giovedì 10 marzo 2011

La costruzione dell'Italia unita: una cronologia essenziale

Il clima della Restaurazione decisa a Vienna ed imposta in tutta Europa non riesce a placare il desiderio di libertà e di indipendenza, alimenta anzi  l'impegno dei patrioti italiani e li conduce al traguardo più nobile e sentito, la costruzione di un unico stato per un unico popolo. I moti del 1820-21 nel Regno di Napoli e in Piemonte, gli ideali e le azioni di carbonari e mazziniani, i moti del 1831 nel centro della penisola, l'esplosione del 1848 con la partecipazione popolare da nord a sud, la spedizione dei Mille di Garibaldi, l'unificazione e la proclamazione del Regno d'Italia il 17 marzo 1861, la conquista del Veneto ed infine di Roma: anche se non tutto il Risorgimento può essere ridotto a queste date, certamente in esse si racchiudono i momenti più significativi per capire come e quando siamo diventati italiani.

Per ripercorrere questo cammino con i suoi ideali e i suoi protagonisti  proponiamo una cronologia essenziale del periodo utilizzando alcune risorse on line, e in particolar modo quelle del progetto Sicilia 150, coordinato dal prof. Giuseppe Barone, ordinario di Storia contemporanea  dell'Università di Catania.

Molto utile anche il portale del Risorgimento italiano promosso dal MIUR con mappe, cronologie, eventi, protagonisti


CATANIA INSORGE: DAL 1837 AL 1849

scheda proposta dal Comune di Catania, Archivio storico





Il 1848:

LE CINQUE GIORNATE DI MILANO
VIDEO 40'

                                     The Italian Risorgimento: A timeline

ENGLISH VERSION






















I FATTI DI BRONTE

LUGLIO-AGOSTO 1860

Dopo lo sbarco dei Mille in Sicilia, seguito dalle promesse di Garibaldi di liberazione dal regime vessatorio dei Borbone, a Bronte, fatto inspiegabile per le masse, non venne abolita la tassa sul maci­nato che penalizzava i più poveri, ma, soprat­tutto, non venne realizzata la divisione delle terre della Ducea, dal momento che, caduto il regime borbonico in Sicilia, credevano tutti fosse venuto meno la donazione a suo tempo fatta al Nelson.
Il popolo, stanco di subire prepotenze, identifica nei "cappelli" i possidenti "ducali-borbonici", conservatori e oppressori; mentre chi ha cuore gli interessi del Comune e sta col popolo è considerato "liberale, reazionario, antiborbonico".
Aspirazioni deluse, sete di vendetta, rabbia ed odi inveterati spingono le categorie più basse alle estreme conseguenze, e il 31 Luglio arriva l'irreparabile, anche se la pru­denza e l'intervento di cittadini liberali (fra i quali lo stesso Nicolo Lombardo), cercano di frenare l'irruenza spaventosa del popolo: i birritti (contadini e popolo) si ribellano ai cappelli (i grandi proprietari terrieri)

La rivolta faceva seguito ai decreti emanati da Garibaldi che prometteva lo smantel­lamento dei latifondi e la spartizione delle terre.
Anche perché qualche mese prima, subito dopo lo sbarco,  lo stesso il Dittatore aveva annullato un'altra donazione borbonica restituendo agli antichi legittimi proprietari siciliani il feudo di "Bisaquino", sito nella zona di Palermo, anche questo regalato, come aveva fatto per quello di Bronte, dal re di Napoli ad un suo favorito (il famigerato ministro di polizia Maniscalco).
Nell’illusione di un ritorno in mano loro oltre che dei demani anche delle terre due volte usurpate nel 1494 e nel 1799, le speranze dei contadini quasi tutti poveri e viventi di semplice ed aleatorio bracciantato si erano quindi improv­visamente riaccese.
Inutile dire che, assetati di giustizia dopo secoli di stato servile, presero troppo alla lettera le parole del neo dittatore dell'Isola e pensarono che fosse giunto il momento tanto atteso della divisione del feudo Nelson.
Tutto questo non avvenne, come tutti si aspettavano.
La gente di Bronte, ancora una volta, non aveva fatto i conti con la storia, con gli intrighi internazionali, con gli inte­ressi particolari e di classe.
La loro aspirazione di giustizia sociale sfociò in un orrendo massacro: i contadini attaccarono le case dei grandi latifondisti, le saccheggiarono e iniziarono un feroce attacco con ripetuti massacri verso chi li teneva nell'indigenza e nella miseria. 

Garibaldi inviò Nino Bixio per la repressione della rivolta.  Da qui seguì un altret­tanto orrendo giudizio sommario, favorito dall'intollerante atteggiamento tenuto da Nino Bixio che, suo malgrado, era stato inviato da Garibaldi a sedare la rivolta onde evitare di compromettere i rapporti con il governo inglese in loco rappresentato dagli eredi di Nelson. 
Una commissione di guerra avvia un tribunale locale per chiudere la vicenda. Il tribunale, in un frettoloso processo durato meno di quattro ore, giudicò ben 150 persone e condannò alla pena capitale l'avvocato Nicolò Lombardo (che, acclamato sindaco dopo l'eccidio, venne additato come capo della rivolta), insieme con altre quattro persone: Nunzio Ciraldo Fraiunco, Nunzio Longi Longhitano, Nunzio Nunno Spitaleri e Nunzio Samperi. La sentenza venne eseguita mediante fucilazione il 10 agosto 1860. 
Per ammonizione, i cadaveri furono lasciati esposti al pubblico insepolti. 
Conclude Verga:  '...e la chiamavano LIbertà'



da Verga, Sciascia, Florestano Vancini












1 commento:

  1. Ad integrazione di questa cronologia risorgimentale consigliamo il post della prof.ssa Gullotta "Risorgimento e questione romana". Aiuta a capire come fu affrontato il delicato rapporto tra Stato e Chiesa dopo l'unificazione.

    https://docs.google.com/viewer?a=v&pid=sites&srcid=ZGVmYXVsdGRvbWFpbnxpdGF1bml0YXxneDoyMjBlYWEwOTBlYmM1ZTRh&pli=1

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