L'UNITA' del 30 marzo 1944 |
Il 25 marzo 1944, i lettori dei giornali
romani trovavano il seguente comunicato dell'agenzia Stefani, emanato
dal comando tedesco della città occupata di Roma alle 22.55 del 24
marzo:
«Nel pomeriggio del 23 marzo 1944, elementi criminali hanno
eseguito un attentato con lancio di bomba contro una colonna tedesca di
Polizia in transito per Via Rasella. In seguito a questa imboscata, 32
uomini della Polizia tedesca sono stati uccisi e parecchi feriti.La vile
imboscata fu eseguita da comunisti badogliani. Sono ancora in atto
indagini per chiarire fino a che punto questo criminoso fatto è da
attribuirsi ad incitamento anglo-americano. Il Comando tedesco è deciso a
stroncare l'attività di questi banditi scellerati. Nessuno dovrà
sabotare impunemente la cooperazione italo-tedesca nuovamente affermata.
Il Comando tedesco, perciò, ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato
dieci criminali comunisti saranno fucilati. Quest’ordine è già stato
eseguito».
L'annuncio della rappresaglia fu dato quando l’esecuzione era
già avvenuta. Per anni si è detto che i partigiani avrebbero potuto
costituirsi e salvare degli innocenti, ma nessun manifesto fu affisso
sui muri. Né vi fu alcun tentativo di catturare i responsabili
dell’azione.
Eppure la memoria repubblicana ha costruito intorno a via Rasella uno dei processi morali più pesanti a carico dei partigiani.
Eppure la memoria repubblicana ha costruito intorno a via Rasella uno dei processi morali più pesanti a carico dei partigiani.
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