domenica 12 luglio 2015

Srebrenica, luglio 1995: il genocidio troppo a lungo ignorato




Quello di Srebrenica è il genocidio più atroce dopo la Seconda guerra mondiale: la comunità internazionale non agì per impedire la caccia all'uomo di coloro che fuggivano verso Tuzla, non agì per impedire, non agì per impedire la pulizia etnica e non agì per impedire gli stupri: questa è una responsabilità che ci portiamo dietro tutti"

Così ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini arrivando a Potocari per partecipare alla cerimonia di commemorazione delle ottomila vittime del genocidio perpetrato dai cetnici serbi, a danno della comunità rom musulmana, nel luglio del 1995


"A Srebrenica sono passati solo vent’anni. Ne sono passati cento fra Turchia e Armenia, e la fossa è ancora spalancata. Gli abitanti di Srebrenica sono rimasti in pochi, 5 mila, forse 7, e fra quei pochi l’odio non si è stancato, o si è rimpiattato dietro la rimozione. Però ci sono queste persone che a fare la pace si impegnano davvero. Donne soprattutto: scamparono grazie a quello spirito cavalleresco non solo serbo che insegna a sterminare gli uomini – tutti, dai 13 anni ai 70 e oltre - e a risparmiare le donne, dopo averle stuprate.
Le donne scamparono per testimoniare e per aspettare che fossero restituiti i frantumi dei loro cari. Si continua a ricomporli, estratti a volte da fosse distanti, dopo che furono stritolati e rimescolati per cancellarne le prove. Ogni anno, quella che per i più è una commemorazione è per alcune il primo funerale, la prima sepoltura tributata: 138, questa volta. Su 8.372 persone scomparse, sono stati rintracciati finora i resti di 7.100. Più di 1.200 mancano ancora. Vorrei accostare questa lunga impresa pietosa al recupero italiano delle salme degli annegati dello scorso aprile(...)"



un testimone sopravvissuto ricorda:
 
VORNIK - La casa ha le finestre murate coi mattoni, è abbandonata e nessuno ci tornerà a vivere. Zijo dice che "è uguale a quella notte". Quando arrivò la banda dei cetnici di Simo, e nella casa erano radunate tutte le famiglie del villaggio. "Là dentro sono rimasti i vestiti strappati alle donne stuprate. Ci hanno tirato fuori, e messi in fila. Qui, proprio qui dove sono io adesso, hanno violentato la mia sorella più grande che aveva 17 anni. Poi hanno costretto due uomini anziani a fare sesso orale fra loro. E poi ci hanno caricato sui camion".

Zijo Ribic ha ora trent'anni, piccolo di statura e robusto. Questo è Skocic, il suo villaggio, poche case alla periferia di Zvornik. Vicino scorre la Drina, che è il confine con la Serbia. Srebrenica è a una sessantina di chilometri. Skocic era dove stavano i Rom, i "Rom neri" come si chiamano fra loro, cioé musulmani, mentre "Rom bianchi" sono quelli ortodossi. La notte che Zijo racconta è quella del 12 luglio 1992, tre  anni esatti prima dell'eccidio di Srebrenica di cui si celebra ora il ventennale. continua qui
 

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