Supercomputer
portatili e disponibili ovunque. Robot intelligenti. Veicoli autonomi. Aumento
delle capacità cerebrali grazie alla neuro-tecnologia. Scrittura del codice
genetico. Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del celebre World
Economic Forum (2016) è convinto che siamo all’inizio di una trasformazione (la
quarta rivoluzione industriale) che modificherà radicalmente il modo in cui
viviamo, lavoriamo e ci relazioniamo.
Secondo
un rapporto della multinazionale di consulenza McKinsey, le nuove tecnologie digitali
avranno un impatto profondo nell’ambito di quattro direttrici di sviluppo:
la prima riguarda l’utilizzo dei dati,
la potenza di calcolo e la connettività, e si declina in big data, open data, Internet
of Things, machine-to-machine e cloud computing per
la centralizzazione delle informazioni e la loro conservazione. La seconda è
quella degli analytics: una
volta raccolti i dati, bisogna ricavarne valore. Oggi solo l’1% dei dati
raccolti viene utilizzato dalle imprese, che potrebbero invece ottenere
vantaggi a partire dal “machine learning”, dalle macchine cioè che
perfezionano la loro resa “imparando” dai dati via via raccolti e analizzati.
La terza direttrice di sviluppo è l’interazione
tra uomo e macchina, che coinvolge le interfacce “touch”,
sempre più diffuse, e la realtà aumentata. Infine c’è tutto il settore che si
occupa del passaggio dal digitale al “reale” e che comprende la manifattura additiva, la stampa 3D, la robotica, le
comunicazioni, le interazioni machine-to-machine e le nuove
tecnologie per immagazzinare e utilizzare l’energia in modo mirato,
razionalizzando i costi e ottimizzando le prestazioni.
Finora
le rivoluzioni industriali del mondo occidentale sono state tre:
la prima, nel
1784 con la nascita della macchina a vapore e di conseguenza con lo
sfruttamento della potenza di acqua e vapore per meccanizzare la produzione;
la seconda, nel 1870 con il via alla produzione di massa attraverso l’uso
sempre più diffuso dell’elettricità, l’avvento del motore a scoppio e
l’aumento dell’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica;
la terza, nel 1970
con la nascita dell’informatica e della telematica, da cui è scaturita l’era digitale
destinata ad incrementare i livelli di automazione avvalendosi di sistemi
elettronici e dell’IT (Information Technology).
La data d’inizio della quarta
rivoluzione industriale non è ancora stabilita con certezza, probabilmente perché è
tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile indicarne l’atto fondante.
La data più ricorrente è tuttavia quella relativa alla Fiera di Hannover nel 2011 in Germania, in cui il termine dell'era 4.0 venne per la prima volta adottato al fine di indicare una nuova fase dell'economia mondiale. Il dibattito proseguì al World Economic Forum
del 2016 ed è ancora in corso, come già detto.
Gli
effetti della quarta rivoluzione industriale sul mercato del lavoro
Esperti
e osservatori stanno cercando di capire come cambierà il lavoro,
quali nuove professionalità saranno necessarie e quali invece presto potrebbero
scomparire.
Dalla ricerca “The Future of the Jobs“, presentata al World Economic Forum
2016, è emerso che, nei prossimi anni, fattori tecnologici e
demografici influenzeranno profondamente l’evoluzione del mercato del lavoro.
Alcuni (come la tecnologia del cloud e
la flessibilizzazione del lavoro) stanno influenzando le dinamiche
già adesso e lo faranno ancora di più nei prossimi 2-3 anni. L’effetto
sarà la creazione di 2 nuovi milioni di posti di lavoro, ma
contemporaneamente ne spariranno 7, con un saldo netto negativo di
oltre 5 milioni di posti di lavoro. L’Italia ne esce con un pareggio
(200mila posti creati e altrettanti persi), meglio di altri
Paesi come Francia e Germania. A livello di gruppi professionali le
perdite si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione:
rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti distrutti. Secondo la ricerca
compenseranno parzialmente queste perdite l’area finanziaria, il
management, l’informatica e l’ingegneria.
la terza rivoluzione industriale |
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