giovedì 26 ottobre 2017

l'alienazione nella fabbrica

Marx così ci presenta l'alienazione dell'operaio nel sistema di fabbrica, introdotto alla fine del Settecento in Inghilterra e destinato a conservarsi -seppure con modifiche interne ed esterne- fino ai giorni nostri:

Certamente il lavoro produce meraviglie per i ricchi, ma produce lo spogliamento dell'operaio. Produce palazzi, ma caverne per l'operaio. Produce bellezza, ma deformità per l'operaio. 

Esso sostituisce il lavoro con le macchine, ma respinge una parte dei lavo­ratori ad un lavoro barbarico, e riduce a macchine l'altra parte. Produce spiritualità, e produce la imbecillità, il cretinismo dell'operaio. [...] Ma l'alienazione non si mostra solo nel risultato, bensì nell'atto della produzione, dentro la stessa attività producente. [...]
Primieramente in questo: che il lavoro resta esterno all'operaio, cioè non appartiene al suo essere, e che l'operaio quindi non si afferma nel suo lavoro, bensì si nega, non si sente appagato ma infelice, non svolge alcuna libera energia fisica e spirituale, bensì mortifica il suo corpo e rovina il suo spirito. L'operaio si sente quindi con se stesso soltanto fuori del lavoro, e fuori di sé nel lavoro. 

A casa sua egli è quando non lavora e quando lavora non lo è. Il suo lavoro non è volontario, bensì forzato, è lavoro costrit­tivo. Il lavoro non è quindi la soddisfazione di un bisogno, bensì è soltanto un mezzo per soddisfare dei bisogni esterni a esso. [...]

Il risultato è che l'uomo (il lavoratore) si sente libero ormai soltanto nelle sue funzioni bestiali, nel mangiare, nel bere e nel generare, tutt'al più nell'aver una casa, nella sua cura corporale ecc., e che nelle sue funzioni umane si sente solo più una bestia. Il bestiale diventa l'umano e l'umano il bestiale. 
Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici







La catena di montaggio (assembly-line in inglese) è sistema di lavorazione e assemblaggio di manufatti industriali, concepito già negli ultimi anni del XIX secolo, per velocizzare e rendere più efficiente il lavoro degli operai.
Essa è generalmente costituita da un nastro trasportatore, che scorre portando con sé le diverse parti da assemblare per ottenere il prodotto finito. Ogni operaio può così montare un unico pezzo alla volta, tramite movimenti ripetitivi e meccanici, con un notevole risparmio dei tempi di produzione, ma anche con una rigida divisione dei compiti che affida a ciascun addetto un’unica mansione specifica da ripetere ininterrottamente.



La catena di montaggio venne perfezionata e utilizzata per la prima volta nel 1913 nella fabbrica automobilistica dell’americano Henry Ford, riducendo i tempi necessari a produrre una singola autovettura da 12 ore ad un’ora sola.

La catena di montaggio fu però subito anche criticata da coloro che ritenevano che questo sistema di lavoro, altamente ripetitivo e meccanico, provocasse alienazione della psiche, e disturbi motori negli operai costretti a gesti ripetitivi, in rapida successione e privi di contenuto professionale. Le problematiche connesse all’utilizzo delle catene di montaggio furono rese celebri dal famosissimo film di Charlie Chaplin, Tempi moderni (1936) che descrive in maniera molto efficace gli effetti stressanti ed alienanti che tale metodo produceva negli operai addetti.


La divisione del lavoro era stata già  teorizzata dall’economista scozzese Adam Smith( padre del liberismo),  il quale nel 1776 aveva dimostrato che le operazioni per produrre un oggetto semplice quanto si voglia, come uno spillo, sono molte e possono essere scomposte e affidate a persone diverse. 

Il risultato che si ottiene è l'aumento della produttività di ciascun operaio e quindi della produzione globale e della ricchezza generale. Infatti se le diverse fasi della lavorazione di un prodotto sono compiute da diversi lavoratori, ciascuno di questi diventa abile e veloce e si annullano i tempi morti tra ciascuna fase e la successiva. 

La divisione del lavoro fu il modello produttivo che si diffuse lungo l’Ottocento e, soprattutto nelle fabbriche tessili, l’introduzione di macchine automatizzate impose agli operai ritmi di lavoro ai quali si dovettero adattare, con le conseguenze alienanti sopra individuate da Marx.

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