martedì 5 aprile 2011

Giuseppe Cesare Abba a Sant'Alessio Siculo e Giarre

post di Francesca Gullotta





In occasione dei festeggiamenti di questo centocinquantesimo anniversario si potrebbe dare risalto ai luoghi che hanno visto in Sicilia il passaggio e la presenza dei garibaldini. Anche i luoghi in cui viviamo ci parlano infatti di storia, e l'impresa dei Mille  trova in Sicilia straordinarie testimonianze in tante località.
Dall'articolo di Giuseppe Puglisi sulla Gazzetta del Sud segnalo queste righe dedicate a Sant'Alessio Siculo.
" Era il 25 luglio 1860 quando Giuseppe Cesare Abba (1838-1910), un ufficiale garibaldino al seguito della spedizione dei Mille, sdraiato su uno spalto del castello di capo Sant'Alessio, aspettava notizie dal drappello spedito dal capitano della compagnia Giulio Adamoli, per vedere se da Messina fossero partiti borbonici per contrastare l'avanzata di Nino Bixio che da Catania si era portato a Taormina, dove giunse il 24 luglio, e da lì il 27 luglio, sarebbe entrato a Messina con Garibaldi. La bellezza dello spettacolo offerto dal panorama dello Stretto visto dalla riviera jonica venne descritto nel volume di "Da Quarto al Volturno, noterelle di uno dei Mille di Giuseppe Cesare Abba" edito venti anni dopo l'epopea dei Mille, nel 1882 da Zanichelli, considerato uno dei migliori scritti del Risorgimento. "E Sant'Alessio è un fortino lì sulla via, fatto anticamente per dar da ridere ai barbareschi. Non v'è una guardia, ma quel vecchio cannone da quella balestriera come parea che ammiccasse! Raveggi, passando meco a pié del forte, mi disse: "Ecco il mio sogno! Aver quarant'anni e più ed esser messo qui con 4 veterani slombati. Me ne starei sdraiato ora su d'uno spalto ora d'un altro, guardando il mare attento attento, invecchiando adagio adagio, bevendo a sorsi la vita, il vino e le fantasticherie della mia testa". "Comincio a vedere chiara l'ultima punta di Spartivento. Quando da giovanetti dicevamo in versi: Dall'Alpe a Spartivento! io questi azzurri gli aveva indovinati, veduti, respirati. Ma ora non mi proverei neanche a descriverlo il digradarsi di tinte turchine, tante sfumature quanti sonvi piccoli promontori sin laggiù dove troveremo Messina". Il Castello è di proprietà dell'arch. Gianni Mauro la cui famiglia lo acquisì dopo l'Unità d'Italia; un suo avo, il marchesino Pietro Mauro, poco più che ventenne, prese parte all'epopea garibaldina. Dal Castello transitò in tutta segretezza pure Garibaldi."


Ancora dalle memorie di  Giuseppe Cesare Abba ecco una splendida descrizione, tra mito e sogno, della costa che da Acireale, attraverso Giarre-Riposto, raggiunge Giardini:

Giardini, 28 luglio 1860


Aci Reale, Giarre, Giardini, tre cittadette che il mare le vuole e l'Etna le tira a' suoi piedi come schiave. Si va, si va e sempre questo monte che non finisce mai di mutare aspetti, sempre quelle sue falde fresche d'ombre che uno le gode con gli occhi, tirando innanzi a camminare divorato dal sole, nella strada gialla, polverosa di lava, sulla quale danza un calore che a stender la mano par di palparlo, rete di metallo infocato.
A destra, fin dove può l'occhio, un azzurro di mare che non somiglia punto a quel di Liguria, né a quello là di Marsala. È il nostro bel mare, per tutto, ma qui ha trasparenze profonde, lontane, direi successive come i cieli di Dante. Forse ha senso di godimento sotto questo sole che gli penetra sin nel fondo; perché in quest'ora di mezzodì ha quasi un'aria di infinita bontà. Mi fiderei di dire che vi si può camminare sopra a piedi asciutti, e a guardarlo m'entra nell'anima la soavità squisita di cose intese da fanciullo, i cieli, i laghi, le buone genti di Galilea.



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