mercoledì 25 aprile 2012

IL VALORE DELLA RESISTENZA IN ITALIA



"Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.”
Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955
politico e giurista, 
antifascista tra i fondatori del Partito d'azione
















video, 6 minuti

Ritornano ogni anno le sterili polemiche su come e se ricordare l'anniversario della Liberazione dell'Italia. Questo vano gioco di parole è solo spreco di energie che, oggi più che mai, dovrebbero essere altrimenti e proficuamente utilizzate, è reiterazione di un comportamento che fa appello ad una memoria fragile e immatura, alla confusione d'essere e fare, nella speranza, mai abbandonata da molti italiani, di convincere chi li ascolta e li legge che sia necessario ri-cominciare a scrivere la storia a partire da sè, dalla prospettiva di un presente che purtroppo convince però sempre meno proprio perchè povero di tessuto storico.

Non possono esserci dubbi sul valore della Resistenza che vide la difesa della giustizia e della libertà, principi fondanti non  solo della nostra identità nazionale ma dell'umanità intera.
E vanno dunque spese tutte le energie possibili per ribadirlo e ripeterlo senza sosta: noi siamo nati da quella coraggiosa  pagina della storia, nessun dubbio deve mai esistere sul contributo di chi ha creduto in un'Italia migliore e giusta, nella difesa della libertà di pensiero, di espressione, di partecipazione, nella costruzione di un paese democratico e responsabile.
Solo rispetto e riconoscenza, dunque, per un progetto così nobile e generoso, e  vergogna per chi parla senza conoscere e capire la storia da cui proviene.

TRA I CONTRIBUTI
Per capire  lo spirito e gli ideali dei partigiani è importante rileggere le loro parole nelle ultime lettere inviate alla famiglia e agli amici: appresa la notizia della condanna a morte si dichiarano sereni, tranquilli, hanno fatto quello che sentivano di dover fare non solo per sè ma soprattutto per il loro Paese, invocano perdono per il dolore che la loro morte arrecherà ma chiedono anche di poter accompagnare, compagni dei pensieri e delle azioni, il futuro dei loro cari.
Possiamo dimenticare tutto questo? 




La regista Liliana Cavani raccoglie in questo documentario le testimonianze di alcune donne partigiane



IL 25 APRILE 1945 dal blog

eventi, contributi, riflessioni

Colgo l'occasione per segnalare la sezione del numero di dicembre 2011 di Triangolo Rosso, rivista ANED, dedicata al partigiano Nunzio di Francesco, caro amico e più volte ospite della nostra scuola, scomparso lo scorso anno

PER NUNZIO DI FRANCESCO

3 commenti:

  1. Oggi, 25 Aprile, è festa della liberazione. Ma chi e da cosa è stata liberata? Per molti italiani, non solo giovani, il 25 aprile è solo un giorno rosso sul calendario, che dà la possibilità ad alcuni di sospendere le attività lavorative e godersi un giorno di vacanza. E’ però un dovere civico dare una risposta a questa domanda. Per farlo, bisogna che facciamo un passo indietro nella storia del nostro paese. Durante la seconda guerra mondiale, l'Italia subì numerose sconfitte, ma soprattutto l'occupazione nazi-fascista. Dopo che Mussolini fu arrestato, in seguito al 25 luglio del 1943, salì al governo Pietro Badoglio su decisione del re Vittorio Emanuele III. Mentre proseguiva la guerra a fianco dei nazisti, Badoglio firmò delle trattative segrete con il governo anglo-americano. L'8 settembre fu reso noto l'armistizio con gli alleati sbarcati in Sicilia e l'Italia precipitò nel caos. Ecco che cominciava l'occupazione da parte dei tedeschi, i quali si sentirono traditi e decisero di punire l'Italia per il cambiamento di posizione. A partire da quel settembre 1943 l'Italia fu divisa e spezzata in due: al sud si stabilirono i monarchici lasciando il paese da Roma in su senza comandi né protezione, al nord il fascismo risorgeva a Salò dalle sue ceneri sotto la protezione degli occupanti nazisti. Fu così che cominciò a soffiare il salutare “Vento del Nord”: si crearono nell’area centro-settentrionale tanti gruppi di resistenza, costituiti da partigiani che combattevano contro i nazisti per liberare l' Italia. E il 25 aprile 1945, mentre il Comitato di liberazione nazionale lanciava l'ordine dell'insurrezione generale contro il nemico in ritirata, i tedeschi abbandonarono finalmente Milano. Nascerà un anno dopo la Repubblica Italiana e la democrazia accompagnerà da allora la nostra vita quotidiana, Ecco perché ancora oggi si festeggia questo giornata e si ricorda una svolta così importante per la storia dell’Italia e per tutti gli italiani.
    Adesso abbiamo la risposta, non dimentichiamone il significato.

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  2. Il 25 aprile in Italia è la Festa della Liberazione, si ricorda la liberazione dal nazifascismo.
    Per combattere il dominio nazifascista si era organizzata la Resistenza, condotta dai Partigiani. Questi erano uomini, donne, giovani, anziani, preti, militari, persone di diversi ceti sociali, diverse idee politiche e religiose ma che avevano in comune la volontà di lottare personalmente, ognuno con i propri mezzi, per ottenere in patria la democrazia e il rispetto della libertà individuale e l'uguaglianza.

    Il 25 aprile 1945 i Partigiani, supportati dagli Alleati, entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, come Milano, mettendo fine al tragico periodo di lutti e rovine e dando così il via al processo di liberazione dell'Italia dall'oppressione fascista.
    Molti scrittori e registi hanno ricordato questo amaro e triste episodio che ha segnato la storia italiana, ma anche il coraggio di uomini e donne che si sono battuti per liberare la nostra Nazione.

    Voglio segnalare per un approfondimento un libro di Cesare Pavese, “La casa in collina”:

    La casa in collina - Cesare Pavese

    Il libro narra le vicende di Corrado, durante l'estate del 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale. L' uomo è un professore quarantenne che vive sulle colline antistanti Torino, non è sposato e ha due donne, madre e figlia, che si occupano di lui e dell'andamento domestico. Corrado tutte le sere si rifugia sulle colline per scampare ai bombardamenti tedeschi sulla città e, così come sfugge alla guerra e ad un quasi obbligato schieramento politico, evita anche di prendersi responsabilità negli altri campi della vita. Tra i partigiani ha amici, Cate, una fiamma del passato, e il figlio di lei, probabilmente suo; nonostante questo non si sbilancia seguendo i loro ideali e le loro azioni. La guerra incombe, i tedeschi incalzano e i suoi amici vengono arrestati, forse uccisi, ma lui fugge e per salvarsi abbandona anche il giovane ragazzo, affidatogli da Cate: niente sembra scrollarlo dalla sua vigliaccheria. Un giorno però si imbatte per caso nella cruda uccisione di alcuni fascisti, da parte dei partigiani di zona. La morte e il sangue così vicini e reali lo fanno riflettere amaramente sulla sua vita e sul periodo storico in cui si trova: la guerra tocca tutti, prima o poi, nessuno riesce a sottrarsi. Tramite Corrado si vive il duro periodo della guerra e dell'inizio della creazione dei gruppi partigiani.

    E in più, ecco il link di un video molto interessante che ho trovato su you tube con le testimonianze di alcune persone che hanno partecipato alla Resistenza.
    http://www.youtube.com/watch?v=avoGM8zyQTc&feature=related

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  3. Segnalo dal blog di Francesco Virga i versi di Primo Levi sulla Resistenza che non cessa mai nelle nostre vite.

    http://cesim-marineo.blogspot.it/2012/04/ora-e-sempre-resistenza.html

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