La prima guerra mondiale lascia i Paesi che ad essa avevano aderito in condizioni di crisi gravissima. Non si trattò solo di difficoltà economiche e finanziarie, fattori certo determinanti nello sconvolgimento dell'assetto sociale prebellico, ma fu soprattutto crisi di valori di riferimento, incertezza dei governi liberali nel prospettare un futuro credibile e percorribile con interventi rapidi ed efficaci in grado di alimentare speranze di sviluppo. La crisi assunse in Italia aspetti particolamente drammatici. Le tensioni del "biennio rosso" non porteranno il Paese verso una reale emancipazione sociale e politica ma saranno accompagnate dalla creazione dei Fasci di combattimento e dalla nascita del Partito Nazionale Fascista. Nell'ottobre del 1922 Mussolini marcia su Roma per prendere le redini del governo: l'Italia liberale si consegna al ventennio della dittatura fascista. Scrive lo storico Angelo Tasca:
"La leggerezza, la quasi incoscienza con cui una parte delle classi dirigenti lancia l’Italia nella guerra, preparano quelle disillusioni della pace che tanto hanno contribuito alla nascita del fascismo. Durante la lotta per l’intervento comincia anche a fissarsi nei “fasci” del 1914-1915 quel complesso di demagogia, di nazionalismo esasperato, d’antisocialismo e di reazione che si ritroveranno poi nei fasci del 1919-1920. Scatenata con metodi faziosi, constata il senatore Vincenzo Morello, la guerra nazionale fu condotta «in un’atmosfera di guerra civile». Fra il maggio 1915 e l’ottobre 1922 la genesi è dunque diretta e ininterrotta.
Angelo Tasca, Nascita e avvento del fascismo, Bari, 1965, cit. in Nicola Tranfaglia, Dallo Stato liberale al regime fascista, Feltrinelli, Milano 1973, p. 53IL DISCORSO DI MUSSOLINI DEL 3 GENNAIO 1925:
INIZIA LA DITTATURA
dal film Il delitto Matteotti di Florestano Vancini
Leggi la recensione del film di Paolo Calabrese
IL TESTO DEL DISCORSO
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IL MANIFESTO DEGLI SCIENZIATI RAZZISTI
Studiando la nascita e l'avvento del Fascismo, mi ha colpito molto un aspetto in particolare: il percorso con il quale Mussolini è arrivato a diventare capo del governo. Non un colpo di Stato, non una vera marcia espressione di un largo appoggio e sentire del popolo, non una rivoluzione: il Re, il 29 Ottobre del 1922, ha conferito a Mussolini l'incarico di formare il nuovo governo perchè posto di fronte all'arrivo di un gruppo di fascisti a Roma. Le Istituzioni sono state spettatrici delle incredibili violenze dello squadrismo fascista, hanno tollerato le brutalità della violenza organizzata e alla fine, senza che Mussolini facesse ricorso a pressioni violente, hanno messo il potere nelle mani del leader di tanta illegalità.
RispondiEliminaStudiando la nascita e l'avvento del Fascismo, mi ha colpito molto un aspetto in particolare: il percorso con il quale Mussolini è arrivato a diventare capo del governo. Non un colpo di Stato, non una vera marcia espressione di un largo appoggio e sentire del popolo, non una rivoluzione: il Re, il 29 Ottobre del 1922, ha conferito a Mussolini l'incarico di formare il nuovo governo perchè posto di fronte all'arrivo di un gruppo di fascisti a Roma. Le Istituzioni sono state spettatrici delle incredibili violenze dello squadrismo fascista, hanno tollerato le brutalità della violenza organizzata e alla fine, senza che Mussolini facesse ricorso a pressioni violente, hanno messo il potere nelle mani del leader di tanta illegalità.
RispondiEliminaRiallacciandomi al commento di Giuseppe, vorrei evidenziare come lo stesso Re abbia mantenuto un comportamento impassibile, quasi indifferente, anche di fronte al sequestro e all'uccisione, il 10 giugno 1924, di Giacomo Matteotti, deputato socialista che aveva avuto il coraggio di denunciare i brogli e le violenze cui fecero ricorso i fascisti per ottenere la maggioranza alle elezioni svoltesi lo stesso anno. Persino in questo caso, infatti, nonostante la protesta dei parlamentari antifascisti e la secessione dell'Aventino, il sovrano decise di non intervenire in alcun modo, permettendo a Mussolini di proseguire indisturbato il suo operato.
RispondiEliminaAltro aspetto fondamentale del Fascismo, secondo me, fu il consenso delle masse. Non solo il re e le istituzioni in generale appoggiarono l'operato di Mussolini ma anche la maggior parte del popolo. In effetti alla base del Fascismo stava proprio questo, il coinvolgimento e allo stesso tempo il controllo delle masse. Si fece dunque in modo che la scuola, gli spettacoli, la cultura e lo sport contribuissero alla diffusione dell' ideologia fascista; si svilupparono anche organizzazioni educative fasciste e raduni di massa, con lo scopo di coinvolgere il maggior numero possibile di italiani per trasformarli in fascisti convinti, disponibili a seguire il duce in qualsiasi sua grande impresa. Anche nel disastro della guerra.
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