martedì 10 maggio 2016

la Sicilia in guerra



post di Rosita Cipolla, da NewsSicilia




28 aprile 2016
CATANIA – Gli effetti delle guerre globali permanenti sulla Sicilia al centro del seminario tenutosi ieri al Monastero dei Benedettini di Catania, che ha visto come ospite Antonio Mazzeo, giornalista indipendente e peace-researcher. Non una lezione-conferenza passiva, ma uno spazio di discussione aperta e critica: questo l’intento del Laboratorio per l’autoformazione, promotore dell’incontro insieme a Gianni Piazza, docente di Sociologia dei fenomeni politici all’Università di Catania.
 “La Sicilia subisce da diversi anni un forte processo di militarizzazione a causa della sua posizione strategica al centro del Mediterraneo. Proprio nella nostra isola, infatti, sono presenti basi Nato e USA da dove partono velivoli che - con il pretesto di azioni antiterrorismo - di fatto sono impegnati in veri e propri interventi bellici in Paesi come la Libia”: Antonio Mazzeo parla in fretta, senza interruzioni, perché c’è davvero tanto da dire sulla questione e sono davvero pochi coloro che affrontano argomenti caldi come questi con dei giovani universitari.
“Quando si pensa alla militarizzazione nella nostra regione, ci viene subito in mente la base di Sigonella, ma purtroppo non è l’unico aeroporto utilizzato per scopi militari”. Gli esempi infatti sono molti di più: l’aeroporto Trapani Birgi, chiuso nel 2011 per consentire piena libertà ai piloti coinvolti nelle operazioni di guerra in Libia; lo scalo di Pantelleria, classificato come aeroporto militare “aperto al traffico civile” in cui sono state ampliate recentemente le due piste di volo ed ammodernato il mega-hangar ricavato in una collina confinante con l’aeroporto, capace di ospitare sino ad una cinquantina di aerei da guerra; e in ultimo il MUOS, il sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare USA che contribuisce ad accrescere il rischio di un conflitto anche per un banale errore di elaborazione da parte dei computer.
“La Sicilia partecipa alla guerra ma non ce ne rendiamo conto e da terra di accoglienza e di incontro tra diverse culture si sta trasformando in terra di detenzione e smistamento di migranti” commenta Mazzeo con l’amaro in bocca, accennando al fenomeno della migrazione. La gestione dei migranti infatti è fortemente intrecciata ai processi di militarizzazione che vengono così giustificati con la sicurezza e l’esigenza di identificare chi giunge sulle nostre coste. Inoltre, il linguaggio legato alla guerra e in generale al controllo è cambiato: per esempio, di recente si parla tanto di hotspot per migranti ma ancora c’è poca chiarezza al riguardo.
Il seminario si è svolto proprio il pomeriggio dell’inaugurazione della nuova sede Frontex di Catania, in una città in cui si respirava un clima di tensione, dovuta all’ingente numero di Forze dell’ordine nella zona dell’ex monastero di Santa Chiara. La scelta di inaugurare un ufficio dell’Agenzia Frontex in Sicilia è considerata, da molti attivisti per la pace e in particolare dallaRete Antirazzista Catanese, una scelta gravissima che porterà ad un ulteriore incremento delle violazioni dei diritti fondamentali dei migranti e ad un’ulteriore militarizzazione della Sicilia.

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