Fin dal mese di agosto del 1944,
dopo la liberazione di Firenze, l'esercito alleato e l'esercito nazista si
fronteggiano sulla linea gotica (da Massa e Carrara, sopra Livorno, fino a
Pesaro sull’Adriatico).
L'area di Monte Sole (Bologna), con gli attuali comuni di Marzabotto, Monzuno
e Grizzana, costituisce l'immediata retroguardia difensiva dell'esercito
nazista. In questa area si è costituita fin dall'ottobre 1943 una brigata
partigiana, la "Stella Rossa", fondata da elementi locali e composta
da persone di differente matrici politiche e culturali.
Dopo il massacro di civili
compiuto a Sant'Anna di Stazzema (400 civili uccisi nelle loro case e nel
villaggio) compiuto dalle SS il 12 agosto 1944 (successivo a sua volta all’eccidio delle
Fosse Ardeatine con 335 vittime il 24 marzo 1944), gli eccidi nazifascisti ai danni delle
popolazioni lungo la linea gotica hanno un momentaneo arresto. Il maresciallo
Albert Kesserling, comandante della cosiddetta "campagna d'Italia"
contro gli alleati, continua però, anche nei mesi successivi, ad avere l'incubo
di quei ribelli italiani che, saliti in montagna dapprima con mezzi di fortuna,
stanno di fatto tenendo in scacco il grande esercito tedesco all'interno dei
confini della Repubblica di Salò: comanda alle truppe di lasciare "terra
bruciata" alle proprie spalle e, quando viene informato che a Marzabotto e
nei comuni limitrofi la divisione partigiana Stella Rossa continua a mietere
vittime e ad operare sabotaggi, ordina la rappresaglia.
L’interesse dei tedeschi per
l’altopiano di Monte Sole cresce in proporzione all’avanzata degli Alleati.
Fino all’agosto (ovvero sostanzialmente fino alla liberazione di Firenze) il
nemico si trova ancora in una zona relativamente lontana, ma dopo lo
sfondamento delle difese lungo l’Appennino tosco-emiliano,
nell’agosto-settembre 1944, l’area di
Monte Sole è l’ultimo ostacolo naturale
prima di Bologna e la prospettiva peggiore per i tedeschi è di rimanere
imprigionati in un duplice attacco partigiano e alleato. In questo mutato
contesto strategico, per preparare la difesa e un’eventuale ritirata, i
tedeschi hanno bisogno di eliminare qualsiasi ostacolo all’esercizio della loro
autorità. La soluzione più drastica e brutale viene adottata: spazzare via da
Monte Sole ogni forma di resistenza, eliminare definitivamente le condizioni
per la sopravvivenza della Stella Rossa facendo
tabula rasa di uomini e cose.
L’operazione contro la Stella Rossa, brigata partigiana, di cui è responsabile il maggiore delle SS Walter Reder, scatta all’alba del 29 settembre 1944. Nella frazione di Casaglia di Monte Sole, la popolazione atterrita si rifugiò nella chiesa di Santa Maria Assunta, raccogliendosi in preghiera. Irruppero i tedeschi, uccidendo con una raffica di mitragliatrice il sacerdote, don Ubaldo Marchioni, e tre anziani. Le altre persone, raccolte nel cimitero, furono mitragliate: 195 vittime, di 28 famiglie diverse tra le quali 50 bambini. Fu l’inizio della strage. I reparti delle SS e della Wehrmacht, danno inizio ad un violento rastrellamento accompagnato da eccidi, razzie e incendi. I tedeschi impiegano almeno 1500 uomini armati di mitra, mortai, lanciafiamme, cannoni; i partigiani in quel momento sono circa 500 e dispongono di un equipaggiamento del tutto inferiore a quello tedesco, da tempo non ricevono più aiuti dagli Alleati e non dispongono di armi pesanti.
La Stella Rossa, accerchiata, tenta di respingere il nemico con cui si scontra a Cadotto, ai piedi di Monte Sole e Monte Caprara, su Monte Salvaro e in altre località, ma la differenza fra le forze in campo è tale che lo scontro è insostenibile. Nei vari assalti perdono la vita numerosi partigiani fra cui lo stesso comandante Mario Musolesi, 29 anni. La morte di Musolesi, la violenza con cui i tedeschi si scagliano contro tutto e contro tutti, la sproporzione di mezzi, determinano lo sbandamento della Stella Rossa e il suo successivo scioglimento: gruppi di partigiani passano il fronte e si uniscono agli Alleati oppure raggiungono altre formazioni partigiane; non mancano definitivi abbandoni della lotta armata. Anche i civili vengono colti di sorpresa. Alle prime avvisaglie del rastrellamento gli uomini abili si rifugiano nei boschi, per non correre il rischio di essere uccisi o catturati per i lavori forzati. Gli altri abitanti di Monte Sole che nutrono l’errata speranza che contro donne, vecchi e bambini i tedeschi non infieriranno, si raccolgono invece nei luoghi apparentemente più sicuri: le chiese, i rifugi antiaerei, le stesse abitazioni. Il rastrellamento si rivela di una brutalità che va oltre ogni aspettativa: fra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 vengono massacrate 770 persone, nei modi più violenti e brutali, nelle case, nei luoghi di culto, nei rifugi, in decine e decine di località. Diverse testimonianze raccontano della presenza di fascisti insieme ai tedeschi. Le uccisioni continuano anche dopo quei giorni infernali e alla fine della guerra i comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana contano 955 uccisi per mano dei nazifascisti. Di questi 216 sono i bambini, 316 le donne, 142 gli anziani, cinque i sacerdoti. A questo tragico bilancio di morte vanno sommati anche i caduti per cause varie di guerra, 721 nei tre comuni. Sono uomini, donne e fanciulli morti nei bombardamenti, al fronte, nei campi di prigionia, per malattie legate allo stato di guerra e per lo scoppio di mine che continuano a seminare morte persino dopo la cessazione del conflitto. Infatti prima di andarsene il maggiore Reder fece disseminare il territorio di mine che continuarono a uccidere fino al 1966 altre 55 persone
Al termine
della rappresaglia si contano, in tutta la zona del Monte Sole, circa 1830
morti, mentre pochissimi sono i sopravvissuti, che sono riusciti a
nascondersi, o che sono rimasti per giorni sepolti sotto i corpi dei propri
vicini, dei propri familiari.
Tra i caduti, 95 hanno meno di 16 anni, 110 ne hanno meno di 10, e 45 meno di due anni; la vittima più giovane si chiama Walter Cardi, e aveva appena due settimane.
Tra i caduti, 95 hanno meno di 16 anni, 110 ne hanno meno di 10, e 45 meno di due anni; la vittima più giovane si chiama Walter Cardi, e aveva appena due settimane.
Al termine della guerra il maggiore Reder fuggirà
in Baviera, dove verrà catturato dagli americani: sarà estradato in Italia e,
nel 1951, verrà condannato all'ergastolo. Nel 1985 verrà graziato, grazie
all'intercessione del governo austriaco, e si trasferirà in Austria, dove
morirà senza aver mai mostrato alcun segno di rimorso.
Rimarrà comunque in ombra, in sede processuale, il ruolo di decine e decine di ufficiali e soldati delle SS, i veri e propri esecutori della strage, seppur l'identità di una parte dei responsabili sarà nota alla magistratura, che spesso deciderà di non dar seguito all'azione penale per motivi di opportunità politica internazionale.
Nel 1961 verrà edificato un sacrario, che
raccoglie i corpi di 782 delle vittime della strage.
dal film
L'UOMO CHE VERRA'
di Giorgio Diritti, 2010
IL FILM L'UOMO CHE VERRA' SARA' PROIETTATO A GIARRE IL 27 GENNAIO
GIORNATA DELLA MEMORIA
PRESSO IL CINECIRCOLO DELL'ASSOCIAZIONE L'AGORA'
VIA CAROLINA 192
ORE 18,00
Vorrei esprimere un breve pensiero sulla giornata di oggi..
RispondiEliminaNON DIMENTICARE.
Non dobbiamo dimenticare quello che è accaduto, non dobbiamo dimenticare la violenza, l'orrore, il male, la morte e l'odio, perché se li dimentichiamo, commettiamo di nuovo gli stessi errori e tutte le parole spese, tutto il tempo speso per riflettere, le manifestazioni e appunto le giornate come questa, diventano inutili.
Non dimenticare e continuare a combattere per un mondo migliore, un mondo in cui vi sia rispetto per l'essere umano e per la vita, libertà di parola, pensiero, culto e altro ancora..
Un mondo in cui vi sia l'accettazione e la comprensione dell' "altro", perché un giorno, quell'altro, potrebbe essere proprio la nostra stessa persona..
Un mondo in cui non vi sia la supremazia e lo strapotere di uno o di un 'genere' nei confronti degli altri, perché siamo tutti uguali e nessuno su questa terra ha diritto a comandarci o ad essere superiore a noi; siamo semplicemente esseri umani, e in quanto tali, sbagliamo, ma, quando sbagliamo, dobbiamo comprendere l'errore e far sì che non accada più, se vogliamo crescere e migliorare davvero.