giovedì 5 luglio 2012

I poteri del Presidente della Repubblica




Dalla conversazione di Giorgio Napolitano con Eugenio Scalfari ecco le parole del Presidente sui poteri del  suo mandato:

"(...) In questi sei anni al Quirinale ho potuto meglio comprendere come il presidente della Repubblica italiana sia forse il Capo di Stato europeo dotato di maggiori prerogative. I Re, dove ancora ci sono, sono figure importanti storicamente ma essenzialmente simboliche. Gli altri Capi di Stato "non esecutivi" hanno in generale poteri molto limitati. Il solo al quale, oltre a rappresentare l'unità nazionale, la Costituzione attribuisce poteri in vario modo precisi e incisivi è quello italiano. Naturalmente il presidente francese ha prerogative di rilievo molto maggiore ma in Francia c'è una forma di presidenzialismo, la nostra invece è una Repubblica parlamentare la cui Costituzione però ha riservato al Quirinale un peso effettivo. Penso sia stata una scelta molto meditata dei padri costituenti".

Alla domanda di Scalfari su quale sia il suo ruolo, Napolitano spiega: " Sollecita quella "leale cooperazione istituzionale" che deve essere un criterio costante nei rapporti tra i vari poteri dello Stato e le diverse articolazioni della Repubblica. Presiede l'organo di autogoverno della magistratura; presiede il Consiglio Supremo di difesa che si riunisce periodicamente con la partecipazione del Presidente del Consiglio e dei ministri degli Esteri, della Difesa, dell'Interno e dell'Economia. Inoltre il Presidente nomina i senatori a vita, 5 dei 15 giudici della Corte Costituzionale e concorre alla scelta di membri di altre istituzioni pubbliche secondo quanto previsto da disposizioni di legge. Ma soprattutto spetta al Capo dello Stato il potere di sciogliere anticipatamente le Camere quando esse non siano più in grado di esprimere una maggioranza e di svolgere correttamente la loro funzione e spetta a lui la nomina del presidente del Consiglio e, su proposta di quest'ultimo, dei ministri."

Precisa Scalfari: "Napolitano ritiene i partiti insostituibili; il loro ruolo è previsto in Costituzione: contribuiscono con metodo democratico all'indirizzo politico del Paese e sono il raccordo tra il popolo e le istituzioni. Ma per farlo devono oggi profondamente rinnovarsi e operare in modo trasparente, non possono e non debbono incombere sulle istituzioni".

Leggere questa intervista è quasi come raccogliere un "testamento politico" del capo dello Stato, ormai prossimo alla fine del suo settennato. E poichè Napolitano è riuscito davvero ad essere il presidente degli italiani in un periodo tra i più difficili della storia del paese, abbiamo già una valida ragione per andare a leggere, ancora una volta,  le sue parole.


colloquio tra Eugenio Scalfari e Giorgio Napolitano

2 commenti:

  1. Il giudizio su Napolitano oggi è più controverso che mai.
    Dal mio punto di vista Napolitano, nel colloquio con Scalfari, si conferma come una delle menti più lucide e machiavelliche dell'Italia odierna.
    Da un lato offre una originale lezione di diritto costituzionale, evidenziando i poteri (spesso sottovalutati) che la Carta assegna al Presidente della Repubblica.
    Dall'altro, confermandosi in modo sottile uomo di potere e di parte - è stato sempre dalla parte dei più forti anche quando era un dirigente del PCI! -, riesce a far passare per "interesse generale" l'interesse delle classi dirigenti del Paese che rappresenta in modo egregio.
    Cordiali saluti.

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  2. L'Italia sta attraversando un periodo molto difficile e il ruolo di chi dirige è destinato ad alimentare comunque pareri controversi. Se è vero che non assistiamo purtroppo ad una tutela delle fasce deboli della popolazione e che stiamo pagando la crisi in modo non equo nè equilibrato, è anche vero che l'appello alla Costituzione rimane fondamentale ed imprescindibile. Nessuno ha-ahimè- la soluzione in tasca, nè dalle varie aree politiche se ne prospetta una realmente convincente sul piano dell'efficacia (e non solo su quello dell'ideologia, di cui lo stesso Marx peraltro diffidava, in grado di tutelare soprattutto chi ha meno sicurezze sociali e lavorative.Affidiamoci dunque, quasi parafrasando il Pascal della "scommessa", alla Costituzione, e auguriamoci che almeno questa carta, nata da una stra-ordinaria sinergia politica, etica e culturale, aiuti a trovare la luce alla fine del tunnel.

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