domenica 26 gennaio 2014

Per non dimenticare: la strage di Marzabotto




Fin dal mese di agosto del 1944, dopo la liberazione di Firenze, l'esercito alleato e l'esercito nazista si fronteggiano sulla linea gotica (da Massa e Carrara, sopra Livorno, fino a Pesaro sull’Adriatico).
L'area di Monte Sole (Bologna),  con gli attuali comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana, costituisce l'immediata retroguardia difensiva dell'esercito nazista. In questa area si è costituita fin dall'ottobre 1943 una brigata partigiana, la "Stella Rossa", fondata da elementi locali e composta da persone di differente matrici politiche e culturali.

Dopo il massacro di civili compiuto a Sant'Anna di Stazzema (400 civili uccisi nelle loro case e nel villaggio) compiuto dalle SS il 12 agosto 1944 (successivo a sua volta all’eccidio delle Fosse Ardeatine con 335 vittime il 24 marzo 1944), gli eccidi nazifascisti ai danni delle popolazioni lungo la linea gotica hanno un momentaneo arresto. Il maresciallo Albert Kesserling, comandante della cosiddetta "campagna d'Italia" contro gli alleati, continua però, anche nei mesi successivi, ad avere l'incubo di quei ribelli italiani che, saliti in montagna dapprima con mezzi di fortuna, stanno di fatto tenendo in scacco il grande esercito tedesco all'interno dei confini della Repubblica di Salò: comanda alle truppe di lasciare "terra bruciata" alle proprie spalle e, quando viene informato che a Marzabotto e nei comuni limitrofi la divisione partigiana Stella Rossa continua a mietere vittime e ad operare sabotaggi, ordina la rappresaglia.

L’interesse dei tedeschi per l’altopiano di Monte Sole cresce in proporzione all’avanzata degli Alleati. Fino all’agosto (ovvero sostanzialmente fino alla liberazione di Firenze) il nemico si trova ancora in una zona relativamente lontana, ma dopo lo sfondamento delle difese lungo l’Appennino tosco-emiliano, nell’agosto-settembre 1944, l’area di Monte Sole è  l’ultimo ostacolo naturale prima di Bologna e la prospettiva peggiore per i tedeschi è di rimanere imprigionati in un duplice attacco partigiano e alleato. In questo mutato contesto strategico, per preparare la difesa e un’eventuale ritirata, i tedeschi hanno bisogno di eliminare qualsiasi ostacolo all’esercizio della loro autorità. La soluzione più drastica e brutale viene adottata: spazzare via da Monte Sole ogni forma di resistenza, eliminare definitivamente le condizioni per la sopravvivenza della Stella Rossa facendo tabula rasa di uomini e cose.

L’operazione contro la Stella Rossa, brigata partigiana,  di cui è responsabile il maggiore delle SS Walter Reder, scatta all’alba del 29 settembre 1944. Nella frazione di Casaglia di Monte Sole, la popolazione atterrita si rifugiò nella chiesa di Santa Maria Assunta, raccogliendosi in preghiera. Irruppero i tedeschi, uccidendo con una raffica di mitragliatrice il sacerdote, don Ubaldo Marchioni, e tre anziani. Le altre persone, raccolte nel cimitero, furono mitragliate: 195 vittime, di 28 famiglie diverse tra le quali 50 bambini. Fu l’inizio della strage. I reparti delle SS e della Wehrmacht, danno inizio ad un violento rastrellamento accompagnato da eccidi, razzie e incendi. I tedeschi impiegano almeno 1500 uomini armati di mitra, mortai, lanciafiamme, cannoni; i partigiani in quel momento sono circa 500 e dispongono di un equipaggiamento del tutto inferiore a quello tedesco, da tempo non ricevono più aiuti dagli Alleati e non dispongono di armi pesanti.

La Stella Rossa, accerchiata, tenta di respingere il nemico con cui si scontra a Cadotto, ai piedi di Monte Sole e Monte Caprara, su Monte Salvaro e in altre località, ma la differenza fra le forze in campo è tale che lo scontro è insostenibile. Nei vari assalti perdono la vita numerosi partigiani fra cui lo stesso comandante Mario Musolesi, 29 anni. La morte di Musolesi, la violenza con cui i tedeschi si scagliano contro tutto e contro tutti, la sproporzione di mezzi, determinano lo sbandamento della Stella Rossa e il suo successivo scioglimento: gruppi di partigiani passano il fronte e si uniscono agli Alleati oppure raggiungono altre formazioni partigiane; non mancano definitivi abbandoni della lotta armata. Anche i civili vengono colti di sorpresa. Alle prime avvisaglie del rastrellamento gli uomini abili si rifugiano nei boschi, per non correre il rischio di essere uccisi o catturati per i lavori forzati. Gli altri abitanti di Monte Sole che nutrono l’errata speranza che contro donne, vecchi e bambini i tedeschi non infieriranno, si raccolgono invece nei luoghi apparentemente più sicuri: le chiese, i rifugi antiaerei, le stesse abitazioni. Il rastrellamento si rivela di una brutalità che va oltre ogni aspettativa: fra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 vengono massacrate 770 persone, nei modi più violenti e brutali, nelle case, nei luoghi di culto, nei rifugi, in decine e decine di località. Diverse testimonianze raccontano della presenza di fascisti insieme ai tedeschi. Le uccisioni continuano anche dopo quei giorni infernali e alla fine della guerra i comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana contano 955 uccisi per mano dei nazifascisti. Di questi 216 sono i bambini, 316 le donne, 142 gli anziani, cinque i sacerdoti. A questo tragico bilancio di morte vanno sommati anche i caduti per cause varie di guerra, 721 nei tre comuni. Sono uomini, donne e fanciulli morti nei bombardamenti, al fronte, nei campi di prigionia, per malattie legate allo stato di guerra e per lo scoppio di mine che continuano a seminare morte persino dopo la cessazione del conflitto. Infatti prima di andarsene il maggiore Reder fece disseminare il territorio di mine che continuarono a uccidere fino al 1966 altre 55 persone

Al termine della rappresaglia si contano, in tutta la zona del Monte Sole, circa 1830 morti, mentre pochissimi sono i sopravvissuti, che sono riusciti a nascondersi, o che sono rimasti per giorni sepolti sotto i corpi dei propri vicini, dei propri familiari.
Tra i caduti, 95 hanno meno di 16 anni, 110 ne hanno meno di 10, e 45 meno di due anni; la vittima più giovane si chiama Walter Cardi, e aveva appena due settimane.
Al termine della guerra il maggiore Reder fuggirà in Baviera, dove verrà catturato dagli americani: sarà estradato in Italia e, nel 1951, verrà condannato all'ergastolo. Nel 1985 verrà graziato, grazie all'intercessione del governo austriaco, e si trasferirà in Austria, dove morirà senza aver mai mostrato alcun segno di rimorso.

Rimarrà comunque in ombra, in sede processuale, il ruolo di decine e decine di ufficiali e soldati delle SS, i veri e propri esecutori della strage, seppur l'identità di una parte dei responsabili sarà nota alla magistratura, che spesso deciderà di non dar seguito all'azione penale per motivi di opportunità politica internazionale.
Nel 1961 verrà edificato un sacrario, che raccoglie i corpi di 782 delle vittime della strage.



 dal film 

L'UOMO CHE VERRA'
di Giorgio Diritti, 2010



IL FILM L'UOMO CHE VERRA' SARA' PROIETTATO A GIARRE IL 27 GENNAIO
GIORNATA DELLA MEMORIA

PRESSO IL CINECIRCOLO DELL'ASSOCIAZIONE L'AGORA'

VIA CAROLINA 192

ORE 18,00

INGRESSO LIBERO PER GLI STUDENTI 


approfondimenti sulle persecuzioni naziste nel sito

ANED

1 commento:

  1. Vorrei esprimere un breve pensiero sulla giornata di oggi..
    NON DIMENTICARE.
    Non dobbiamo dimenticare quello che è accaduto, non dobbiamo dimenticare la violenza, l'orrore, il male, la morte e l'odio, perché se li dimentichiamo, commettiamo di nuovo gli stessi errori e tutte le parole spese, tutto il tempo speso per riflettere, le manifestazioni e appunto le giornate come questa, diventano inutili.
    Non dimenticare e continuare a combattere per un mondo migliore, un mondo in cui vi sia rispetto per l'essere umano e per la vita, libertà di parola, pensiero, culto e altro ancora..
    Un mondo in cui vi sia l'accettazione e la comprensione dell' "altro", perché un giorno, quell'altro, potrebbe essere proprio la nostra stessa persona..
    Un mondo in cui non vi sia la supremazia e lo strapotere di uno o di un 'genere' nei confronti degli altri, perché siamo tutti uguali e nessuno su questa terra ha diritto a comandarci o ad essere superiore a noi; siamo semplicemente esseri umani, e in quanto tali, sbagliamo, ma, quando sbagliamo, dobbiamo comprendere l'errore e far sì che non accada più, se vogliamo crescere e migliorare davvero.

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