pacifico (sottratta alle pretese spagnole col trattato Transcontinentale del 1819 ma già popolata da stazioni russe e inglesi), considerata strategica dal punto di vista commerciale in quanto via nordamericana all'India.
Trasformata agli inizi del XX secolo in una sorta di "catechismo nazionale" dell'aggressiva democrazia statunitense, legittimò ideologicamente il ruolo di potenza marittima e di polizia perseguito dalla politica del grosso bastone (big stick) di T. Roosevelt (1901-1908).
Temporaneamente superata negli anni trenta dalla politica di buon vicinato di F.D. Roosevelt, fu resuscitata negli anni della guerra fredda come diga contro le "infiltrazioni" comuniste nel continente, a giustificazione dei ripetuti interventi politici e militari statunitensi in America centrale e contro Cuba.
1848- LA PRIMAVERA DEI POPOLI
Nonostante i moti del 1848, esplosi con ampia partecipazione popolare e operaia, fossero stati repressi abbastanza velocemente, le vittime furono decine di migliaia. La Primavera dei popoli venne definita dagli storici come un sanguinoso fallimento, ad eccezione della concessione dello Statuto Albertino nel Regno di Sardegna da parte di Carlo Alberto di
Savoia, l'unica costituzione non revocata.
Tuttavia, vi furono notevoli e importanti effetti a lungo termine: Germania e Italia presto sarebbero arrivate all'unificazione, basandosi anche sulla necessità di autodeterminazione dei popoli; l'Ungheria sarebbe giunta ad un parziale riconoscimento della propria autonomia; in Prussia e Austria fu abolito il feudalesimo; in Russia fu eliminata la servitù della gleba
(1861).
In definitiva, con le rivoluzioni del 1848 si cancellò completamente il concetto di Restaurazione: i movimenti meno radicali (soprattutto quelli liberali) furono quelli che ne trassero maggiori
vantaggi, riuscendo nei sessant’anni successivi ad ottenere e imporre costituzioni e parlamenti in
varie nazioni europee, mettendo i monarchi sotto controllo e rendendo difficile, se non impossibile, la monarchia assoluta.
I popoli che si erano ribellati ristabilirono il principio di uguaglianza davanti alla legge, diffusero la libertà di stampa e di pensiero e crearono un'opinione pubblica in grado di incidere sull'azione del
governo.
la repressione dei moti
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