mercoledì 18 luglio 2012

Dedicato a Borsellino


Ancora un  libro, dopo UOMINI SOLI di Attilio Bolzoni, per non dimenticare le stragi di mafia ancora senza colpevoli e avvolte nel mistero:  Il vile agguato. Chi ha ucciso Paolo Borsellino,  di Enrico Deaglio.

-Felice il paese che non ha bisogno di eroi- scriveva Brecht nella Vita di Galileo, perchè è maturo per raggiungere la giustizia e far luce sulla verità con la collaborazione di tutti e con il sostegno della coscienza civile della sua gente. Noi non abbiamo ancora conosciuto questa maturità ma dobbiamo credere fermamente nella sua possibilità, non abbiamo scelta se vogliamo sopravvivere con la dignità che la nostra storia ci consegna. Per questo bisogna lottare ogni giorno con tutte le nostre forze in una sola direzione: quella che non accetta il silenzio e non autorizza privilegi o abusi di potere.




Riportiamo la segnalazione del testo a cura  di Roberto Saviano su Repubblica di oggi, 18 luglio 2012:

VENT'ANNI FA, dal condominio di via D'Amelio esce un uomo, con la sua famiglia. Fa un gesto che all'epoca deve essere sembrato insignificante: scaccia i bambini che giocano vicino a un'utilitaria parcheggiata. È Salvatore Vitale, abita nello stesso palazzo della madre di Borsellino, sarà poi accusato di essere uno degli esecutori materiali della strage.
Vent'anni fa, nello stesso condominio di via D'Amelio, entra Paolo Borsellino: deve portare sua madre dal medico, ma non ne avrà il tempo. Rivediamo la terribile sequenza di immagini: una tranquilla strada in uno dei quartieri cresciuti come erbacce alle pendici del monte Pellegrino, su cui sta appollaiato il Castel Utveggio, sede forse dei servizi segreti e forse luogo da cui sarebbe stato azionato il telecomando della bomba. Un boato tremendo, auto scaraventate in aria, una stradina devastata.
Sulla scena accorre subito una moltitudine di persone, che rende difficile il lavoro di chi dovrebbe fare i rilievi. Così il 19 luglio del 1992 muoiono Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Uno solo si salva: è Antonino Vullo, ferito mentre parcheggiava uno dei veicoli della scorta. Così comincia un mistero che non è stato ancora chiarito(...)
Le stragi del '92 e del '93 in Italia sono tutt'altro che storia superata, metabolizzata, chiarificata. Se le stragi del '93 erano un tentativo da parte della mafia di contrattare con lo Stato condizioni di vita meno dure nelle carceri, gli effetti sono stati di breve durata. Io ho sempre ritenuto che gli attentati fossero gli ultimi rantoli di una bestia morente, di una bestia che era stata colpita al cuore come mai era accaduto prima.
Di una bestia che aveva sempre agito indisturbata e che invece, con il lavoro di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, era stata finalmente smascherata. Nel 1978 era morto Peppino Impastato, nel 1984 Pippo Fava, nel 1990 Rosario Livatino, senza che la società civile italiana, tutta, si fosse sentita davvero colpita al cuore. Falcone e Borsellino avevano compiuto quella rivoluzione civile, anzi, come dicevano loro "culturale" che il nostro paese aspettava, avevano toccato i tasti giusti e l'avevano fatto in un momento in cui le persone, da Milano a Palermo, erano pronte a seguirli.
Oggi, in questo dibattito, si inserisce un libro Il vile agguato. Chi ha ucciso Paolo Borsellino. Una storia di orrore e menzogna (Feltrinelli) di Enrico Deaglio. L'ho letto cercando di rimanere calmo. Di non lasciarmi aggredire dalla rabbia che ti sale leggendo per quanti anni depistaggi, menzogne, falsità, bugie, corruzioni, sono colate come irrefrenabile lava sulla tragedia di Paolo Borsellino. Ma poi mi sono chiesto se in un certo senso non fossimo tutti colpevoli di aver permesso che verità rassicuranti coprissero con un velo di comoda ignoranza la sua morte, mentre gli intitolavamo piazze e scuole.....
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