domenica 8 febbraio 2015

il rischio di una nuova guerra mondiale

La situazione internazionale è molto tesa e tutti gli organismi diplomatici sono in fibrillazione nel timore di non farcela ad evitare un nuovo devastante conflitto mondiale. 

Ecco i contesti caldi che rappresentano, ciascuno con i suoi motivi ed insieme per gli equilibri generali, i focolai della crisi.

Primo fronte, quello caldo dove si combatte con le armi, è l'Ucraina. Putin ha reagito alla defenestrazione degli ucraini filorussi dal governo e alla svolta 'a destra' di Kiev riprendendosi la Crimea (russa dal Settecento e 'regalata' a Kiev da Kruscev) e aiutando i ribelli filorussi in Ucraina orientale. Dopo anni in cui ha cercato di 'imporre' l'influenza russa (la Rus' di Kiev è la culla della Russia per i nazionalisti) attraverso i leader locali filorussi - sempre di volta in volta caduti - si è probabilmente stufato degli intermediari e ha voluto agire direttamente. In Crimea tutto facile, era già una repubblica autonoma, gli ucraini pochi e le truppe di Mosca già presenti (è sede della flotta russa del Mar Nero fin dai tempi sovietici). Più complicata la situazione in Ucraina orientale, dove le province a maggioranza russa si sono sollevate (con il sostegno di Mosca) ma Kiev ha reagito militarmente.


Da anni Putin lavorava al ritorno della Russia nell'ex spazio sovietico e il ruolo crescente della Russia come fornitore di energia (gas e petrolio, che passano dall'Ucraina per andare in Europa) dei paesi europei (in particolare la Germania, ma non solo) gli dava una forte arma negoziale nei confronti  dell'Europa. Poi forse contava sull'incertezza mostrata da Obama in politica estera, ora con un Congresso pienamente controllato dai repubblicani. Probabilmente sperava che finisse come con la guerra in Georgia
Ha sbagliato i conti. Gli Stati Uniti non gliela stanno facendo passare liscia. Per la Casa Bianca ha superato il limite. Per Washington è anche l'occasione per cercare di rompere l'asse energetico e politico di Eurussia.

Il secondo fronte: le sanzioni. La Nato è mobilitata nell'impedire ulteriori trasgressioni russe e a tranquillizzare Polonia e Baltici che temono l'espansionismo russo. L'arma usata da Washington non è militare ma economica. In primo luogo le sanzioni economiche a cui si sono dovuti allineare anche i riottosi europei che sarebbero pronti a sacrificare l'Ucraina per l'energia russa ma non possono entrare così apertamente in conflitto con gli Stati Uniti e gli europei orientali. Cruciale è il ruolo della Merkel che in queste ore è in Russia con Hollande per cercare una mediazione con Putin.

Il terzo fronte: il petrolio. Ma la vera arma economica non sono le sanzioni. E' il prezzo del petrolio. Qui interviene l'Arabia Saudita, che tenendo alta la produzione di greggio ha provocato il crollo del prezzo da 100 a 50 dollari. Per Putin è un colpo mortale. La crescita politica ed economica della Russia sotto la sua leadership è stata possibile grazie all'alto prezzo del petrolio di questi anni. La vendita di gas e petrolio è l'asset principale dell'economia russa. Quanto reggerà la Russia in queste condizioni? Già molti degli oligarchi diventati ricchi grazie a Putin lo stanno abbandonando, anche se non apertamente: hanno spostato i capitali in Svizzera e altri paradisi fiscali contribuendo alla crisi del rublo.
Con questa mossa Ryad (Arabia Saudita) ha preso tre piccioni con una fava. Ha colpito la Russia Putin (che è un concorrente energetico ma anche nell'asia centrale islamica) ha danneggiato l'arcinemico iraniano che si è permesso di "aizzare' le minoranze sciite nel Golfo persico, e ha reso meno conveniente usare le nuove tecniche di estrazione del greggio degli Usa che stanno per rendere autosufficiente la potenza americana in campo petrolifero. Qui il campo si complica. Gli Stati Uniti stanno cercando il riavvicinamento con l'Iran e la mossa dell'alleato saudita non aiuta in questo campo. Allo stesso tempo danneggia la produzione di energia interna. Fino a quando Obama, presidente in uscita, resisterà alle pressioni? Fino a quando gli interessi antirussi americani prevarranno?

Tensione mondiale. Da non dimenticare infatti il ruolo della Cina, che ne sta approfittando per ottenere dalla Russia maggiori forniture energetiche. Della Turchia, che ha sostituito l'Europa come sbocco del gasdotto ex southstream. Infine c'è la novità della Grecia di Tsipras che messa alle strette dalla trojka europea minaccia di mettere in discussione la settantennale scelta atlantica e di aiutare la Russia rompendo il fronte delle sanzioni europee.


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