sabato 16 giugno 2012

Il futuro della democrazia in Italia



Esiste un futuro per l'Italia in cui la democrazia possa ancora accompagnarsi ai partiti di massa e alla loro azione sociale? Può la democrazia italiana arrendersi solo alle lusinghe (molto carismatiche ma con forte rischio populistico) dei grillini o alle direttive dei tecnici di governo?

Di questo futuro del nostro paese, democratico per scelta e costituzione,  hanno discusso in piazza a Bologna per oltre un'ora  il politologo Ilvo Diamanti e il presidente emerito della Corte Costituzionale  Gustavo Zagrebelsky


segui e ascolta il video del loro intervento



Per definire il momento attuale, dominato da una fiducia ai minimi storici nei partiti e nel Parlamento (crollate rispettivamente al 4 e al 10%), Diamanti ha coniato il neologismo "grillomontismo", una parola che unisce due figure e due modi di fare politica apparentemente agli antipodi. Eppure - è questa la convinzione del politologo - solo saldando questi due opposti, l'aristocratica competenza di Monti con la fiducia che Grillo è ancora in grado di raccogliere tra la gente, che la politica può ripartire dopo averci abituato che la figura del politico deve impersonare "il peggio dell'uomo comune".
"Devono essere meglio di noi, ma ci devono rappresentare", sintetizza Diamanti.
Una delega quindi è indispensabile, al di là degli slogani dei facili populisti, ma secondo Zagrebelsky è necessario che i partiti escano dagli uffici e ascoltino la società per poi elaborare nuove proposte, nuove politiche. "C'è bisogno di idee, di alternative, altrimenti se passa la convinzione che la politica è solo l'applicazione di meccanismi che non controlliamo - avverte l'animatore di Libertà e Giustizia - subentra l'apatia". "Non servono fondazioni - aggiunge - devono essere i partiti ad elaborare le politiche interpretando ciò che parte dal basso, smettendola di considerare tutti noi e i nostri bisogni come qualcosa che sta sotto di loro e che devono controllare". Detto in altre parole, quelle di Diamanti, "c'è bisogno di persone che ci dicano per cosa votare".
Ma mentre Zagrebelsky sembra avere ancora qualche speranza che gli attuali partiti, seppure in extremis, siano in grado di riformarsi ("se lo fanno vanno bene anche questi"), Diamanti si mostra molto più scettico e insiste sul concetto di fiducia, parola chiave della democrazia. "Nessuno di questi va più bene - spiega - perché non mi aiutano ad avere fiducia nel futuro e negli altri e senza fiducia non c'è democrazia e io alla democrazia ci tengo".

2 commenti:

  1. io credo che l'ascesa di Grillo nel mondo della politica italiana sia sintomo di come in realtà si sentano gli italiani. Gli abitanti del "Bel Paese" sono ormai stanchi di ascoltare promesse mai mantenute e di sentirsi traditi da chi in realtà dovrebbe rappresentarli. Grillo si è infatti presentato come una figura nuova, oserei dire quasi "rivoluzionaria", che, fin dagli esordi della sua carriera da comico, ha preso le parti del popolo, denunciando la corruzione della politica italiana. Io spero non sia solo un fuoco di paglia, spero che le cose possano andare avanti, spero possano cambiare non solo per il futuro di noi giovani (forse ormai irreparabilmente compromesso) ma anche e soprattutto per le generazioni che verranno. Forse sarò troppo ingenua, ma spero ancora in un futuro migliore. Leanza Martina

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  2. Le tue speranze, cara Martina, sono legittime anzi necessarie, perchè non può esserci futuro nel paese senza progetti responsabili e senza impegno reale per rimuovere gli ostacoli che impediscono una democrazia "reale". Bisogna agire a partire dal proprio tempo per poter vedere il poi: solo così alcuni dei tanti "forse" di Martina e della sua generazione potranno essere sostituiti dal cambiamento effettivo capace di guardare al di là dell'interesee particolare.

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