post di Matteo Saverio Grasso
Le sanguinose giornate di Marzo
La rivoluzione sconvolgeva l’intera Europa e passò anche per Milano. I cittadini insorsero contro la dominazione austriaca e,
in cinque giornate (dal 18 al 22 marzo), riuscirono a liberare la città.
Padre Davide viveva a Piacenza ma per impegni artistici si spostava per tutta l’Italia settentrionale e più volte era stato a
Milano, perciò possiamo credere che conoscesse bene la tensione nella città.
Entusiasta delle notizie provenienti dal capoluogo lombardo, al pari di un pittore o di un letterato, riuscì a dipingere
musicalmente un ritratto mirabile della rivoluzione milanese. Le vicende delle cinque giornate vengono raccontate da
suggestioni musicali tanto efficaci che hanno la forza e l’effetto di portare l’uditore nel mezzo dello scontro armato: spari,
fiamme, concitazione, feriti, morti e, solo alla fine, la gioia della vittoria.
Il grandioso poema sinfonico «Le sanguinose giornate di Marzo» si apre con scalette stizzose di semicrome che richiamano
la raffica dei proiettili che si risolvono in una frase musicale fiera e pomposa, che sta quasi a indicare l’aspetto corale dell’
impresa, l’afflato collettivo contro l’oppressore. Poi lo scontro si accende: con la modulazione della tonalità e
l’accelerazione del ritmo si arriva al culmine della battaglia: frasi musicali si susseguono come pallottole, il pedale tuona
come un cannone e l’accompagnamento concitato sibila come proiettili. Dopo lo scontro i feriti restano a terra, alcuni
sono morti e in città divampa un incendio; le note ribattute del pedale stanno a indicare le campane a martello battute a
mo’ di allarme mentre la parte dei manuali si agita, crepita e brilla come una fiamma.
L’invasore è cacciato e un clima
allegro comincia a diffondersi in città: il trionfo milanese occupa l’episodio finale dell’opera, il più corposo e il più gioioso in
cui l’organo si trasforma nelle bande popolari che finalmente possono sfilare per le vie della città e suonare di gioia per la
vittoria. Nella parte finale si vede l’adesione accorata del compositore alla gioia per la cacciata degli Austriaci
Padre Davide da Bergamo va citato tra i musicisti capitali del nostro Risorgimento anche perché, col suo stile particolare, è
stato cantore di questa epoca storica al pari di un Giuseppe Verdi o di un Michele Novaro (l’autore della musica dell’Inno
nazionale).
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