mio padre, Giuseppe Di Salvo |
Mio
padre, Giuseppe Di Salvo, nacque nel 1912 a Riposto, in Sicilia, ed aveva nove
fratelli. Mio nonno paterno, molto severo con i figli, si era sposato due volte
e viveva poveramente con la sua famiglia. Mio padre era nato dal secondo
matrimonio, i suoi fratelli erano tutti più grandi. Un giorno, mentre lui era
in seconda elementare, arrivò tardi in classe. La maestra gli aveva chiesto di
portarle delle uova, e lui aveva dovuto aspettare che la madre raccogliesse nel
pollaio quelle appena fatte. Ma la maestra non gli perdonò il ritardo: con una
mano prese le uova, con l’altra gli diede uno schiaffone. Così lui decise di
non andare più a scuola, e suo padre gli affidò un terreno da coltivare.
Quando
le verdure erano pronte per essere raccolte, le portava al mercato per venderle.
Un giorno, aveva dodici anni, dopo avere risparmiato un gruzzolo di denaro decise
di comprarsi un paio di scarpe nuove. Tornato a casa le mostrò al padre, che
andò però su tutte le furie e gli fece
una ramanzina spiegandogli che non erano ricchi, che quelle scarpe erano un
lusso che non potevano permettersi. E poi, cosa avrebbero pensato i vicini di
casa? Così mio padre dovette restituirle e ritornare a casa con i soldi.
Fu proprio
allora che mio padre capì che la Sicilia gli stava troppo stretta. A
quattordici anni si imbarcò come lavapiatti a bordo di una nave in partenza per
l’ America. Per più di un mese, pur soffrendo il mal di mare, continuò a lavorare,
fino al momento in cui la nave approdò a Richmond, in Virginia. Dopo essere
sbarcato nel cuore della notte, clandestinamente, riuscì a raggiungere la città di New York, dove
alcuni conoscenti lo ospitarono. Qui, in poco tempo, trovò tre lavori, che
svolgeva contemporaneamente: lavapiatti in un ristorante, aiutante in una
lavanderia e scaricatore al porto.
Mio
padre era attratto dalle luci della città, dalla novità della metropolitana che
gli permetteva di andare al Luna park di Coney Island e di andare da una parte
all’altra della città con 10 centesimi al giorno. Riusciva anche a mandare dei
soldi alla famiglia in Sicilia senza però mettere nulla da parte. Così, quando
la grave crisi economica del 1929 colpì gli Stati Uniti, in un lampo lui perse tutti
e tre i lavori senza avere accantonato neanche un soldo, e fu allora che imparò
una lezione che avrebbe segnato la sua vita, e che avrebbe trasmesso anche a
noi, i suoi figli: per avere un futuro bisogna saper risparmiare, mettendo
sempre qualcosa da parte. Ogni giorno, invano, andava in giro per la città a
cercare lavoro. “Ho camminato così tanto, ci ripeteva, da consumare la suola delle scarpe“. La
situazione era così grave che vide addirittura dei cadaveri in strada.
certificato di naturalizzazione di mio padre |
Così quando un suo amico siciliano gli propose di andare a lavorare la terra, nel
Nord dello Stato di New York, lui accettò subito. Cominciò allora a lavorare, a
19 anni, in una fattoria di proprietà della famiglia Marano, di origine siciliana,
che gli offrì anche un alloggio. Coltivavano cipolle. La vita all’aria
aperta gli era congeniale, ed aveva
anche l’opportunità di andare a caccia. Dopo qualche anno comprò la sua prima
automobile, una Chevrolet, ma lui aveva deciso di risparmiare quanto più
possibile. E fu grazie ai risparmi accumulati che, dopo 17 anni di lavoro come
dipendente, acquistò tre ettari di terreno e diventò socio dei due fratelli
Marano nell’acquisto di un ristorante. Il locale era situato sulle rive del
Lago Ontario, a Mexico Point, un bellissimo luogo che adesso è un parco
naturale statale. Una notte un incendio provocato da un corto circuito distrusse
il ristorante, e mio padre vide andare letteralmente in fumo gran parte dei
suoi risparmi.
Ma
lui, che nel frattempo aveva cominciato a coltivare cipolle nel suo terreno,
non si perse d’animo e decise di dedicarsi completamente all’agricoltura.
Intanto aveva conosciuto mia madre, Theresa Lizzio, figlia di immigrati siciliani di Sant’Alfio. Si sposarono nel 1948, a Canastota, nello stato di New York. Insieme hanno lavorato sodo per tutta la vita.
documento d'imbarco di Nunzio Lizzio, mio nonno |
E mio padre, prima da solo poi con l’aiuto di noi figli, ha ingrandito la fattoria acquistando e disboscando con le sue mani i terreni circostanti: oggi la Di Salvo Farms ha un’estensione di 160 ettari, contro i tre ettari iniziali.
la Di Salvo Farms oggi |
I miei genitori hanno avuto quattro figli, due maschi e due femmine. Mio fratello ed io, e adesso anche mio figlio, gestiamo la stessa terra. Abbiamo 8 dipendenti e trenta braccianti, e ogni anno produciamo 2 milioni e 400 mila cespi di lattuga e 5000 tonnellate di cipolle, che vengono vendute in tutta la costa Est degli Stati Uniti.
Joe Di Salvo, New York
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