“Vuoi che io rispetti la legge? E io voglio una legge che rispetti me”
(dal film Suffragette, 2016)
post di Giovanni Cavallaro, 4 I
L’emancipazione
delle donne in quanto gruppo emarginato dalla vita sociale e politica, escluso
e annullato nella sua essenza di umanità e cittadinanza, rappresenta la
vittoria della lotta ideologica (ed anche fisica) che il genere femminile ha
intensamente combattuto nella speranza e nella prospettiva di vivere in una
società inclusiva. Ogni loro singola azione, ogni minima parola spesa, è
servita ad imporre lentamente, in barba alla visione maschilista e
conservatrice, una più pacifica convivenza, costituita di eguaglianza politica,
giuridica e sociale.
Una battaglia combattuta contro i conformismi della società, in taluni casi nel proprio quartiere, contro gente che, per timore di essere giudicata o per ignoranza, preferiva non esporsi per una causa più che legittima.
In Gran
Bretagna, spesso favorito nel progresso dalla combinazione di più fattori (si
ricordi la prima rivoluzione industriale), il movimento femminista piantò le
sue radici più profonde, e in questo paese ottenne i suoi primi, piccoli ma
esaurienti risultati.
Sicuramente
la serenità che le donne vivono oggi nella società (sebbene non in tutti i
paesi, nella fattispecie quelli orientali) è interamente frutto della tenacia
di diversi movimenti, fra i quali quello delle suffragette, e solo a
questi bisogna riconoscerne i meriti.
Il diritto delle donne al voto è stato
faticosamente conquistato, anche con il sangue, e non deve perciò diventare un
punto d’arrivo; come insegna la storia, il conservatorismo ideologico ha
condotto a un deterioramento della civiltà,vanificando la parità che tutti i
Cittadini dovrebbero acquisire davanti alla Legge.
post di Claudia Alessio, 4 I
Giorno 11 maggio 2016 ho assistito, insieme ad alcuni miei compagni, alla visione del film “Suffragette”, scelto da noi ragazzi in base al programma scolastico svolto quest’anno. Il film, che è uscito nelle sale cinematografiche nel 2015, è stato girato, per la prima volta nella storia del cinema, nel palazzo di Westminster, a Londra, dove ha sede il Parlamento del Regno Unito.
La sceneggiatrice Abi Morgan ha potuto realizzare questo film grazie a pochi diari delle donne alfabetizzate dell’epoca, oltre che a fonti storiche e a fatti realmente accaduti.
La protagonista è una giovane lavandaia di ventiquattro anni, Maud Watts, che da quando ne aveva sette lavora in una lavanderia industriale di Londra di proprietà di Mr. Taylor, un uomo menefreghista che ogni giorno abusa delle proprie operaie. Una mattina Maud, mentre sta svolgendo una consegna, si ritrova involontariamente in mezzo ad una rivolta per il diritto al voto delle donne. Riconosce fra le attiviste una sua collega, Violet Miller, che la incoraggia ad unirsi al movimento. Comincia così per Maud una lunga e pericolosa avventura a fianco di molte donne che da anni combattono per l’emancipazione femminile a fianco di Emmeline Pankhurst, fondatrice ricercata della WSPU(Women’s Social and Political Union). Sono donne che non vengono ascoltate dai giornalisti, che vengono picchiate dai soldati durante le rivolte, donne convinte che cosi non otterranno mai il diritto al voto tanto desiderato.
Decidono di passare quindi alle maniere forti: attaccano il cuore delle comunicazioni, gettando bombe dentro i bidoni della posta e gli edifici parlamentari vuoti, spaccando le vetrine dei negozi con delle pietre.
Maud viene arrestata per essere stata trovata in mezzo ad una rivolta e proprio per questo viene ripudiata dal marito e gettata fuori di casa, con il divieto di vedere il figlio o di avvicinarsi a lui. Lei però non si arrende e farà di tutto pur di vederlo anche solo per poco tempo; una scena del film molto tenera è quella in cui lei aspetta seduta su una panchina di fronte casa sotto la pioggia che il figlio si affacci dalla finestra e quando ciò accade lei lo fa ridere con delle smorfie.
Privata del suo amore più grande, Maud trova quindi forza nella lotta politica e diventa anche lei un’attivista. Si reca ad un’importante gara di equitazione, alla quale avrebbe partecipato anche il cavallo del re Giorgio V, insieme ad un’altra rappresentante del movimento, Emily Davidson. Quest’ultima, nel tentativo di sventolare la bandiera delle Suffragette davanti al re, viene travolta dai cavalli e muore. Questo momento è molto significativo, poiché al funerale di Emily, di cui nel film vengono riportate anche immagini reali, parteciparono più di seimila donne e non fu un evento che passò inosservato.
La questione del voto femminile non poteva più essere ignorata.
Nel 1928, infatti, viene concesso il diritto al voto per le donne dal Parlamento britannico, ma, come ci fa notare la scaletta alla fine del film, non per tutti i paesi questo diritto arrivò in quell’anno.
Solo per riportare qualche esempio, in Italia è stato concesso nel 1945, mentre in Arabia Saudita solo nel 2015.
Nessun commento:
Posta un commento