Il primo maggio del 1947, nei pressi della Piana degli Albanesi, vicino Palermo, durante la Festa del Lavoro, alcuni banditi spararono sulla folla e uccisero 11 persone, ferendone più di 30. In quella circostanza si compì la strage di Portella della Ginestra: per molti, il primo grande mistero dell'Italia repubblicana.
I colpi, come si seppe in seguito, furono sparati da Salvatore Giuliano, il leggendario bandito di Montelepre, protagonista del dopoguerra criminale in Sicilia e dalla sua banda. I motivi per cui Giuliano compì l’eccidio e, nei giorni successivi, assaltò numerose sedi dei partiti di sinistra e delle Camere del lavoro nel Palermitano non possono esaurirsi nella dichiarata avversione del bandito nei confronti dei comunisti, anche se mai è stata fatta in merito sufficiente chiarezza.
Ad appoggiarlo e a dargli copertura erano poteri mafiosi, schegge dell’autonomismo siciliano e forze che intendevano garantire il perpetuarsi degli equilibri di potere anche nel nuovo quadro istituzionale e politico nazionale del dopoguerra. Per quanto la ricerca dei mandanti non sia mai approdata a conclusioni certe, risultarono evidenti le responsabilità degli ambienti politici siciliani interessati a intimidire le masse contadine che reclamavano la terra e avevano premiato il Blocco del popolo nelle elezioni del 1947.
Era allora in gioco la posizione dell'Italia nel blocco USA all'inizio di quella che verrà più tardi definita "guerra fredda", e la vittoria delle sinistre in Sicilia faceva temere pericolose influenze sovietiche nel Paese
Per molti anni le responsabilità di questa strage sono state occultate.
A 70 anni da quella tragedia, oggi non si ricordano solo gli undici morti che quella mattina del 1947 si erano riuniti per festeggiare il Primo maggio e la storica vittoria del Blocco del popolo Psi-Pci alle elezioni per l’Assemblea regionale siciliana.
A Portella della Ginestra le “vittime”sono state, per tutti questi anni, anche la verità, la storia e la giustizia.
«Portella fu essenzialmente una strage politica. La prima strage di civili della storia repubblicana», dice oggi il Presidente del Senato Piero Grasso
Rai, Treccani l'Unità
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