domenica 24 aprile 2011

25 APRILE 1945


"Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.”
Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955


Le parole di Piero Calamandrei non lasciano dubbi sulle radici ideali e storiche della nostra carta costituzionale e rileggerle o risentirle tronca, ancora una volta,  tutti i tentativi che cercano di farsi puntualmente strada, alla vigilia di ogni 25 aprile, per demolire negli intenti, nelle dimensioni e nelle modalità il movimento della Resistenza.

Se lo scorrere degli anni segna inclemente una distanza temporale da quei momenti di impegno generoso e straordinario è con la memoria storica che va alimentata la conoscenza della Resistenza e del suo valore nella costruzione della nostra Repubblica democratica.

Ma cosa fu la Resistenza nella storia dell'Italia unita?

In Italia, la Resistenza ebbe inizio dopo l'armistizio dell'8 sett. 1943. Il paese si trovò allora tagliato in due: a sud di Salerno (e poi della linea del fronte stabilizzatasi sul Garigliano nell'inverno 1943-44) vi erano gli anglo-americani e il governo alleato del maresciallo Pietro Badoglio; a nord i tedeschi, che riportarono al potere Benito Mussolini. Perciò, se si eccettuano alcuni episodi delle prime settimane, quali per esempio le Quattro giornate di Napoli (27-30 sett. 1943), la Resistenza ebbe luogo principalmente nell'Italia centrosettentrentrionale - occupata dai tedeschi sostenuti dai fascisti della Repubblica di Salò - sotto la direzione del Comitato di liberazione nazionale (CLN), che riuniva i risorti partiti antifascisti e le correnti monarchiche. Il maggior contributo alla Resistenza venne dai giovani delle classi richiamate alle armi dalla Repubblica sociale italiana, che scelsero di confluire nelle brigate partigiane e nelle altre organizzazioni di lotta (come le Brigate Garibaldi, d'ispirazione comunista, e quelle di Giustizia e libertà, legate al Partito d'Azione), nonché da militanti e dirigenti di tutti i partiti antifascisti. Dal punto di vista militare le formazioni partigiane operarono non solo in montagna, ma anche nelle città, attraverso azioni di sabotaggio, attentati, operazioni di guerriglia, controllo di territori (come nei casi delle repubbliche partigiane, le più importanti delle quali furono quelle dell'Ossola, delle Langhe, della Valsesia e della Carnia), diffusione di stampa clandestina, scioperi. Momento culminante della Resistenza fu l'insurrezione e la liberazione delle grandi città del Nord nell'aprile 1945, in taluni casi prima dell'arrivo degli eserciti alleati.

 Le stragi naziste
Tra l'8 settembre del '43 e l'aprile del 1945 la violenza dei tedeschi contro i civili italiani fece registrare oltre 400 stragi (con un minimo di 8 morti): alla fine, il bilancio fu di circa 15.000 vittime. Una lunga scia di sangue che accompagnò le truppe tedesche nella lentissima ritirata da Sud a Nord: da Castellaneta, in provincia di Taranto, a Bolzano. Dei 400 casi di stragi accertate, solo una decina diedero luogo a un processo, con condanne esemplari come quelle inflitte a Herbert Kappler per le Fosse Ardeatine e Walter Reder per Marzabotto. Nel gennaio 1960 con un semplice timbro e una illegale scritta in burocratese, «archiviazione provvisoria», il procuratore generale militare, Enrico Santacroce, seppellì 695 fascicoli riguardanti le stragi tedesche in Italia. Tutti i procedimenti furono insabbiati e le 15.000 vittime non ebbero giustizia. Solo tra il 1994 e il 1996 i singoli fascicoli furono inoltrati alle procure militari competenti e cominciò una tardiva stagione di processi. Fra le stragi rimaste senza colpevoli, quella nel campo di prigionia di Fossoli, a due chilometri da Carpi, il 12 luglio 1944: furono trucidati 67 prigionieri come ritorsione per l’uccisione a Genova di tre o sei soldati tedeschi.


 
con documenti e riferimenti ai processi

Lotta di liberazione, guerra civile, lotta di classe: la tesi dello storico Claudio Pavone

In Italia come altrove la Resistenza fu anzitutto un movimento di liberazione dall'invasore nazista. Al contempo, però, essa fu lotta contro le forze interne (la Repubblica sociale italiana) che collaboravano con l'esercito occupante; in questo senso assunse anche la natura di guerra civile. Il movimento, pur diviso al suo interno da differenti opzioni politiche (se le correnti moderate miravano a ricostituire l'ordine politico e sociale precedente il fascismo, le sinistre videro nella lotta antifascista un'occasione per rifondare le basi dello Stato e per l'emancipazione delle classi lavoratrici), costituì una cesura con il passato fascista e un fondamentale momento della costruzione della nuova Repubblica democratica, che sarebbe nata nel 1946.
(da http://www.treccani.it/enciclopedia/resistenza/)



I protagonisti della guerra di liberazione, uomini e donne, parlano di quei giorni drammatici. Sono parole indispensabili per conoscere le radici della nostra Repubblica


Gli Archivi della Resistenza ci offrono strumenti preziosi per approfondire l'argomento: video, foto, documenti, una ricca bibliografia curata con rigore e puntuale attenzione ai fatti.
I contributi degli storici Pavone, Tranfaglia, Carocci, Salvadori aiutano a capire e a riportare la storia nella giusta interpretazione. 

Infermiere, staffette, combattenti, fattorine: l'importante ruolo delle donne nella Resistenza






Martina Leanza della classe 5 C ripropone nel blog un intervento preparato per il 25 aprile dello scorso anno




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