venerdì 7 ottobre 2011

DESTRA E SINISTRA STORICA

I PROBLEMI DELL'UNITA' ITALIANA




mappa con video, 5'

Con la nascita del primo Parlamento nazionale e con l'avvio del primo governo, dalla primavera del 1861 l'Italia inizia a prendere forma istituzionale, giuridica e politica.

Uomini di estrazione aristocratica e borghese si impegneranno nella costruzione di un tessuto unitario del paese all'interno dei due schieramenti della Destra e della Sinistra Storica.  Le loro scelte, le loro strategie e i risultati da loro conseguiti rispondevano ad una formazione che era avvenuta negli anni del primo Risorgimento e che aveva visto, in quel movimento (di pochi, di tanti? ancora la storiografia si cimenta nella sua quantificazione reale) che aveva attraversato la penisola da nord a sud per afferrare anche le isole, la possibilità di una svolta, di un cambiamento. Tuttavia, come lo storico Romanelli sottolinea, "nel corso del Risorgimento non si erano verificati quei fenomeni che spazzano via i poteri costituiti per fondarne di nuovi, come una sollevazione di popolo o una decisa conquista militare, né si era posto mano, con l'unità, a un'azione costituente. L'adozione di un ordinamento che regolasse i rapporti tra centri e periferie del nuovo Regno dovette perciò tener conto non soltanto dei problemi legati all'inserimento non rivoluzionario delle società locali nel nuovo ambito nazionale e alla loro aumentata distanza dal nuovo centro – fosse esso Torino, Firenze, e infine Roma – ma anche di quelli che già rendevano complessi i rapporti tra periferie e centri all'interno dei vecchi Stati(...)Mancando dunque sia un'autonoma spinta alla fusione, sia una decisa volontà conquistatrice, si dette vita a un ordinamento allo stesso tempo accentrato, perché sospettoso dell'autonomo potere della periferia, e debole, perché poco convinto delle proprie capacità progettuali"
Questa premessa aiuta a capire meglio gli interventi dei governi in carica, certo importanti e significativi ma non sempre efficaci nel cogliere e valorizzare le varie realtà economico-sociali del Paese, dove il Nord e il Sud, provenienti da antiche e diversissime esperienze amministrative, si trovavano adesso trascinati nella costruzione di un tessuto unitario. D'altronde, come sottolineava nel 1929 Benedetto Croce, " il piemontesismo, per effetto del trasferimento della capitale prima a Firenze e poi a Roma, per l'afflusso d'impiegati da ogni parte d'Italia e per il rimescolamento tra essi, passò, e con esso caddero molti dei malumori contro l'accentramento. Il quale non dové pesare troppo, né essere troppo disforme dall'indole e dai modi di vita delle popolazioni, se la polemica in proposito rimase dottrinale e non si concretò mai in chiare e urgenti richieste di riforme e le parole «decentramento» e «autonomia» riecheggiarono nei programmi dei vari partiti come un ritornello che si ripeteva e al quale nessuno prestava fede e dava un senso determinato". La questione meridionale in questo quadro generale era inevitabile e destinata a segnare la nostra storia nazionale.
Visti gli ultimi dati sulla produzione, sull'occupazione e sugli spostamenti dei giovani  in Italia, non si può certo ritenere certamente  risolta.

Cerchiamo di conoscere meglio l'attività dei primi governi italiani

 DESTRA E SINISTRA STORICA


post di Miriam Carbone
classe 5 B

UNA CARICATURA DI FRANCESCO CRISPI




post di Giovanna Leotta, 5 B


LA POLITICA ECONOMICA DELLA DESTRA

post di Giulia Sgroi, 5 C

LA POLITICA ECONOMICA DELLA SINISTRA

post di Marilenia Miano, 5 C


LE RIFORME DI AGOSTINO DEPRETIS

post di Rosita Cipolla, 5 C

IL TRASFORMISMO

post di Nella Casabella, 5 C

FRANCESCO CRISPI

post di Chiara Puglisi, 5 C


post di Ramona Scoglio, 5 B

LA QUESTIONE MERIDIONALE

post di Alessia Leotta, 5 C

LA LEGGE ELETTORALE DEL 1882

post di Vanessa Pennisi, classe 5 C

I FASCI SICILIANI

post di Vanessa Garufi, classe 5 C

LIBERISMO E PROTEZIONISMO

post di Paola Di Mauro, classe 5 C

L'ISTRUZIONE NEL PERIODO POST-UNITARIO

post di Tiziana Tornabene, classe 5 C

DESTRA E SINISTRA

i simboli dell'unità:

Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, 

il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria. L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. 

Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese. 

Inserito dal Quirinale tra i simboli della Repubblica, 

l'inno nazionale è  insieme un  grido di speranza e un appello accorato all'unione nazionale che due giovani patrioti genovesi, Goffredo Mameli (appena ventenne all'epoca) e Michele Novaro, rivolsero ai "fratelli" con cui si apprestavano a costruire l'Italia.

Dal 12 Ottobre 1946 l’Inno di Mameli è divenuto l’inno nazionale della Repubblica Italiana



Nell'Italia del 1796, attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche di ispirazione giacobina che avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti adottarono quasi tutte, con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, chiaramente ispirate al modello francese del 1790.
E anche i reparti militari "italiani", costituiti all'epoca per affiancare l'esercito di Bonaparte, ebbero stendardi che riproponevano la medesima foggia. In particolare, i vessilli reggimentali della Legione Lombarda presentavano, appunto, i colori bianco, rosso e verde, fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione:: il bianco e il rosso, infatti, comparivano nell'antichissimo stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano, fin dal 1782, le uniformi della Guardia civica milanese.


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