Il 19 maggio 2012 un'esplosione davanti all'Istituto Professionale "Morvillo Falcone" di Brindisi ha ucciso una studentessa di 16 anni e ferito gravementre le sue compagne.
SI TRATTA DI UN FATTO GRAVISSIMO, ALLARMANTE
IL PRIMO NELLA STORIA DEL PAESE RIVOLTO ESPLICITAMENTE ALLA SCUOLA
Melissa stava andando a scuola per costruire il suo futuro, raggiungeva la "casa" della sua formazione con la fiducia, la speranza, la progettualità che hanno sempre i giovani, anche in questi tempi durissimi
La scuola è lo spazio in cui crescono il cittadino e la democrazia, il luogo della trasmissione di una cultura della responsabilità e del rispetto delle istituzioni, l'unico contesto formativo in cui l'esistenza privata dei giovani si coniuga con la costruzione quotidiana del sapere e l'impegno civile.
NON SI PUO' TOLLERARE CHE VENGA COLPITA
UN ATTACCO ALLA SCUOLA E' UN ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA
Anche se temo che non si tratti solo di mafia, condivido le parole essenziali che avete scritto.
RispondiEliminaCerchiamo di trasformare il nostro dolore e la nostra rabbia in un progetto non violento di cambiamento della società italiana in cui trovino finalmente attuazione i principi della Costituzione.
Come ha dichiarato ieri il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso si tratta, qualunque sia la matrice dell'attentato di Brindisi, di un atto di terrorismo, perchè volto a generare paura nella società, a coltivare incertezze e scoraggiare l'impegno pubblico. Ma una società democratica non può e non deve avere paura di esistere, se vuole conservarsi tale. Condivido con Francesco la necessità di un efficace progetto di sviluppo costituzionale, l'unico possibile per rafforzare la legalità nel paese.
RispondiEliminaColpire la scuola, a prescindere dalla matrice, significa colpire la società in fieri.
RispondiEliminaIntimidire la società civile colpendo il futuro, i giovani, è un atto gravissimo perché viene colpito un luogo che dovrebbe essere il santuario della speranza, perché le vittime sono i ragazzi e i loro sogni, spezzati da barbari che hanno come obiettivo il potere e la sopraffazione ad ogni costo, barbari che non danno alcun valore alla vita e alla speranza.
Ma i ragazzi vogliono sperare, vogliono sognare e non si faranno intimidire. Forti del coraggio della gioventù forse riusciranno a salvare la nostra società formata da adulti che hanno visto svanire i loro sogni dietro “misteri”, corruzione e terrorismo, che hanno affidato il loro futuro ad una classe dirigente avida e cieca, e che non sono riusciti a costruire una società civile che fondi la propria crescita sulla cultura e sulla salvaguardia della vita, della speranza e della gioia.
L’Italia delle stragi impunite, della strategia della tensione, dei servizi segreti deviati propone, a Brindisi, l’ennesima pagina torbida e oscura.
RispondiEliminaMafia, destabilizzazione: non sappiamo quale ipotesi si avvicini di più alla verità, sappiamo però che non è possibile accettare per l’ennesima volta che i mandanti rimangano nell’ombra.
da http://www.argocatania.org/2012/05/20/anche-catania-e-brindisi/
«La mafia ha più paura della scuola che della giustizia» così diceva il giudice Caponnetto. Alla luce di ciò che è successo ieri a Brindisi, questa frase non può non essere vera. Non ci sono motivazioni plausibili per ciò che è accaduto. Quelle ragazze non avevano fatto nulla, non avevano alcuna colpa, perché fargli del male? Da studentessa quale sono, mi trovo impreparata davanti a tale gesto. La scuola per noi studenti è sempre stato un luogo sicuro, ma evidentemente non è più così. Adesso persino studiare è un problema per qualcuno che non ha nemmeno il coraggio di farsi vedere, il coraggio di dire “sono stato io”. Peppino Impastato diceva “Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!”. Ecco, non dobbiamo abituarci alle loro facce.
RispondiEliminaQuale che sia stata la mano assassina che ha seminato morte e feriti di fronte alla scuola di Brindisi, è una mano infame che ci lascia atterriti.La scuola è il futuro di tante ragazze e tanti ragazzi che studiano e si impegnano quotidianamente, immaginando per se stessi e per gli altri una società più giusta ed un futuro migliore .La scuola è la famiglia, la comunità intera, è il cuore , la coscienza e la vita ,e' un luogo nel quale si prepara il pensiero delle nuove generazioni che schiudono le ali al loro futuro.Ci impegniamo con forza affinché nessuno possa distruggere i nostri progetti, le nostre parole, le nostre azioni e la nostra educazione quotidiana alla legalità.
RispondiEliminaLa mafia è gestita come un'attività imprenditoriale, va dove ci sono soldi, e investe sull'aumento possibile di clientela. La grande intuizione di Falcone, motivo per cui è stato ammazzato, consiste nel valutare l'azione della mafia in termini economici e quindi colpirla nel portafogli. Se è possibile che questo attentato non sia 'soltanto' mafioso, è chiaro che serve alle mafie. Più lo Stato è debole, più la mafia ha spazio. E uno Stato che non difende le sue figlie più piccole, è uno Stato che mostra la sua debolezza. Uno Stato forte è quello che investe sul futuro dei propri ragazzi, che non li fa studiare in scuole fatiscenti, che insegna loro con docenti e dirigenti ben selezionati e motivati quello che servirà per un inserimento nella società del 2020. Chiediamo vendetta per Melissa Bassi; la chiediamo alla Polizia e ai magistrati,una vendetta chiamata Giustizia. Ma la chiediamo anche al Ministro del Tesoro Mario Monti, una vendetta chiamata Investimento nel Futuro dei Giovani, che parta dal bisogno che hanno che crediamo in loro. Non si asciugheranno le lacrime per Melissa, non potranno mai asciugarsi, come non si sono asciugate le lacrime per i maestri e i lavoratori di Piazza della Loggia dopo 38 anni, ma se noi grandi faremo vedere che abbiamo capito che la Scuola è il primo presidio della civiltà di un paese, e che per questo viene attaccata, non uccideremo pure la memoria di questa ragazza di 16 anni che aveva il diritto di vivere in un mondo migliore di questo: la peggiore vendetta per i feroci criminali sarà quella di migliorare la Scuola per migliorare l'Italia.
RispondiEliminaricominciamo ancora una volta, da oggi in poi,a ricostruire il futuro vigilando sui nostri comportamenti di falsa "legalità", continuando a pagare il pizzo, a sottopagare i dipendenti facendogli firmare regolare busta paga altrimenti li licenziamo,a strumentalizzare i giovani parlando loro della illegalità degli altri e non dando loro l'esempio personale e di gruppo della nostra correttezza di persone, di cittadini e di funzionari !!!
RispondiEliminaGrazie a tutti per le riflessioni, aiutano a non rimanere "in superficie", a capire il vortice che può inghiottire anche le idee e le speranze se non si interviene sulla formazione reale della persona e del cittadino. La scuola, chiunque sia stato il mandante e l'autore della strage di Brindisi, è entrata nel mirino dell'attacco criminale alle istituzioni anche perchè bistrattata, calpestata, penalizzata sul piano degli investimenti ideali ed economici. Messa ai margini delle prospettive di sviluppo e di crescita del paese si indebolisce, mentre si rafforza l'arroganza della criminalità nella speranza sempre più diffusa dell'impunità.
RispondiEliminaRiporto alcune parole dell'articolo di Paolo Flores D'Arcais segnalato da Francesco Virga nel suo blog (http://cesim-marineo.blogspot.it/2012/05/contro-tutte-le-mafie-ed-ogni-forma-di.html#!/2012/05/contro-tutte-le-mafie-ed-ogni-forma-di.html):
"L’ipotesi di un “crimine locale”, che è circolata e circola e che non voglio affatto trascurare, non alleggerirebbe di un etto l’angoscia democratica per la situazione nazionale sopra descritta. Se a realizzare un crimine talmente mostruoso fosse stata una banda locale, vorrebbe dire che ormai è talmente diffusa nella malavita dell’intero paese la percezione che le autorità di governo hanno rinunciato ad un effettivo contrasto contro criminalità e illegalità (perché in tale criminalità e illegalità sono invischiati ormai pezzi decisivi e diffusi di “classe dirigente”), che anche una banda locale si lancia in gesta criminali che un tempo solo un potentissimo intreccio mafia/fascisti/apparati deviati si sarebbe permesso".
Non sappiamo quale mano assassina abbia concepito un gesto così efferato né per quali ragioni. Se auspichiamo che le indagini possano dare risposte a inquietanti interrogativi nel più breve tempo possibile,oggi però è il fatto in sé che ci parla con la sua crudezza e con la sua atrocità e ci racconta di come l'orrore possa irrompere nella nostra ordinaria quotidianità, di come i rassicuranti equilibri di ieri possano essere scalzati dalla paura dell'oggi, dai problemi che colpiscono il nostro Paese, dalle incertezze per il futuro. Che fare? Continuare ad educare alla cultura della legalità, verrebbe da dire. In una democrazia matura, però, il rispetto delle regole presuppone che le regole siano rispettose della persona e delle persone. Forse questa è la direzione da seguire: il nostro personale impegno per la crescita della democrazia.
RispondiEliminaPerché le parole del Ministro Profumo, lette in classe ai ragazze e indirizzate a tutte le scuole d’Italia, abbiano un senso bisogna scardinare l’impalcatura che ha reso la collettività vittima della sopraffazione criminale spalleggiata da ampie fette della società, e ciascuna secondo i propri interessi e le possibilità offerte dai ruoli coperti all’interno dell’organizzazione sociale.
RispondiEliminaLa scuola, nel suo insieme più vasto, è l’anello debole che dev’essere protetto e sostenuto. Non ci sono interessi economici finanziari immediatamente spendibili se non quelli della formazione di individui sani e consapevoli, di energie che diventano nel tempo le forze portanti della società in cui vivere e agire.
La scuola non pesa sul mercato e vale nulla nell’immediato: possiamo dimenticarla, abbandonarla, lasciare che si spenga. I professori, del resto sono anch’essi gente che vale quanto guadagna.
A chi serve la scuola, e perché? Cosa vogliamo che faccia una scuola oggi?
Per quanto sia importante sapere chi e perché ha compiuto il gesto infame di sabato a Brindisi, trovo fondamentale riflettere sul valore di una società fatta di individui sani che, dalla rassegnazione per l’atto criminale gravissimo, risultato di un humus malato, passi alla rivolta verso ogni forma di delinquenza, al rifiuto di accettare una convivenza con il malaffare e il crimine subiti ormai come malattia cronica e dunque irreversibilmente inguaribile.
Il compito a cui è chiamata la scuola è fondamentale e impegnativo: cambiare le coscienze, modificare la mentalità, allargare gli orizzonti sociali e culturali di ogni persona per renderla un cittadino consapevole dei propri diritti e dei propri doveri verso la comunità e lo stato.
In prima linea gli insegnanti e tutti gli operatori della scuola, che sono il nerbo e il motore di una istituzione talvolta latitante, spesso sorda ai richiami e fin troppo succube dei pesanti vincoli che ne riducono capacità e autonomia, lottano ogni giorno, inascoltati poiché circondati da indifferenza se non addirittura sconcerto di fronte ai tentativi di ricostituire un tessuto di valori condivisi sui quali ciascuno è chiamato a rispondere con rispetto e senso di responsabilità. Eppure è la scuola il nostro vero punto di partenza, dalla scuola si parte per arrivare a diventare i cittadini di domani.
Ogni volta che ripeto tutto questo ai miei alunni, concludo da anni chiedendo loro di non prendere mai a modello di vita il cattivo esempio degli adulti. Io so da sempre che i ragazzi, prima e meglio degli adulti, sono in grado di discernere i pessimi comportamenti che le belle parole tentano di celare. Ebbene, vorrei che imparassero a difendersi agendo diversamente, acquisendo prima possibile quella maturità che serve a non lasciarsi ingannare e plagiare dalle azioni e dai comportamenti che li conducono nel baratro di una società che ha perso la bussola e vaga inseguendo falsi miti a vantaggio di chi sa approfittarsene.
Un pensiero va ai familiari sconvolti dal dolore della perdita.
Mariantonia
Temo l'indifferenza, la pigra, sonnolenta assuefazione alle tragedie. Bisogna scuotersi da questa indolenza. Continuare a discutere, reagire con il quotidiano rispetto delle leggi e il quotidiano compimento dei doveri. Ognuno di noi faccia davvero la propria parte senza delegare, senza aspettare nessun godot.
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