lunedì 30 luglio 2012

L'INTERESSE GENERALE PRIMA DI TUTTO

Continuiamo a riflettere sulle dinamiche e le condizioni di una reale attuazione democratica spostando l'attenzione su ciò che è fondamentale e primario in ogni politica che voglia ottenere appoggio dalla popolazione e dalla società civile: l'interesse generale. Nulla può infatti sostituirsi ad esso nella comunità rivolta alla produzione, alla distribuzione e gestione dei beni secondo una giustizia sociale, tanto è vero che, per assenza di tale spirito,  il resto viene definito "privato".



Lo storico Massimo Salvadori ci accompagna in questa riflessione con una puntuale analisi sul tema calata nella realtà italiana a noi, ahimè, ben nota. Partendo dall'indicazione humiana (compito delle leggi è di fare «in modo che gli interessi privati si sottopongano agli interessi pubblici» e che «l' interesse comune e l' utilità producono infallibilmente un criterio per distinguere il giusto e l' ingiusto fra le parti interessate») che tanto ha ispirato il pragmatismo della politica anglosassone senza tuttavia mai riuscire a trionfare del tutto negli esiti morali e politici, Salvadori ci fa attraversare l'Europa del diritto e delle riforme sociali passando dalla Svizzera e dalla Germania per approdare all'Italia che dal dopoguerra cerca ancora una strada da percorrere per il trionfo del bene comune ( purtroppo da noi ha trovato casa, con grande e diffuso tripudio, soprattutto la sua assenza,  l'interesse "privato" appunto)

Ecco l'incipit del suo articolo pubblicato ieri su la Repubblica. Gli spunti sono tanti per continuare a discuterne:



"Nei momenti di crisi profonda di un Paese, quando si acuiscono i contrasti tra le parti politiche e sociali, allora si leva con forza l' appello a far prevalere l' interesse generale. Ma come si individua il benefico superiore interesse pubblico chiamato a mettere le briglie agli interessi particolari, la cui difesa, rappresentanza e legittimità sono d' altra parte considerate nelle società pluralistiche e democratiche fondamenti delle libertà politiche e civili?"

 prosegue

2 commenti:

  1. Massimo Salvadori nei suoi libri di storia - ricordo, per tutti, il suo studio sulla Questione Meridionale intitolato "Il mito del buongoverno" - mostra come è facile far passare per "interesse generale" gli interessi particolari.

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  2. Ricordo una riflessione di Salvadori sulla democrazia, in linea con l'intervento di Flores D'Arcais già riportato nel post precedente:

    "...nulla può tanto danneggiare la democrazia e contribuire al suo esaurimento quanto accettarla come discorso retorico, non guardare alla sostanza che sta dietro alla sua forma, compiacersi del dato [...] che mai come ora vi sono nel mondo tanti Stati che portano e si danno il nome di democratici. Se dunque i regimi che continuiamo a chiamare democratici in effetti non lo sono, quale definizione conviene loro più propriamente? [...] Chi può oggi credere che abbia ancora un senso parlare di «sovranità popolare» quando il ruolo del cittadino è ridotto ovunque a quello di un consumatore della politica che ha quale unica possibilità di cambiare fornitore? [...] Stando ai processi che effettivamente presiedono alla loro formazione, sembrerebbe più proprio definire i governi dei sistemi oggi chiamati «liberaldemocratici» più propriamente «governi a legittimazione popolare passiva».

    (Massimo Salvadori, cap. XIV, I «governi a legittimazione popolare passiva», pag. 84-86)

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